Discarica d'oro di C. B.
Discarica cPoro Discarica cPoro Novara, 21 rinvìi a giudizio VERBANIA. Ventuno rinvii a giudizio, nove patteggiamenti. La storia delle «mazzette verdi» del Novarese è arrivata ad un punto di svolta. Nell'udienza preliminare di ieri il gip Massimo Terzi e il procuratore Antonio Simone hanno già fissato la data del processo: 25 febbraio, tra poco più di un mese. In aula compariranno alcuni politici «eccellenti»: l'ex senatore socialista Cornelio Masciadri, l'ex presidente della Gepi Adelmo Brustia, in veste però di ex presidente de della Provincia di Novara. Stesso incarico che ricopriva fino a pochi mesi fa un altro imputato, Roberto Negri, democristiano. Ed ancora: l'ex assessore regionale all'Ambiente Elettra Cernetti (psi), l'ex sindaco di Novara Antonio Malerba (psi), alcuni imprenditori, funzionari e altri politici di secondo piano. Tutti coinvolti, con ruoli diversi, nell'inchiesta avviata la scorsa primavera dalla procura verbanese per fare chiarezza su una maxitangente da un miliardo e 200 milioni che sarebbe stata concordata per favorire l'apertura e l'esercizio della discarica di Ghemme. Il filo seguito dai magistrati verbanesi ha però consentito di scoprire altre storie di corrotti e corruttori. Posizioni comunque da definire in aula. Quasi tutti concordi i difensori dei «rinviati»: «Faremo chiarezza in aula». Dall'inchiesta, comunque, è emersa una mappa della tangente con santuari in ogni discarica del Novarese: Oleggio, Barengo, Garbagna, oltre alla «casa madre» Ghemme. Alcuni nomi «eccellenti» anche tra politici e imprenditori che hanno patteggiato: un anno e 4 mesi al presidente della Sirtis Giampiero Forti che giovedì (i giudici gli hanno concesso un tempo «tecnico» per racimolare i quattrini) verserà un miliardo di risarcimento alle parti civili. Ha patteggiato un anno e 6 mesi e ha già restituito 400 milioni l'ex sindaco psi di Verbania Bartolomeo Zani mentre l'ex presidente de aella Provincia (terzo della serie) Sergio Giroldi ha accettato un anno e il risarcimento di 50 milioni. «Abbiamo voluto dare una risposta a chi dice che i giudici non fanno i processi - dice il procuratore Antonio Simone . Noi li facciamo. Da mesi siamo impegnati, sacrificando tempo libero, famiglia, salute», [c. b.]
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