«Chiedevamo solo giustizia» di Fulvio Milone
«Chiedevamo solo giustizia» «Chiedevamo solo giustizia» «Questa sentenza ha cancellato un simbolo della ferocia nazista» NAPOLI. Non chiedevano vendetta, ma solo giustizia. Una giustizia che, per il momento, non è stata fatta. La gente di Caiazzo è sbigottita alla notizia che Wolfang Lehnigk Emden se l'è cavata al processo di Coblenza. Anche se le speranze di ottenere una condanna di colui che chiamano «la belva di Caiazzo» non sono finite. Sul capo dell'ex ufficiale nazista pende infatti un procedimento in Italia, e proprio oggi il giudice per le indagini preliminari deciderà se e quando rinviarlo a giudizio. Lui però al processo non ci sarà, perché la Germania ha negato l'estradizione. La magistratura è arrivata dopo mezzo secolo a Emden grazie a un libro-inchiesta di due personaggi che hanno dedicato la loro vita alla ricerca della verità sulla strage: Giuseppe Agnone, emigrato negli Usa, e Giuseppe Capobianco, che ancora oggi vive a Caiazzo. E tocca proprio a quest'ultimo esprimere tutta l'amarezza di un uomo che si sente tradito. «Sbaglia chi dice che questo è un caso di giustizia negata - com¬ menta - sarebbe meglio parlare di strage negata». Si spieghi meglio «In sostanza, con quella sentenza, i giudici considerano inesistente la morte di 22 contadini inermi. Per loro non c'è un colpevole, quindi è come se l'eccidio non fosse mai stato commesso. Eppure quei morti sono una realtà, come raccontano i loro familiari ancora in vita: nessuno può permettersi di ignorarli». Ha testimoniato al processo contro Emden? «Sì, sono stato ascoltato dai magistrati nell'udienza del cinque gennaio scorso». Ha incontrato l'imputato? «Certo. E' stata un'esperienza sconvolgente. Ho visto un vecchietto dall'aria dimessa, apparentemente distratto. Come se nulla di ciò che si svolgeva nell'aula del tribunale lo interessasse. Ho cercato invano di incrocia- re il suo sguardo, ho sperato fino all'ultimo che quell'uomo tradisse una sia pur minima emozione. Niente da fare: avevo davanti a me un piccolo borghese profondamente annoiato per la piccola grana che gli era capitata». Ora toccherà a un tribunale italiano fare giustizia. «E' l'ultima possibilità di mettere davvero la parola fine a questa ignobile storia. Quel che mi importa, però, non è tanto che un uomo paghi per ciò che ha fatto, ma che venga inquadrato nella sua giusta dimensione un crimine perpetrato contro l'intera umanità. Il problema è proprio questo: quei 22 morti di Caiazzo sono il simbolo delle atrocità commesse dai nazisti durante l'ultima guerra mondiale. Per crimini come questi non può, non deve esistere la prescrizione». Fulvio Milone
Persone citate: Giuseppe Agnone, Giuseppe Capobianco, Wolfang Lehnigk
Luoghi citati: Caiazzo, Coblenza, Germania, Italia, Napoli, Usa
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