la caduta dei generali Onu di Enrico Benedetto

c Come i predecessori è stato cacciato perché chiedeva di sparare la caduta dei generali Onu Il francese Cot rimosso dall'incarico LE VITTIME DI GNAU IN BOSNIA c PARIGI HE le guerre facciano strage di generali è normale. Ma l'ex Jugoslavia uccide quelli Onu lasciandoli vivi. Vale a dire li defenestra. Aprì la serie Philippe Morillon, alias «eroe di Srebrenica» e «generale coraggio». Poi toccò a Briquemont. Adesso è la volta del gen. Jean Cot. Belga il secondo, francesi gli altri due, devono le loro sventure a Butros Ghali, che non tollera fra i suoi ufficiali il mugugno, ancor meno la disubbidienza. Dell'ultima vittima si è avuta ieri conferma ufficiale. Lunedì da Ginevra l'Onu negava ancora. Ma il ministro transalpino della Difesa, Francois Léotard, smentisce la smentita. Butros Ghali - rivela - gli chiese per telefono nei giorni scorsi la testa di Cot. E l'I 1 gennaio, incontrando Frangois Mitterrand e il premier Balladur rivolse loro la stessa, imperiosa domanda. Sulle prime Parigi tergiversò, ma il segretario generale Onu fu inflessibile. Alla Francia non restava altro che farsi promettere la nomina di un terzo generale francese per coordinare gli oltre 25 mila Caschi Blu operativi nell'ex Jugoslavia. Nessuno conosce ancora il suo nome, ma la suspense non durerà a lungo: Cot farà bagaglio nei prossimi giorni, prima della fine mandato (il 31 marzo). Duplice la sua colpa. L'aver definito «un'umiliazione» per la forza multinazionale la passività cui l'obbligano le direttive Onu. Secondo, il voler sottrarre a Butros Ghali il comando supremo facendo intervenire per rappresaglia contro i serbi i bombardieri. Reclamava, Cot, un'«iniziativa militare autonoma», che solo la conoscenza del terreno può fornire. Ma l'Onu ha preferito vedere nelle sue parole l'insubordinazione, massimo crimine - anzi, «inammissibile» come gli scrisse il segretario stesso - per un militare. Ironia della sorte, la notizia arriva proprio nel giorno in cui da Ginevra l'Onu lascia intravedere uno spiraglio interventista. Butros Ghali ha chiesto ai suoi collaboratori un piano in dettaglio per riaprire lo scalo aereo di Tuzla, «impiegando se necessario la forza». E' solo un accenno, potrebbe avere valore tattico e null'altro, però quel linguaggio piacerebbe al gen. Cot. Il quale da sempre vede nell'impasse negoziale - ieri a Ginevra il clima era pessimo, con i mediatori iper-depressi la migliore giustificazione per usare le maniere forti sul campo di battaglia. All'inizio si disse che doveva essere l'anti-Morillon, dunque un uomo ligio all'autorità, senza decisioni spettacolari come liberare Srebrenica. In parte era vero. Diminuirono ad esempio le conferenze stampa. Morillon si portava dietro ovunque andasse un caravanserraglio di reporter. E per mesi macinò interviste come una star. Léotard, Balladur e forse anche Mitterrand non gradivano troppo che lo sforzo francese per la Bosnia (meritorio, non dimentichiamolo: ben ottomila uomini) avesse per il mondo il suo viso e non il loro. L'ostilità di Ghali fece il resto. Ma la scorza più introversa di Cot nascondeva un'eguale determinazione. Quando era necessario alzare la voce, non si lasciò pregare. La Francia, all'inizio, gli mostrò solidarietà. Il ministro degli Esteri Alain Juppé intervenne perorando la causa dei Caschi Blu «mani libere» e normative più morbide nei rapporti gerarchici con New York - presso gli Alleati. Ma da Butros Ghali arrivò un'ostilità sempre maggiore. Vi sarebbero motivi politici, umani, caratteriali. Il capo dell'Onu passa per un uomo severo, sdegnoso verso i critici. Preferisce collaboratori fedeli e opachi: sa che non gli sottrarranno mai i riflettori. Cot non rientrava nella categoria. I francesi si accorsero subito che la sua difesa era impossibile. Ma volevano farlo uscire di scena in modo soft. Il Palazzo di Vetro accondiscese, salvo lasciar filtrare le voci sulla partenza ravvicinata. A Parigi non rimaneva che cedere. In questi giorni Cot è al capezzale dell'anziana madre. Lo lasceranno rientrare in Bosnia per un preve periodo. Poi l'addio, con cerimonie ufficiali e fanfare. Vedremo se l'insaziabile Butros Ghali divorerà anche il prossimo. Enrico Benedetto Parigi ha dovuto piegarsi all'ultimatum del Segretario Il generale francese Jean Cot