Suicidio-choc nel mondo dell'atletica

Suicidio-choc nel mondo dell'atletica Si era gettato sotto un treno, dopo la denuncia di un manager Suicidio-choc nel mondo dell'atletica Reporter inglese accusato di molestie alle atlete SANGUE SULLA PISTA e J LONDRA. IORNI fa, alcuni ingegneri ferroviari che lavoravano nella galleria tra Folkestone e Ashford, nel Kent, hanno scoperto il cadavere di un uomo di mezza età. Era stato travolto da un treno. In tasca non aveva nessun documento di identificazione, ma in seguito alle indagini condotte dalla polizia ferroviaria, è stato accertato che la vittima era Cliff Tempie, 46 anni, famoso allenatore di atletica leggera e stimato giornalista sportivo per il «Sunday Times». La sera precedente la scoperta del corpo, Tempie aveva cenato a casa della madre. Il giorno seguente avrebbe dovuto volare a Belfast per un servizio su una corsa di cross. «Non mi era parso strano», ha detto la madre, Joan Tempie: «(Avevamo avuto una conversazione assolutamente normale. Gli avevo chiesto se aveva già il biglietto, quale sarebbe stato il suo programma». Nella casa di Cliff Tempie sono state trovate cinque lettere che annunciavano il suicidio. Destinate ai familiari, esprimono la sua tristezza nei confronti della vita. Ma in una si è dilungato a smentire che ci fosse stato qualcosa di vero nei pettegolezzi che lo avevano riguardato. Nessun dettaglio, nessun nome. Per i poliziotti che indagano sulla morte di Tempie, questo vago accenno in un primo tempo non ha significato nulla. Ma agli amici e ai colleghi, i riferimenti contenuti nella lettera hanno fatto suonare un campanello d'allarme. Negli ultimi anni, Tempie, personaggio amato e rispettato nel mondo dell'atletica leggera, aveva vissuto molti momenti difficili. Era uscito distrutto dal divorzio dalla moglie Clare. Inoltre, era preoccupato per il suo futuro al «Sunday Times». Lavorava per il giornale da 25 anni e nella professione gli riconoscevano intelligenza e intuito. Tuttavia, nel 1992, Chris Brasher ex deO'«Observer» - aveva cominciato a scrivere articoli di atletica per il «Sunday Times». E Tempie si era sentito in pericolo. Infine, la scorsa estate, al ritorno dai Campionati mondiali di atletica leggera a Stoccarda, Tempie aveva avuto un esaurimento. Tutto era nato in seguito alla pubblicazione di un suo articolo, nel quale aveva indagato sul ruolo di Andy Norman, funzionario organizzativo della Federazione di atletica britannica (Baf). Come selezionatore nazionale, manager, agente e responsabile degli stipendi, Norman, cinquantenne ex poliziotto, è indiscutibilmente la figura più potente dell'atletica britannica. La sua influenza e il suo acume negli affari sono stati determinanti per la car¬ riera di molti atleti. Inoltre, è stato in gran parte grazie al lavoro di Norman se nessun altro Paese può attualmente vantare così tanti meeting internazionali come quelli che si svolgono in Gran Bretagna. Tuttavia, il dilagante potere di Norman nel mondo dell'atletica e anche oltre ha pure sollecitato l'apertura di numerose inchieste ufficiali. In un primo tempo era stato affermato che avesse aiutato alcuni atleti che assumevano droghe a non essere scoperti. Norman aveva sempre respinto queste accuse e un'inchiesta non aveva trovato prove. In seguito c'era stata la famosa disputa con il campione Steve Ovett, di cui era stato amico fraterno. Ovett scoppiò in lacrime davanti alle telecamere dopo aver perso i campionati di Birmingham del 1989 ad opera di Sebastian Coe. Denunciò manovre da parte di Norman, disse che erano stati offerti soldi sottobanco. Ma Norman negò. Nel 1992 ci furono anche numerosi articoli di giornali, con atleti e manager che denunciavano manovre da parte di Norman. E l'ostacolista Kris Akabusi protestò, sostenendo che Norman lo escludeva dalle principali corse internazionali. Altre voci, poi, si levarono criticando Norman per il suo doppio ruolo di dirigente della Baf e di agente di atleti di punta come Linford Christie e Colin Jackson. Altre polemiche riguardarono «Chafford Hundred», un esclusivo club creato dalla fidanzata di Norman, Fatima Whitbread (già campionessa di giavellotto). Emerse infatti che gli atleti di «Chafford» usufruivano di viaggi di allenamento all'estero pagati con soldi della Federazione. Tempie si interessò molto della vicenda di «Chafford Hundred». Lavorò circa due mesi per preparare un'inchiesta, fino a quando - poco prima della pubblicazione del servizio - ricevette a casa una telefo¬ nata di Norman. Parte della conversazione venne registrata ed è oggi nelle mani del «Sunday Times». In essa, Norman insinua accuse a proposito dei rapporti tra Tempie e alcune giovani atlete di cui era stato allenatore. Tempie rimase sconvolto. Cercò di ricordare se aveva fatto qualcosa che aveva potuto essere frainteso. Telefonò a Shireen Bailey, finalista dei 1500 metri alle Olimpiadi di Seul, di cui era stato coach per 4 anni, e le chiese se era stata lei a fare dichiarazioni contro di lui. L'atleta definì ridicoli i commenti di Norman: «Gli dissi - racconta ora - che era spazzatura, che non c'erano mai state molestie sessuali». Il «Sunday Times» scrisse alla Federazione di atletica, protestando per la telefonata e le accuse di molestie sessuali. La Federazione rispose che avrebbe indagato. Ma in seguito il «Sunday Times» non seppe più nulla. Ora Tony Ward, portavoce della Baf, conferma che era stata avviata un'inchiesta: hNorman rispose che l'episodio non si sarebbe ripetuto». Ward, inoltre, ha rivelato che gli investigatori che indagano sulla morte di Tempie hanno contattato la Federazione per avere maggiori dettagli sulla protesta che era stata avanzata dal «Sunday Times». Ci sono poi le testimonianze di alcuni giornalisti, secondo i quali - invece - in altre occasioni Norman mosse accuse di molestie sessuali a Tempie. E- un freelance, Duncan Mackay ha rivelato un episodio avvenuto durante i Mondiali di Stoccarda, quando la folla di giornalisti circondava Norman dopo la vittoria di Colin Jackson. Secondo Mackay, Tempie urtò inavvertitamente la spalla di Norman, il quale sbottò: «Non toccarmi, pervertito». «Cliff rimase scioccato - ha detto Mackay -. Disse che non poteva pensare all'idea che Norman continuasse ancora quella campagna di denigrazione. Aveva la paranoia che la gente potesse credere a quello che Norman diceva di lui». Da allora Tempie cominciò deliberatamente a stare alla larga dalle atlete: «Era terrorizzato solo all'idea di parlare con loro». Dopo il ritrovamento del cadavere di Cliff Tempie, Norman non ha voluto fare commenti. Ma ora, i giornalisti britannici che seguono l'atletica invieranno una lettera alla Federazione per chiedere la riapertura del caso Tempie-Norman. John Rodda Sally Weale Copyright «The Guardian» e per l'Italia «La Stampa» I colleghi: «Erano solo menzogne ma lui non tollerava le calunnie» Sopra, Andy Norman A destra Kriss Akabusi In basso, l'ostacolista Colin Jackson A sinistra il giornalista Cliff Tempie. A destra il campione dei 100 metri Linford Christie

Luoghi citati: Belfast, Birmingham, Gran Bretagna, Italia, Londra, Shireen Bailey, Stoccarda