Fiat con la crisi davanti ai cancelli

Fermate a Mirafìori e Rivalta mentre arrivano le lettere che annunciano la cassa integrazione Fermate a Mirafìori e Rivalta mentre arrivano le lettere che annunciano la cassa integrazione Fiat, con la crisi davanti ai cancelli Sciopero di 4 ore, si deve ancora decidere Da ieri pomeriggio il «Comitato spontaneo impiegati, tecnici e quadri Fiat» si sta organizzando: si raccolgono firme e soldi. Sono arrivate le lettere che annunciano la cassa integrazione e gli impiegati rispondono. Vittorio Taruffi, leader del neonato movimento, mostra la lettera ricevuta e spiega: «Raccogliamo firme e soldi per sostenere questo movimento e per fare in modo di avere una rappresentanza al tavolo delle trattative. Ecco la lettera signori - dice rivolgendosi a circa cinquanta colleghi radunati davanti al cancello 5 -: riceveremo un milione e cinquantamila lire al mese per 6 mesi. Oggi festeggio il mio trentatreesimo anno di Fiat, una bella festa. Cosa mi hanno detto? Ci spiace, non è una questione personale, ma una questione anagrafica». Umbro Battistoni protesta: «Ho scoperto che i miei tre anni di allievo Fiat non contano ai fini della pensione. E per quale motivo?». Rabbia e dispiacere erano ancora più evidenti ieri mattina all'entrata in Mirafiori dal cancello 4. «Ho con me un sacco di plastica - spiega un'impiegata - per portare a casa gli effetti personali. Non mi aspettavo, dopo tanti anni di dedizione all'azienda, un trattamento simile». Patrizia Renga, altra impiegata: «Non è giusto che ci mettano in cassa integrazione, io spero ancora nei contratti di solidarietà». A Rivalta il piano-Fiat prevede di mettere in cassa un quarto dei circa 10 mila dipendenti. Per il migliaio di «colletti bianchi» è peggio di una decimazione e come tale è vissuta. Le prime 50 lettere erano attese per ieri: «Complessivamente dovrebbero essere 150», dice Franco Garetti, delegato sindacale. Un'attesa scandita dall'angoscia dipinta sul volto dei più che, ieri mattina, varcavano l'ingresso - forse per l'ultima volta - dell'elegante palazzina uffici che si affaccia su via I Maggio. Come l'uomo con i baffi e il «montgomery» che cammina veloce verso la guardiola e di fronte alle domande del cronista sembra trattenere le lacrime. Teme di ricevere la lettera? «Non me ne parli» e il volto si scurisce. «Ho appena accompagnato i bambini a scuola - dice e prima di lasciarli li ho guardati e pensato: "Chissà domani cosa sarà". Ho 45 anni». E' già davanti ai guardiani e, mentre mostra il tesserino di riconoscimento, si volta e le parole quasi gli si strozzano in bocca: «Sono cose che la dignità umana...». Poi si gira e entra in fabbrica. «Poveracci» commentano Enrico Pasta e Flavio Taruffi, militanti di Rifondazione, che distribuiscono volantini lì vicino. ((Alle 6 - spiegano - eravamo con il sindacato davanti alle porte 8 e 12, quelle dalle quali entrano gli operai. Adesso siamo qui, ma soli. Non c'è neanche un sindacalista e non è giusto. Anche quelli degli impiegati sono posti di lavoro che si perdono e per loro è ancora più dura: gli operai sono abituati a prendere calci in fac- eia, loro no. Sono cresciuti nel mito dell'azienda che ti segue dalla culla alla tomba». Ieri si sono tenute due ore di sciopero negli stabilimenti della Fiat. I sindacati sono divisi sui dati relativi all'adesione allo sciopero a Mirafiori. Secondo la Fiom, la partecipazione è stata del 70% alle meccaniche, del 60% alle presse e del 30% alle carrozzerie, mentre per Firn e Uilm le percentuali si aggirano sul 35% alle presse e alle meccaniche e sul 15% alle carrozzerie. Molto bassa l'adesione allo sciopero, secondo i dati forniti dalla Fiat: il 5,62% degli operai e l'I,26% degli impiegati alle carrozzerie, il 21,41 e l'I, 18% alle meccaniche, l'I 1,69% alle presse. A Rivalta, secondo Firn e Uilm, l'adesione è stata dell'80% al montaggio, del 90% alla verniciatura, del 5% alle presse e del 40% alla lastratura, mentre la Fiom dà una percentuale media dell'80-90%. Per la Fiat ha partecipato allo sciopero il 16% degli operai delle carrozzerie di Rivalta, il 14,4% degli operai e 1' 1,82% degli impiegati. Alcuni cortei interni ieri mattina a Mirafiori: circa 500 lavoratori delle linee presse, alle 10, sono usciti dalla porta 18 e hanno attraversato corso Unione Sovietica fino alla palazzina degli enti centrali in corso Agnelli. Qui, al corteo formato anche da un centinaio di dipendenti delle carrozzerie di Mirafiori e della Fiat Avio, si sono uniti circa 200 impiegati che dopo l'assemblea sono usciti dalla porta 5. Alle 11 i lavoratori sono rientrati in fabbrica. Altri due cortei, di circa 150 lavoratori l'uno, si sono svolti alle linee carrozzeria di Mirafiori. Sempre in mattinata a Mirafiori un corteo silenzioso di 300 impiegati ha percorso i 5 piani della palazzina. Da oggi parte la cassa integrazione per circa 900 dipendenti degli enti centrali di Mirafiori e per 700 negli altri stabilimenti torinesi e nelle attività commerciali diffuse nelle varie città italiane. Da domani la cassa partirà per 1500 operai di Mirafiori e circa mille di Rivalta. Domani e giovedì si terranno assemblee di un'ora in tutti gli stabilimenti torinesi Fiat, altre due ore di sciopero sono in programma per venerdì. Sempre domani i sindacati decideranno per le 4 ore di sciopero generale in programma la prossima settimana. Ieri sera il Coordinamento quadri ha chiesto e ottenuto dalla Fiat la corresponsione dell'indennità con la cassa integrazione. Il sindacato quadri chiede l'estensione del prepensionamento. Enzo Ba careni Beppe Minello A fianco l'ingresso degli impiegati a Mirafìori, ieri mattina. Sopra Vittorio Taruffi (al centro nella foto), leader del «Comitato spontaneo impiegati, tecnici e quadri Fiat», accanto al tavolo dove si raccolgono firme e soldi

Persone citate: Battistoni, Beppe Minello, Enrico Pasta, Enzo Ba, Flavio Taruffi, Franco Garetti, Patrizia Renga, Vittorio Taruffi

Luoghi citati: Rivalta