«Ultimo minuto» ovvero il Caso le idee e un po di spreco di Alessandra Comazzi

r n TIVU'& «Ultimo minuto» ovvero il Caso le idee, e un po' di spreco TUTTO è bene quel che finisce bene: sul vecchio adagio popolare si basa il costosissimo programma di Raitre, uno dei più cari della rete, che ha debuttato sabato in prima serata. Si intitola «Ultimo minuto», conducono Maurizio Mannoni e Simonetta Martone, tutti e due hanno a che fare con Michele Santoro, lui perché gli somiglia nella struttura fisica, nei colori, nei capelli ricci (però sorride di più e ha l'aria meno feroce), lei perché di Santoro è la compagna. C'è di nuovo che ha abbandonato i civettuoli occhiali da intellettuale in favore delle lenti a contatto, oppure, beata lei, è tornata a vederci bene. Tutta la vasta materia delle cose che succedono all'ultimo minuto è sempre affascinante: sullo stesso tema c'era una serie di telefilm che andava in onda qualche tempo fa, e adesso abbiamo questo programma, alla sua seconda edizione, che non è fiction, ma non è nemmeno realtà. E' una ricostruzione particolareggiata, di episodi accaduti davvero, che si basa su documenti autentici, testimonianze, interviste, co- episi I siba I testi pie verosimili quando manca l'originale. L'America, come si può immaginare, è una grande fornitrice di spunti. La dinamica è la stessa: accade qualcosa di molto forte e molto pericoloso, un incendio, un allagamento, un crollo; oppure di forte, pericoloso, e pure bizzarro, persino comico. Tutto fa supporre che accada la tragedia, ma la tragedia non accade, noi sappiamo fin dall'inizio che tutti saranno salvati: se la caverà il bambino che apre il frigorifero, cerca di prendervi qualcosa di incastrato, nello sforzo allunga la lingua e la lingua gli resta attaccata al ghiaccio; riuscirà ad atterrare il piccolo aereo da turismo che resta senza liquido del carrello, e i due piloti si salvano facendoci dentro la pipì. L'incipit prevede il dramma: ma poi succede qualcosa, «all'ultimo minuto», che devia il corso della storia piccola, come pure accade con la Storia grande. Che cosa vorrà dire questa trasmissione cui Guglielmi tiene moltissimo, che non abolisce nonostante gli alti costi e l'audience relativamente bassa? Sarà una metafora della vi¬ ta, una parabola, un invito a non perdere mai le speranze né a illudersi troppo perché tanto non si sa mai come va a finire? E' un richiamo al Destino, al Caso, alla necessità di ricordare che accade solo ciò che sta scritto? Sarà puro intrattenimento che si basa su avvenimenti particolari, ricostruiti apposta per tenere avvinto il pubblico non interessato alle contemporanee sovrabbondanze della Marini e alle battute di «Bucce di banana»? Sarà un'interessata speculazione sul «fascino dell'orrido» che umanamente gli spettatori subiscono, lo stesso che li fa guardare l'inizio dei Gran Premi di automobilismo con la segreta, inconfessabile, golosa speranza che qualche vettura si infiammi? Sarà anche un ennesimo recupero delle mille idee che Tortora sviluppava in «Portobello», come la ricerca di persone mai più viste da decenni, commilitoni, vecchi innamorati, antichi contendenti. E' un programma che è tante cose: però, così caro, è pure uno spreco. Alessandra Comazzi

Persone citate: Guglielmi, Maurizio Mannoni, Michele Santoro, Santoro, Simonetta Martone

Luoghi citati: America