Ruspe sui container dei terremotati

Napoli, il pretore ordina lo sgombero delle baraccopoli: sono pericolose Napoli, il pretore ordina lo sgombero delle baraccopoli: sono pericolose Ruspe sui container dei terremotati Scoppia la rivolta fra i tremila senza tetto da 13 anni «Non ce ne andiamo se prima non ci trovano una casa» NAPOLI NOSTRO SERVIZIO Stradine fangose delimitano il perimetro delle case di latta, tra mucchi di rifiuti, cavi elettrici pencolanti sulle tettoie di lamiera e le verande messe su per rubare un po' di spazio. Qui non ci sono fogne, i bambini giocano nella sporcizia e tra le mura di compensato dove d'inverno si gela e d'estate non c'è scampo all'afa. In questi campi, trasformati in baraccopoli dal tempo e dall'incuria, vive il popolo dei container, tremila persone che a ondate successive hanno occupato quelle stamberghe allestite per un'emergenza durata invece 13 anni. In 22 Comuni della provincia di Napoli a ricordare il terremoto del 1980 ci sono ancora i ghetti che né i miliardi della ricostruzione, né le sciagure provocate dalla precarietà sono riusciti a cancellare. Ma a dire basta è stata la magistratura che ha ordinato lo sgombero delle «favelas» dove i terremotati aspettano da anni una sistemazione. Si comincia oggi dal campo di Ercolano, 150 container da sigillare per sempre. Polizia, carabinieri, tecnici dell'Enel e vigili del fuoco dovranno eseguire il piano dei tre commissari prefettizi che hanno preso il posto del Consiglio comunale sciolto per le infiltrazioni della camorra. E presto seguiranno la stessa sorte le bidonville di Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Gragnano, Afragola, Pozzuoli. Ma che fine farà l'esercito dei senzatetto? «Da qua non ce ne andiamo - giurano i terremotati di Ercolano - se prima non ci danno una casa. Non possiamo finire in mezzo alla strada». Ieri mattina in 200 hanno sfilato per le strade di Napoli, chiedendo garanzie sul loro futuro. Hanno raggiunto la prefettura e lì una delegazione ha avuto assicurazione che non ci saranno sgomberi selvaggi, ma si seguirà un programma graduale tenendo conto dei bisogni e delle possibilità di ogni famiglia. In molti, però, non credono più alle promesse e c'è chi si sta organizzando per difendere le scatole di latta. Ad Ercolano i pri¬ mi ad andare via saranno quelli che hanno occupato illegalmente i container, prendendo il posto dei veri terremotati. Poi sarà la volta di quelli che, in base ad un'indagine patrimoniale dei carabinieri, hanno un reddito che consente loro di cercare una sistemazione. Poi toccherà agli altri, mentre si spera di completare gli alloggi dell'Iacp e gli appartamenti realizzati con i fondi della ricostruzione. A dare il via all'operazione sono stati sei mesi fa due sostituti della Procura circondariale, Filippo Beatrice e Lucia La Porta, che hanno ordinato il sequestro preventivo delle aree dove furono installati i container e spedito una raffica di avvisi di garanzia ai sindaci. Mancanza di licenza di abitabilità, assenza di fogne, pericoli per la sicurezza causati da impianti elettrici precari. Da allora il prefetto di Napoli, Umberto Improta, ha subissato le amministrazioni di inviti a mettersi in regola, sollecitando il censimento di alloggi alternativi, ricordando le disgrazie che si sono susseguite, come la morte dei tre bambini arsi vivi due anni fa a Bacoli nel rogo della loro roulotte. «Alcuni Comuni - spiega il pm Beatrice - si sono dati da fare, ma altri sono ancora fermi e bisogna accertare la responsabilità». Mariella Cirillo '0] Uno dei campi allestiti dopo il terremoto dell'80 in Campania

Persone citate: Filippo Beatrice, Lucia La Porta, Mariella Cirillo, Umberto Improta