I ribelli dc sbattono la porta

Due ore prima della Convention di Martinazzoli i neocentristi consumano il divorzio Due ore prima della Convention di Martinazzoli i neocentristi consumano il divorzio I ribelli de sbattono la porta Nasce il «Ccd»: molti elettori saranno con noi ROMA. La Betlemme dei cattomoderati è la hall arabeggiante dell'albergo Minerva, al centro del centro di Roma. Il neonato, adagiato amorosamente in una saletta laterale, emette i suoi primi vagiti anticomunisti fra le braccia della madrina Ombretta Fumagalli Carulli, tailleur multicolor stile cofanetto Sperlari, che sta leggendo l'atto costitutivo del Centro cristiano democratico, per gli amici Ccd, sotto lo sguardo amorevole e un po' emozionato di tutto il parentado: D'Onofrio, lo zio un po' noioso ma buono, Casini, bello e impassibile, Mastella con le sopracciglia a ics, «Bertoldo» Fontana in cravatta floreale e in un angolo Silvio Lega, di cui spunta solo la faccia sorniona, come in un fotomontaggio. «Diamo oggi vita alla costituzione di una nuova formazione politica», scandisce madonna Ombretta con voce caramellata. Cita De Gasperi e don Sturzo, esprime «profondo rammarico», ma anche la sicurezza «di interpretare le speranze di molti elettori della de». Il simbolo con cui il bebé si presenterà al battesimo elettorale è un veliero battente bandiera scudocrociata che solca un mare azzurro. Azzurro come il cielo di «Forza Italia», il grande alleato berlusconiano. «E pensare che tre anni fa a Berluschioni gli avevo fatto i funerali», bofonchia in platea l'onorevole Francesco Polizio, napoletano. «Funerali finti, s'intende. Ma con tanto di bara. Quando 'o Napoli vinse lo scudetto. Ma adesso tocca diventarci amico, perché Scalfaro e Martinazzoli stanno consegnando l'Italia ai comunisti». «Non possiamo paragonare fatti agonistici con fatti politici», si intromette il calabrese Lillo Manti. «E poi comunque io sono milanista». Il partner più scomodo, per lui, è un altro: ((Avverto un certo disagio a stare con Bossi. Ma è necessario per contrastare il neocomunismo galoppante». La madrina ripiega il foglietto, il Ccd è ufficialmente fra noi. Sono le 13,40 del 18 gennaio 1994: chissà se fra vent'anni a uno sco¬ laro o a un concorrente di Mike Bongiorno verrà chiesto di ricordare questa data. «Ecco, è finita. D'altronde non si poteva andare ancora avanti così», sbotta Casini con la mascella un po' rigida, e all'improvviso il parto torna ad assomigliare a un divorzio. «Sì, è finita: noi e Martinazzoli non torneremo insieme mai più». Per un attimo la sofferenza del distacco sembra immobilizzare tutti, ma è, appunto, un attimo: basta non fermarsi a parlare del passato, di come verranno divise le spoglie di quella che fu la de. I neocentristi contano di arruolare una quarantina di parlamentari e una fetta d'apparato locale. «Il nuovo viene con noi e il vecchio, cioè Misasi, resta con Martinazzoli. Almeno in Calabria» assicura Marisa Fagà, faccia da professoressa e, di fatti, professoressa di italiano oltre che responsabile calabrese del Ccd. Questo per le persone: quanto alle cose, D'Onofrio dice di sperare in una separazione consensuale fra gentiluomini, anzi fra «amici», parola terribilmente democristiana, ad altissimo potenziale rissoso. Contro la nostalgia, il miglior antidoto è il potere. Chi vincerà, chi comanderà. Ecco le domande che scaldano l'umore dei delegati. Il piemontese Silvio Lega, ad esempio, non si sente un intruso: «Questa non è la de del Sud. E l'alleanza con Bossi non significa che al Nord gli lasceremo campo libero in tutti i collegi. Ci sono posti in cui i suoi uomini non vincono e i nostri sì. In fondo, siamo federalisti anche noi». L'alleanza con il msi, esclusa a parole, sembra imposta dai fatti. Qualcuno parla di «patto di non belligeranza» in certi collegi battagliati del Sud. Dopo le elezioni, a completare l'operazione ci penserà Mastella, che si assegna il ruolo di «Moro della destra». «Come lui recuperò la sinistra alla causa della democrazia compiuta, così farò io, dall'altra parte». «Credevo che Mastella fosse un'ala tornante. Invece è un'ala destra», scherza Giuseppe Sangiorgi, demitiano in visita di cortesia. C'è poi il problema del leader. Non tanto quello del Ccd, che per ora si affida a un tandem di coordinatori e regolerà i conti interni al suo primo congresso, fra qualche mese. Il guaio più urgente è l'indicazione di un premier che tenga unito tutto il cartello moderato. Il nome è il solito, Mario Segni, ma lui non si decide e il tempo stringe. «Diamogliene ancora un po'», viene a dire al Ccd Ottavio Lavaggi. Ha una copia delY Herald. Tribune sotto il braccio e si definisce «pattista critico». «Mariotto ha lo jus primae noctis», concede Mastella. «Poi dovremo cercare un altro nome di prestigio». Berlusconi? Mastella sbianca. «Credo che il primo a non volerlo sia lui». Più che un convincimento, sembra un auspicio. Massimo Gramellini Foto grande: i fondatori del nuovo movimento politico dei cattolici moderati Qui, a sin: Pierferdinando Casini

Luoghi citati: Betlemme, Calabria, Italia, Napoli, Roma