Senza i cattolici rinnovamento a metà

Monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, dopo l'appello del Papa alla Chiesa Monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, dopo l'appello del Papa alla Chiesa Senza i cattolici rinnovamento a metà Caro direttore, e se la recente lettera del Papa ai vescovi italiani fosse dettata davvero dalla convinzione che Giovanni Paolo II ha circa la missione tutta particolare del nostro Paese nella costruzione almeno dell'Europa? E se tale lettera non fosse riducibile a una angusta contesa partitica, ma si ponesse come interpretazione dell'anima più vera del popolo italiano alla luce della fede e di una intelligenza che va al fondo delle cose? Si vedano le categorie prevalentemente usate per rilevare la crisi in cui viviamo. «Modello postilluministico di vita» che si vorrebbe imporre. Caduta di «una motivazione etico-antropologica e, in definitiva, spirituale». Tentativo di «negazione del cristianesimo». Ecc. con l'implicita ma costante convinzione conciliare per cui, là dove Dio viene negato, anche l'uomo viene svilito. Si va ripetendo che l'esistenza umana - o almeno la coesistenza civile - si imposta, oggi, a prescindere dalle ideologie, in modo filo¬ soficamente «neutrale», pragmatico. Giovanni Paolo II, osservando oltre le prime impressioni, segnala il rischio dell'uomo «a una dimensione»: quella «puramente economica e secolaristica». A questo punto, nella disinvolta e drammatica - umoristica? - confusione in cui si muove, il cattolico vede disegnarsi le proprie tappe di impegno. La lettera papale non fa dell'accademia. Richiama responsabilità precise e non delegabili. Non si sorrida di compatimento - o si faccia come aggrada -, ma la prima responsabilità del credente per concorrere a superare l'attuale disordine pubblico è la conversione personale a Cristo nella Chiesa. Ecco un Papa politico! La «grande preghiera». La vita di grazia. La coltivazione delle virtù soprannaturali che esigono le virtù umane quali la capacità sapienziale di valutazione della storia, la lealtà, la forza di decidere nella verità, l'oblatività nel servizio al prossimo e così via. Del resto, è proprio la fede viva i che permette di superare gli sco- raggiamenti più nocivi. Seconda tappa: la creazione di una cultura cristiana e perciò umana. Questo compito chiede una presenza dei cattolici nella società per far lievitare evangelicamente, nel pieno rispetto della libertà di tutti, una mentalità e un comportamene che siano conformi alla digni... dell'uomo. Si deve trattare di una presenza personale. Si può trattare anche di una presenza comunitaria attraverso aggregazioni come la famiglia, la scuola, strutture per l'assistenza, per l'informazione, per il tempo li¬ bero ecc. E' d'obbligo, qui, richiamare, accanto al «principio di solidarietà», il «principio di sussidiarietà» che salva e promuove l'originalità di ciascuno e delle identità collettive. Il ^apa chiede un rinnovamento che sia a un tempo «culturale, morale e religioso». E si è alla politica nel senso di costruzione della «polis». Giovanni Paolo II registra orientamenti secondo i quali, «nella nuova stagione politica, una forza di ispirazione cristiana avrebbe cessato di essere necessaria». Poi ribatte che i fedeli «devono testimoniare con coraggio» la loro fede e il loro amore per l'Italia «attraverso una presenza unita e coerente, e un servizio onesto e disinteressato nel campo sociale e politico, sempre aperti a una sincera collaborazione con tutte le forze sane della nazione». Frettolosi esegeti - anche nella Chiesa han fatto dire a Giovanni Paolo II che basta la concordia sui «valori» perché i cattolici siano uniti e coerenti in politica. Con quali contorsioni ermeneutiche, è difficile im¬ maginare. Se stanno il vocabolario, la grammatica e la sintassi italiani, il Papa parla qui innegabilmente di un soggetto politico. Partito o altro che sia. Domanda: ma allora la Chiesa impone ancora di votare solo de? Controdomanda: è facile sostenere una simile interpretazione di fronte al fenomeno - pur giudicato con serenità - di tangentopoli e in un momento in cui la de è notevolmente divisa? Altra domanda: se non parla soltanto di de, a che cosa allude Giovanni Paolo II? Egli sollecita «un rinnovamento» anche politico. E questa è responsabilità dei «fedeli laici». I quali non sono soltanto quelli che votano, ma anche quelli che sono votati e che, comunque, si propongono per il governo della «civitas». Soprattutto a costoro spetta l'incombenza di creare una struttura politica unitaria mutata secondo la mutata situazione. E purificata. Alessandro Maggiolini Vescovo di Como Monsignor Sandro Maggiolini

Persone citate: Alessandro Maggiolini, Giovanni Paolo Ii, Sandro Maggiolini

Luoghi citati: Como, Europa, Italia