«Il mio Sfurzo è meglio del tuo»

«Il mio Sfurio è meglio del tuo» «Il mio Sfurio è meglio del tuo» Ma Cossiga avverte: non ci sono eredi E' SUI «PADRI» ■ROMA L mio Sturzo è meglio del tuo... Potenza orrifica degli anniversari che s'intrecciano con l'attualità politica e, peggio ancora, in clima ormai elettorale. Sgomento da commemorazione brandita come una clava. Il mio Sturzo post-democristiano. Il tuo Sturzo anti-martinazzoliano. Lo Sturzo - pensa tu - liberaldemocratico dei monarchici e dei massoni. E no, un momento, ci sono anch'io, e vi dico che il vostro Sturzo, lo Sturzo di tutti e tre voi che ve lo litigate, fa schifo, con rispetto parlando. Il nostro invece... uno Sturzo fascista. Guerra di tutti contro tutti. E così ieri, per tutto il santo giorno, tra Roma e Caltagirone, un albergo e un centro studi, un paio di conferenze stampa, un appello, un riappello, un controappello, un buffò dispaccio d'agenzia, una dotta prelusione obliqua, una secca dichiarazione, una velina col petardino finale, ecco, per tutto il giorno s'è manifestata una moltiplicazione esponenziale, competitiva e soprattutto grottesca di «liberi e forti». Ce n'erano ormai dappertutto, a metà pomeriggio, di questi italiani che si riscoprivano degni di tali qualità. Tanti, tantissimi, senza contare i presunti usurpatori, i supposti eredi, il vero esecutore testamentario di Sturzo - professor Palladino - e un simpatico testimone di 93 anni, don Milillo, che partecipando all'iniziativa di Martinazzoli trovava il modo di sparare alzo zero («Hanno costruito soltanto una menzogna per l'Italia e una rovina per i cattolici») sugli scissionisti del Nuovo Centro. I quali, come d'altra parte l'esecutore Palladino, avevano invece aderito all'iniziativa dei Centri Internazionali «Luigi Sturzo», di cui è presidentissimo l'ex deputato de Giuseppe Costamagna. Già vittima di vertiginose solitudini scudocrociate e indimenticabile recordman di interrogazioni parlamentari, ora convertito agli ideali - anche lui - liberal-democratici, Costamagna era scattato per primo collegandosi con audacia ai missini di Alleanza nazionale e arruolando come insospettabili sturziani di complemento il socialdemocratico Ferri, il liberale Costa e l'onorevole Gigi Rossi, che a sua volta poneva idealmente il sacerdote siciliano sotto le bandiere lumbard. Ma la vera vendetta di Costamagna, a lungo considerato quasi un «marziano» (maniaco sturziano) e per questo deriso nel suo stesso partito, si consumava in mattinata per mezzo di altri due ex de che impugnata l'arma del fondatore del popolarismo italiano la scagliavano su Martinazzoli con linguaggio da giudiziario, dandogli in pratica del ladro di antenati. ((Appropriazione indebita» e ((truffa politica» tuonava infatti Publio Fiori; «furto» e presa di possesso «furfantesca» era il delicato contributo di Gustavo Selva. Nel frattempo l'offensiva co- stamagnesca s'era come sdoppiata. Guidati dal vulcanico missino Pinuccio Tatarella, che neanche un mese fa aveva concentrato i suoi sforzi sul comunista Di Vittorio - così consacrandosi come il più insidioso scippatore degli altrui padri fondatori -, Fiori, Selva e altri alleati nazionali sbarcavano in Sicilia, al Grand hotel Villa San Mauro di Caltagirone e da lì, na¬ turalmente in nome del «vero» Sturzo (ma immemori dei suoi 23 anni di durissimo esilio) tiravano un po' di acqua al loro mulino tricolore. Visitata anche da Mariotto Segni in ottobre e riconsegnata ieri ad una ormai non più tanto imprevista ventata di turismo commemorativo ad alta intensità giornalistica, la cittadona siciliana ha finito per adottare una specie di cerimoniale postdemocristiano che prevede: visita al cimitero, visita al Comune, convegno e intervento politico d'attualità. Come già con Segni, anche ieri s'è (legittimamente) presentato «l'ultimo nipote», avvocato Luigi Sturzo. E già a questo punto, in un profluvio sempre più impudente e interessato di anti-statalismo, anti-dirigismo, «male bestie», prò e anti proporzionalismo, centro-destra al comune di Roma, battaglia contro Gronchi e contro Mattei, contrarietà al centrosinistra e regionalismo letto come federalismo, a questo punto veniva da rimpiangere l'unico convegno che non si è tenuto su: «L'uso e l'abuso di Sturzo in vista delle elezioni». Sottotitolo ad effetto: «LasciateLo stare!». Perché quel «piccolo prete», in realtà un gigante del pensiero politico contemporaneo e per certi versi addirittura un profeta, se la merita davvero la maiuscola. E comunque non ha fatto nulla di male per attirare su di sé questa specie di ritardatissima, capricciosa e forse anche inutile sarabanda a sfondo ereditario. Che invece proseguiva e si intensificava nel pomeriggio con la fondazione del nuovo partito popolare di Martinazzoli e di Rosy (che Selva ha chiamato Rosaria) Bindi e quindi con l'ennesima rilettura dell'appello ai «liberi e forti». Qui soprattutto, di fronte ai timidi accenni dei giornalisti, si segnalava la determinazione di Rosa Russo Jervolino: «Una sola cosa è certa: siamo noi gli eredi di Sturzo». Veramente Rosetta, che non ce l'aveva con Costamagna, né con la Lega, né con i missini o con i loro alleati nazionali, né tantomeno con quel folcloristico partitino popolare che si ritiene il depositario del nome (e che nel 197576 i servizi segreti rivoltarono come un calzino nella spassosa inchiesta M.Fo.Biali) aggiungeva anche «di De Gasperi e di Moro» e ce l'aveva con i neocentristi. Che incassavano. In tarda serata, sui teleschermi, arrivava la saggezza un po' stralunata di Cossiga su Sturzo: «Non ci sono eredi». Filippo Cec carelli E Caltagirone inaugura il turismo post-dieci Nella foto sotto: Gustavo Selva già eurodeputato A sin.: Luigi Sturzo Sopra: l'ex deputato Giuseppe Costamagna

Luoghi citati: Caltagirone, Italia, Potenza, Roma, San Mauro, Sicilia