Strage di Caiazzo un colpo di spugna di Emanuele Novazio

L'ex tenente della «Wehrmacht» accusato di aver ucciso nel '43 ventidue italiani: il reato è caduto in prescrizione L'ex tenente della «Wehrmacht» accusato di aver ucciso nel '43 ventidue italiani: il reato è caduto in prescrizione Strage di Caiazzo, un colpo di spugna // boia è stato liberato dai giudici tedeschi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' finito presto, un mese esatto dopo essere cominciato, e con una decisione che ha subito sollevato irritazione e sconcerto: è stato archiviato ieri sera dal tribunale di Coblenza il processo a Wolfgang Lehnigk-Emden, 71 anni, il «boia di Caiazzo» che secondo testimonianze concordanti il 13 ottobre del '43 sterminò ventidue italiani. Sette partigiani - per la cui uccisione non doveva però rispondere, perché sono stati considerati nemici in armi - e altre quindici persone, tra le quali sette donne e undici ragazzini fra i tre e i sedici anni, torturati in modo atroce prima di essere uccisi. Secondo i giudici, i fatti dei quali l'ex tenente della Wehrmacht era accusato sono caduti in prescrizione. Dopo oltre un anno di carcere, Lehnigk-Emden è tornato in libertà: contro la decisione del giudice Heinz Dietrich il pubblico ministero ha subito presentato un ricorso, sul quale dovrà pronunciarsi la Corte Suprema. Come si è arrivati a una sentenza che farà molto discutere, in Italia e in Germania? Il tribunale ha accolto il parere di due periti, secondo i quali l'omicidio dei quindici civili «sarebbe stato perseguito penalmente» dalla Wehrmacht, se la giustizia militare ne fosse stata a co- noscenza. Il giudice si è richiamato inoltre a una sentenza della Corte Suprema federale (29 ottobre del 1969): vi si precisa che una strage del genere non cade in prescrizione soltanto se è possibile stabilire «con certezza» che la Wehrmacht non l'avrebbe perseguita, qualora ne fosse stata a conoscenza. Secondo il tribunale di Coblenza questa «certezza» non c'è, nel caso del boia di Caiazzo: il processo, dunque, non deve continuare. Il pubblico ministero ritiene, al contrario, che il caso non debba essere chiuso: fino al 1950 infatti, sostiene l'accusa, non è stata in funzione nessuna giurisdizione tedesca, e dal 1979 non vale più il termine di prescrizione per l'omicidio, che in precedenza era di trent'anni. L'ex tenente dunque - che compì l'eccidio nelle campagne di Carmignano insieme a due soldati della sua compagnia di granatieri, quando aveva vent'anni - dovrà essere giudicato, insiste la pubblica accusa. Ma se la Corte Suprema non accoglierà il ricorso, LehnigkEmden tornerà a una vita normale, la stessa che ha condotto fino a due anni fa. Prima di essere scoperto, arrestato e incriminato, l'ex tenente ha fatto l'architetto, si è sposato, ha avuto tre figli. Per trent'anni si è occupato attivamente di politica a Ochtenddung, il villaggio natale dove ha fondato e diretto il circolo degli invalidi di guerra, e dove è stato presidente del comitato per le feste di Carnevale. Qualche anno fa ha ricevuto anche un'alta onorificenza regionale: nessuno, in Paese, sospettava infatti il suo passato. Nessuno voleva crederci quando, quarantanove anni dopo i fatti, la magistratura di Caserta ha riesumato il caso Emden, nel 1991. Ma dopo la pubblicazione di un libro dedicato alla vicenda (ne sono autori Giuseppe Capobianco e Giuseppe Agnone, l'italo-americano che ha dedicato la vita alla ricerca del responsabile dell'eccidio di Caiazzo), i giudici italiani hanno affidato le indagini alla Criminalpol. Lehnigk-Emden è stato arrestato il 17 giugno del '92, e il resto è storia recente: il Comune della cittadina campana si è costituito parte civile, i testimomi superstiti si sono preparati a partire per Coblenza (il mese scorso è stato ascoltato anche Giuseppe Capobianco), i parenti delle vittime hanno sperato nella giustizia. Adesso, dopo la sentenza di ieri sera e in attesa della decisione sul ricorso, è in preparazione il processo in Italia. Ma l'estradizione non è stata concessa, e a Caiazzo Emden non arriverà mai. Emanuele Novazio Mailpm insiste: quel processo deve continuare A sinistra il boia di Caiazzo. A destra lapidi-ricordo del massacro

Persone citate: Giuseppe Agnone, Giuseppe Capobianco, Heinz Dietrich, Wolfgang Lehnigk-emden