Si potrà votare fino alle 22 di lunedì di Alberto Rapisarda

Ai seggi soltanto di sera Ciampi illustra ai presidenti delle Camere un decreto legge per non penalizzare gli ebrei Si potrà votare fino alle 22 di lunedì Referendum, salva la raccolta-firme ROMA. Finale rosa per il conflitto che era esploso con la comunità ebraica italiana, che stava avendo negativi echi internazionali e aveva mobilitato ieri tutti i politici italiani in un profluvio di dichiarazioni indignate che hanno preoccupato gli ebrei: «Non vogliamo creare isterismi collettivi né favorire strumentalizzazioni». Si voterà anche lunedì 28 marzo, sino alle ore 22. La modifica sarà apportata con un decreto che Ciampi illustrerà oggi ai presidenti delle Camere. «Saremmo pienamente soddisfatti», fa sapere il vicepresidente della comunità ebraica romana, Pavoncelle Gli italiani che sono ebrei osservanti il 28 avranno due ore di tempo per votare a cominciare dal tramonto del sole, che quel giorno cadrà alle 19,44, ora legale. Finisce bene anche il duello ingaggiato da Pannella in difesa dei suoi 13 referendum. Si potranno raccogliere firme fin quando non sarà stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di scioglimento delle Camere. Lo assicura il ministro Mancino. E la data di pubblicane slitterà. Tutti contenti, dunque, nel giorno di sant'Antonio abate, che deve aver fatto il miracolo. Perché sino a domenica sera, invece, il prolungamento delle votazioni era stato escluso (sembrava che fosse inutile per gli ebrei) e le firme per i referendum erano date per bloccate. Il ministro Leopoldo Elia aveva spiegato che il decreto di scioglimento sarebbe stato pubblicato immediatamente sulla Gazzetta Ufficiale. Niente tempi supplementari per Pannella. Chissà se ora si troverà il modo di far votare anche quegli italiani che si guadagnano da vivere lavorando a bordo di navi e aerei e che da 40 anni sono tacitamente esclusi, nel silenzio di tutti, dal diritto di voto sebbene i mezzi sui quali sono imbarcati siano considerati territorio italiano. Lo ha ricordato il presidente della associazione «Seagull», Falco Accame, il quale ha sottolineato che questi esclusi sono all'incirca pari alla comunità ebraica italiana. Si vedrà ora se il Capo dello Stato e il governo troveranno il modo di in¬ dicare l'attesa soluzione. Che, in realtà, non è poi tanto semplice neanche per prolungare le votazioni a lunedì 28 marzo. Perché occorre un decreto e «modificare con un decreto, sia pure a questo fine, la legge elettorale, certo è cosa molto delicata. Per questo il governo si muove con cautela» spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maccanico. Il governo ora vuole sapere con certezza dai partiti se la modifica è gradita. Stando alle dichiarazioni di solidarietà con la comunità ebraica, si può star certi che non ci sarebbe neanche un voto contrario a questo decreto. Salvo, forse, quello del deputato socialista (e costituzionalista) Labriola che è l'unico ad obiettare che «è asso¬ lutamente vietato dalla Costituzione modificare per decreto la legge elettorale». Il governo è sottoposto anche ai limiti che gli ha dettato il Presidente della Repubblica, con la lettera di domenica a Ciampi. Scalfaro ha spiegato che, anche se in carica, l'estensione dei poteri del governo è «affievolita» a causa della mancanza del Parlamento come interlocutore. Il governo potrà attuare «tutto ciò che fu già discusso e deciso» dal Parlamento, tenendosi «rigorosamente all'interno dei confini stabiliti dal legislatore». I decreti dovranno essere «tassativamente limitati ai casi previsti dalla Costituzione» e per quelli da reiterare dovrà escludere le parti «non rigorosamente connesse a situazioni di straordinarietà e urgenza». Infine, il governo potrà fare le nomine di sua competenza solo nei casi che riterrà, «nella sua responsabilità», indispensabili. Ma ci sono problemi anche per Scalfaro. Li ha ipotizzati Marco Pannella che ha sostenuto che il Presidente della Repubblica possa essersi sentito costretto a sciogliere le Camere, posto di fronte all'alternativa di subire «una serie di fatti», «sottomettercisi o dimettersi». Secondo Pannella, nel caso Scalfaro si fosse dimesso, sarebbe stata pronta per il Quirinale la candidatura dei giudici Borrelli o Caponnetto. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Roma, Sant'antonio Abate