Pannella attacca la Quercia

Pannella attacca la Quercia Pannella attacca la Quercia «Questo è solo l'inizio della peste» ROMA. Continua il digiuno di Marco Pannella che ieri, dopo sessantasei ore senza acqua e senza cibo, si è presentato alla stampa per ribadire le ragioni della sua protesta. Contro la decisione di votare il 27 marzo - «non voterò se un solo ebreo non andrà a votare» - e contro quella che definisce una campagna di disinformazione sui tredici referendum proposti dal Movimento dei club Pannella e dalla Lega Nord. Il leader radicale è dimagrito ancora - sei chili e quattrocento in tutto - ma non ha perso nulla in verve polemica. «Quello che è successo ieri è l'inizio della peste», ha detto Pannella secondo il quale dietro la fretta con cui si sono sciolte le Camere c'è un disegno preciso. «Qualcuno o qualcosa ha fatto credere che tenerle aperte sarebbe stato pericoloso», dice. E parla del pds, «che ha paura del varo della legge sul voto degli italiani all'estero», di chi vuole scongiurare il pericolo del voto degli ebrei, e infine di quelli a cui fa comodo che non si ritocchi il sistema per le elezioni europee. «Con la nuova legge per le elezioni europee spiega Pannella - i sindaci non avrebbero potuto presentarsi». Secondo Pannella con le vecchie regole elettorali per le europee se i progressisti non vincessero «di prima betta» il 27 marzo avrebbero una prova d'appello a giugno aiutati da sindaci popolari come Enzo Bianco, Francesco Rutelli, Leoluca Orlando. Un quadro dipinto da mani abili che Oscar Luigi Scalfaro avrebbe assecondato sciogliendo le Camere. Ma per il Presidente della Repubblica non c'è un esplicito «j'accuse». «Nessuno - ha dichiarato Pannella - può far ricatti di qualsiasi sorta a Scalfaro, ma è per me possibile immaginare che si sia trovato di fronte ad una serie di fatti e di comportamenti davanti ai quali non vi fosse altra scelta che subirli, sottomettersi o dimettersi. E che abbia ritenuto che il dimettersi costituisse un tradimento verso la Repubblica e il Paese». Un disegno che prevede poi, sempre secondo il leader radicale, le dimissioni forzate di Scalfaro e l'arrivo al Quirinale di Borrelli. «Di questo - ha detto Pannella - ho parlato nei giorni scorsi con Mino Martinazzoli e Mario Segni. Mi hanno guardato attoniti e stupiti, con l'espressione di chi pensa "oddio, come è difficile la politica", e son tornati ad occuparsi di altro». Insomma per Pannella esi- ste un pericolo. «La prima Repubblica - dice il leader radicale - non è morta, è finito solo il primo tempo: adesso comincia il secondo, il cui esito sarà tragico o di liberazione per il Paese». Sul fronte dei tredici refe¬ rendum per i quali si raccolgono le firme. Marco Pannella, oltre a scagliarsi di nuovo contro Rai e giornali «colpevoli» secondo lui di censurare l'iniziativa, ha fatto due richieste. La prima per sollecitare un decreto affinché si tenga conto delle disfunzioni del servizio postale nell'inoltro delle firme alla corte di cassazione. La seconda diretta al governo e al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per far slittare di qualche giorno la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto di convocazione dei comizi elettorali. Con questa pubblicazione, lo ha ribadito ieri il ministro dell'Interno Nicola Mancino ai prefetti, i segretari comunali cesseranno di accettare le firme e per salvare i referendum servirebbe qualche giorno in più. Marco Pannella leader radicale

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