Seggi aperti il lunedì fino alle 22

Il governo approva un decreto «eccezionale», spoglio subito dopo la chiusura delle urne Il governo approva un decreto «eccezionale», spoglio subito dopo la chiusura delle urne Seggi aperti il lunedì, fino alle 22 Gli ebrei potranno votare, salvi i referendum ROMA. Si potrà votare anche lunedì 28 marzo, sino alle 22. Ieri sera il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che modifica le modalità di voto, dato che si sarebbe dovuto votare solo nella giornata di domenica. Contenta la comunità ebraica («era l'unica soluzione possibile e positiva», ha detto Tullia Zevi), favorevoli la maggioranza dei capigruppo in Parlamento. I presidenti di Senato e Camera, Spadolini e Napolitano, li avevano sondati in mattinata ricevendo un quasi unanime assenso. Potrà cessare lo sciopero della sete e della fame Marco Pannella perché il governo ha pensato anche ai suoi 13 referendum, approvando un decreto che prolunga di otto giorni il tempo per raccogliere le firme. Come si è arrivati a queste conclusioni è tutta un'altra storia. Quando i ministri si sono riuniti ieri sera a Palazzo Chigi doveva pesare su di loro un senso di disagio per come è stato affrontato il problema della data delle elezioni. Incomprensioni con la comunità ebraica che potevano essere chiarite con una telefonata già da mesi, malintesi sulle dichiarazioni televisive domenicali del rabbino Toaff (il decreto non servirebbe) prese per buone dal governo senza alcuna verifica (allora è inutile che variamo il decreto). Forse pensando a questo percorso tortuoso, forse cancolando gli 800 miliardi circa in più che le casse dello Stato dovranno sborsare, ieri sera il ministro del Bilancio Spaventa ha parlato contro l'opportunità di prolungare, per decreto, le votazioni sino al 28. Domenica avevamo detto che non si poteva approvare e ora come facciamo a cambiare opinione? ha detto a Ciampi. E poi, gli addetti ai seggi dovranno cominciare lo scrutinio alle 22 di lunedì già stanchi dopo due intere giornate di lavoro. E' stato escluso lo scrutinio rinviato al martedì per gli ulteriori costi che avrebbe comportato. Il presidente del Consiglio gli ha risposto che c'è l'accordo dei gruppi parlamentari e che il decreto si poteva varare. Più ingarbugliato e quasi tragicomico il caso dei referendum. Lo scioglimento delle Camere blocca la raccolta delle firme. Per questo Pannella chiedeva di ritardare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto di scioglimento. Era già successo in passato. Lunedì i ministri Elia e Mancino avevano assicurato che si stava seguendo questa strada ma, a sorpresa, si è scoperto che il Poligrafico dello Stato aveva già pubblicato il decreto con grande solerzia. Panico e costernazione. E ora? Qualcuno ha proposto di approvare un decreto per dare l'interpretazione autentica della legge che blocca la raccolta delle firme al momento della pubblicazione del decreto di scioglimento. Si sarebbe potuto spostare, così, il blocco alla data della convocazione dei comizi elettorali, 45 giorni prima delle elezioni. Oppure si poteva varare un nuovo disegno di legge apposito. I ministri finanziari, compatti, si sono opposti ben sapendo che una buona parte dei referendum va a colpire proprio il loro settore. Alla fine è stato approvato un decreto che dà a Pannella altri otto giorni di tempo per raccogliere firme e altri sette giorni di tempo per depositarle presso la Corte di Cassazione. E con questo dovrebbe essere stato definitivamente chiuso il contenzioso sulle elezioni. Pochi e isolati (Craxi, Intini, Melillo) sono rimasti nelle retrovie a far polemica contro il decreto che prolunga le votazioni di un giorno. Decreto che è comunque «eccezionale», come hanno sottolineato sia Spadolini che Napolitano, poiché è eccezionale la situazione che bisognava riparare. Alberto Rapisarda J REGIfiNF COLIEGI COLLEGI TnTllF ntwvnt UNINOMIMLE PROPORZIONALI ,UIALt PIEMONTE1 - TORINO 19 6 25 PIEM0NTE2 17 6 23 LOMBARDIA1 - MILANO 31 10 41 LOMBARDIA 2 fVA-CO-SO-BG-BS-LECCOl 32 10 42 LOMBARDIA 3 fPV-CR-MN-LODI] 11 4 15 TRENTINO A. 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