Eltsin resta senza il governo di Cesare Martinetti

Il Presidente ostaggio dei conservatori. Il sindaco: la capitale è alla fame Il Presidente ostaggio dei conservatori. Il sindaco: la capitale è alla fame Ellsin resta senza il governo Via i ministri riformatori, rublo a picco MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I riformatori lasciano il governo, dopo Gajdar, anche il giovane ministro delle Finanze Boris Fiodorov, e Boris Eltsin è in difficoltà a trovare un'intesa con il premier Cernomyrdin. Sei ore di colloquio sui divani in pelle nera del Cremlino non sono bastate ai due per partorire la lista dei nuovi ministri, mentre dalla borsa e dalle banche arrivavano notizie catastrofiche sul corso del rublo. In poche ore di contrattazione (prima che le banche sospendessero la vendita di dollari per sostenere la moneta nazionale) ha perso più del 7 per cento passando da 1402 a 1504 rubli per dollaro. Il minimo storico. La giornata più difficile della nuova Russia è stata scandita da un bollettino di notizie che sembravano riflettere l'immagine di un fronte di guerra. I minatori senza salari da mesi annunciavano scioperi; gli scienziati dell'Accademia delle Scienze e degli istituti di ricerca protestavano perché nel bilancio 1994 non è previsto nemmeno un rublo per loro; il sindaco di Mosca Luzhkov scriveva al premier che la capitale potrebbe presto essere alla fame; il ministero della Difesa rivelava che il 70 per cento delle industrie militari (che in questo Paese restano lo scheletro del sistema produttivo) è fermo per mancanza di fondi. Nello stesso staff del premier Cernomyrdin si prevede ora un'esplosione dell'inflazione con il rublo (che già ieri veniva scambiato in nero a 1700 per dollaro) a 2000 entro pochi giorni e addirittura a 10 mila entro sei mesi. E su questi rumori di fondo è parsa quanto mai sinistra la risata plebea di Vladimir Zhirinovskij trasmessa dal telegiornale Vesti: «Se ne sono andati Gajdar e Fiodorov, tra poco se ne andranno Kozyrev e Ciubais e finalmente potrò urlare viva il presidente, il governo e il parlamento russo». I giornali liberali raccontano senza giri di parole la virata del transatlantico russo. Nezavisimaja Gazeta scrive che dalla «prigione di Lefortovo, Khasbulatov canta vittoria»; e Segodnia annuncia; «Abbiamo un governo sovietico». In realtà per adesso non c'è un nuovo governo. Solo oggi - forse - Boris Eltsin sarà costretto a sigillare il patto col premier Viktor Cernomyrdin, astuto mutante del vecchio sistema. La situazione sembrava ieri così precipitata da chiedersi se davvero tutto questo era il frutto delle dimissioni di Egor Gajdar (simbolo delle riforme radicali e padre della terapia-choc) o se invece il giovane vicepremier liberale se ne fosse andato anticipando l'ora della resa dei conti. E' certo però che l'esplosione inflativa (di cui ieri si sono uditi solo i primi scoppi) è il frutto della politica dei mesi scorsi. Nell'ultima parte dell'anno il governo non ha pagato il dovuto alle imprese: ciò significa che il rublo veniva mantenuto a livelli accettabili grazie ad un'operazione restrittiva artificiosa. E dunque il governo si è trovato ad un bivio: pagare salvando il vecchio sistema o non pagare e insistere con lo «choc». Ha vinto la vecchia squadra. E Fiodorov, punta di diamante dell'equipe di Gajdar, ha gettato la spugna. Non per niente mentre Cernomyrdin saliva lo scalone del Cremlino per incontrare Eltsin, il suo vice Soskovietz (un altro che viene dal passato remoto) si presentava ad un'assemblea di «industriali» (leggi direttori di aziende di Stato) per rassicurarli che i soldi sarebbero presto arrivati. E nel prossimo governo - lo ha annunciato il premier - So¬ skovietz avrà il controllo di trasporti, energia e del complesso militar-industriale. Eltsin ha promesso (anche a Clinton) di mantenere nel governo un potenziale riformatore; ma Cernomyrdin - dice la Tass - ha sollecitato un'intesa con il partito conservatore degli agrari. Nel nuovo parlamento presieduto dall'ex comunista Ribkin, potevano finalmente decantarsi con chiarezza le posizioni di ciascuno. Russia democratica annunciava il passaggio all'opposizione. Mikhail Poltoranin, fedelissimo di Eltsin, parlava di «controrivoluzione strisciante» profetizzando che «il presidente non sarebbe sopravvissuto al 1994». Si sbilanciava persino Ziuganov, cauto e sornione leader dei neo-comunisti, prevedendo che «il nuovo governo avrebbe saputo guardare alla realtà di oggi». Il leader degli «industriali» Volskij irrideva a Gajdar. «E' un romantico: se n'è andato quando ha capito come stavano veramente le cose». Ma l'orizzonte del dramma lo ha disegnato il sindaco (eltsiniano) di Mosca: nei prossimi 6 mesi nei negozi ci sarà solo il 7 per cento dell'olio necessario, il 35 di carne, il 40 di burro, il 60 di latte. La produzione agricola è crollata e le campagne - dice Luzkhov - non possono nutrire la capitale. Cesare Martinetti All'Ufficio Cambi si registra il nuovo crollo del rublo. A sinistra, Fiodorov

Luoghi citati: Mosca, Russia