Grosz e Liz Taylor in casa Paulucci

Un «viaggio» in 13 gallerie torinesi Un «viaggio» in 13 gallerie torinesi Grosz e Liz Taylor in casa Paulucci il TORINO " iniziativa congiunta di 13 gallerie membri dell'Asi sociazione Nazionale Gal- Ulerie d'Arte Moderna - con catalogo unico, fino al 26 febbraio - è non solo un gesto di ottimismo in tempi bui, ma indubbiamente una iniziativa di ottimo livello culturale. Una felice controprova è offerta dal fatto che molte delle gallerie presentano nella propria pagina di catalogo una sia pur sintetica scheda della propria identità, storia, attività, a partire dal 1946 dell'antesignana Bussola: è la reciproca presa di coscienza, fra mercanti e pubblico, che la storia e le forme dell'arte contemporanea ed i suoi centri - e Torino è da decenni uno di questi passano anche e in gran misura attraverso la realtà del mercato. Dal passato, alle fonti del secolo o quasi, fino alle esperienze emergenti, con l'accento prevalente posto sul filo rosso dell'immagine espressiva. Fogola Galleria Dantesca, in piazza Carlo Felice, presenta con apposito volume un'ottantina fra matite, inchiostri, acquerelli, con qualche olio, del fecondissimo George Grosz, dal Nudo ancora veristico, accademico, del 1912, quando l'artista era appena uscito dall'Accademia di Dresda, ad acquerelli americani degli Anni Cinquanta, insieme a un interessante collage neodadaista. Due passi sotto i portici della stessa piazza, e alla Narciso è di scena un altro tipo di fonte storica, italiana e torinese, con una mostra assai scelta del secondo futurismo di Fillia in tutte le sue entusiastiche sfaccettature, dall'aeropittura ricca di echi prampoliniani al misticismo cosmico dell'arte sacra futurista. All'estremo opposto di questa costellazione di gallerie, in via Juvarra, Biasutti propone una volto diverso, ma connesso, della stessa linea, con Atanasio Soldati, che in effetti alla fine degli Anni Trenta esponeva assieme agli altri astrattisti con i futuristi, in nome dei «valori primordiali»: oltre a una scelta sintetica ma molto qualificata di oli, una bellissima serie di fogli di studio ci fa entrare nei segreti della sua lucidissima officina. L'arco torinese fra le due guerre e il secondo dopoguerra è ben rappresentato dalla pittura di Paulucci, dalla scultura di Tarantino, dall'incisione di Calandri. LArea, in via della Rocca, presenta dell'ultimo impavido testimone dei Sei, una scelta di oli e di grafica (bellissime alcune chine su carta intorno al 1960, di finezza quasi giapponese! proveniente da un'unica collezione privata, a partire da un guazzo di Genova del 1932. Micrò in piazza Vittorio offre l'eleganza del suo piccolo spazio allo scatto nervoso delle coppie amorose in bronzo di Tarantino, con qualche prezioso riporto in argento. La Bussola affianca ai fogli sempre stupendi di Calandri la magia tecnica, con venature surreali della «maniera nera» colorata del monegasco-parigino Mario Avari. Anche la figurazione in vario modo tradizionale ha una sua presenza, con gli acquerelli parigini di Aldo Cimberle da Berman in via Arcivescovado, il gusto cézanniano dello scomparso Edgardo Corbelli da Pirra in corso Vittorio Emanuele e le cromie rutilanti di Luciano Schifano all'Accademia in via Accademia Albertina, affini ai «Jeunes Peintres» francesi degli Anni Quaranta. Arteincornice in via Vanchiglia offre al più alto livello un ampio quadro dei più recenti «decollages» di Mimmo Rotella, che può legittimamente vantare l'assoluto anticipo neodada del manifesto lacerato esposto a Roma nel 1951. Il pieno linguaggio «pop» all'italiana è ben rappresentato da grandi opere recenti di Valerio Adami da Davico, in Galleria Subalpina. E' un versante dell'avanguardia della seconda metà del secolo che in senso lato sbocca nelle proposte attuali di spicco internazionale: la fastosa e intrigante simbologia concettuale dei mosaici, bronzi e marmi dell'italoargentino Antonio Trotta (Martano, in via Principe Amedeo) e il romanzo figurato dedicato al mito di Liz Taylor, che definirei «pop-punk», della giovane americana Kathe Burkhart, al suo esordio italiano dopo «Aperto» e «Slittamenti» alla Biennale di quest'anno. Già aperta in dicembre, la mostra presso «In Arco», in piazza Vittorio, chiude il 18 gennaio. Marco Rosei «Street Car Scene» un disegno di Grosz del 1927 in mostra alla «Dantesca» di Fogola a Torino Altre 12 gallerie torinesi presentano in contemporanea fino al 26 febbraio capolavori del '900

Luoghi citati: Dresda, Genova, Roma, Torino