Ferruzzi «uniti per delinquere»
I giudici di Ravenna: i «fondi neri» dall'80 al '92 sono un disegno criminoso I giudici di Ravenna: i «fondi neri» dall'80 al '92 sono un disegno criminoso Ferrimi «uniti per delinquere» Indiziati con Berlini, Cragnotti, Garofano MILANO. L'ultima clamorosa bordata contro il Gruppo Ferruzzi arriva da Ravenna. Otto avvisi di garanzia con l'accusa di associazione a delinquere piovono sulla testa degli ultimi amministratori e manager del Gruppo, già sotto inchiesta a Milano per Mani pulite. A firmare il provvedimento con la gravissima ipotesi di reato è il sostituto procuratore ravennate Francesco Mauro Iacoviello, lo stesso che da luglio dell'anno scorso indaga sulle attività degli eredi di Serafino Ferruzzi. A luglio risalgono i primi (quindici) avvisi di garanzia. False comunicazioni sociali e truffa, l'accusa di allora. Ieri la svolta. Secondo il magistrato la gestione dei «fondi neri» del Gruppo dall'80 al '92 è all'interno di un unico disegno criminoso, compiuto da una struttura (amministratori, ex amministratori e manager) identificabile come un'associazione a delinquere. E' la prima volta che i vertici di un intero gruppo industriale, quello che a lungo è stato indicato come il secondo gruppo industriale privato italiano, vengono bollati come un'associazione a delinquere. Nell'elenco degli avvisati compaiono i protagonisti dell'ultimo decennio finanziario, e delle ultime cronache di Tangentopoli. I nomi: Arturo Ferruzzi, ex presidente del Gruppo; Carlo Sama, ex amministratore delegato di Montedison; sua moglie Alessandra Ferruzzi; Giuseppe Garofano, ex presidente Montedison; Vittorio Giuliani Ricci, presidente della Fermar; Sergio Cragnotti, ex braccio destro per le attività di Raul Gardini in Brasile; Lino Rondelli, presidente dei collegi sindacali di Ferfin, Montedison e Serafino Ferruzzi srl e, infine, Pino Berlini, il finanziere di Cervia che dalla Svizzera ge¬ stiva i conti occulti del Gruppo. Centrale secondo il magistrato è la posizione di Pino Berlini, lo «gnomo» di Ravenna. Secondo il giudice Iacoviello tutta l'associazione a delinquere ruotava attorno al «sistema Berlini». Era Berlini a creare la «provvista» di danaro extrabilanci, era Berlini a gestire il complesso meccanismo di operazioni finanziarie adottate per nascondere le tracce di quei soldi che si involavano dalle casse di Ravenna. Per fare che? Pagare tangenti, ma non solo. C'è un altro risvolto che emerge dall'inchiesta che conduce il magistrato di Ravenna. Nell'80, con l'avvento di Raul Gardini, a Berlini viene affidata la gestione dei conti del Gruppo e di quelli della famiglia Ferruzzi. Senza più alcuna distinzione, sottolinea il magistra¬ to nella sua ricostruzione. E allora via con le tangenti. E non solo. Secondo il magistrato che ha firmato i provvedimenti parte di quella «provvista» potrebbe essere stata utilizzata per acquisti di gioielli, per le regate del «Moro di Venezia» e per la Coppa America, per regali ad amici. Spese folli a danno delle casse dell'azienda secondo il magistrato che ieri ha firmato gli otto avvisi di garanzia: associazione a delinquere finalizzata ai reati di false comunicazioni sociali, appropriazioni indebite e truffa. I problemi, però, non mancano dopo questa bordata di avvisi. Adesso c'è il rischio che sorga un problema di incompatibilità con l'inchiesta condotta dai magistrati di Mani pulite. I reati per cui procede Milano, dalla viola- zione del finanziamento pubblico alla corruzione, sono meno gravi, e i rapporti tra le due procure, molto difficili in passato, solo recentemente si erano rasserenati. E allora, che succederà? Non si sa, ma nell'attesa il magistrato ravennate allarga il raggio d'indagine della sua inchiesta. Guarda anche ad altro Iacoviello. E nel mirino c'è pure la ricaduta finanziaria sui bilanci delle società italiane della fallita speculazione alla Borsa dei cereali di Chicago tentata da Raul Gardini nell'89. Secondo Iacoviello l'operazione Fai-Exilar del maggio scorso non è, se non in minima parte, dovuta alla perdita del Gruppo dopo la sconfitta nella battaglia di Chicago. E allora, si chiede il magistrato, cosa copre quell'operazione di «back to back» da 435 miliardi? Cosa c'è dietro l'annuncio fatto da Carlo Sama all'assemblea di Montedison del 28 maggio scorso? Fabio Potetti Giuseppe Garofano, ex presidente Montedison
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