Clinton-Assod sorrisi e tanti misteri di Foto Reuter

La Siria elogiata a Ginevra per «l'impegno di pace» rimane in lista come Paese terrorista La Siria elogiata a Ginevra per «l'impegno di pace» rimane in lista come Paese terrorista Clinton-Assod, sorrisi e tanti misteri Intesa sul Golan più vicina, ma è vietato parlarne GINEVRA DAL NOSTRO INVIATO «C'è ancora molto lavoro da fare», ha detto Bill Clinton dopo l'incontro di ieri con il presidente siriano Hafez Assad, ma questo non significa che la maratona di ieri, quattro ore e mezzo in sessione allargata e, subito dopo, altri quaranta minuti a quattr'occhi, sia stato un fallimento. La «pace dei coraggiosi», come è stata chiamata anche ieri da Clinton, perlomeno non si è allontanata e certamente si è avvicinata un po'. Clinton, tuttavia, ha detto cose che Assad non ha detto. Ha dato cioè per scontato che il concetto di «pace complessiva», il «mantra» continuamente ripetuto da Assad, comprende pieni rapporti con Israele se questo restituirà le alture del Golan conquistate nel '67. E il siriano, quando un giornalista gli ha chiesto se sarà necessario aspettare il suo incontro con un quinto presidente Usa (Clinton è stato il quarto) per avere finalmente la pace, ha risposto laconicamente: «Noi siamo pronti». Di questo, se non altro, Clinton gli ha dato atto, definendo Assad «un leader impegnato nella pace». E questo, per il siriano, è certamente un successo. Ha ricambiato il complimento esprimendo la sua «soddisfazione per aver avuto la certezza che gli Usa sono impegnati per una pace complessiva». E' chiaro che, nell'incontro, Clinton ha cercato di ottenere per Israele garanzie su futuri rapporti normali tra i due Stati qualora il Golan venga restituito. Da Gerusalemme il primo ministro Yitzhak Rabin ha espresso contenuta soddisfazione per le cose che avrebbe detto Assad durante il vertice. «Però - ha aggiunto - vorrei sentirle con le mie orecchie dalla sua bocca». Clinton ha definito l'incontro, secondo il classico gergo, «incoraggiante e costruttivo», ma è significativo che nessuno dei due leader abbia detto una parola sulla questione del terrorismo. Poiché gli uomini di Clinton avevano informato che questi aveva «messo con decisione il problema sul tavolo» in apertura di riunione, se ne deve dedurre che le risposte di Assad al riguardo non devono essere state entusiasmanti. Con il solito gusto per la battuta sdrammatizzante, Clinton ha detto che, sapendo da tempo che il suo interlocutqre è «un negoziatore tostissimo», era adesso in grado di dire che «la sua reputazione non è per nulla inferiore alla realtà». L'incontro era iniziato con un quarto d'ora d'anticipo, cosa notevole per due tiratardi, ma in fondo coerente, dal momento che a imporre una modifica dell'agenda era stato il desiderio di Assad di occupare quanto più possibile del tempo di Clinton. Più tempo più onore. Arrivati alia sala deila riunione dell'Intercontinental Hotel, i due, come è naturale, non avevano voluto fare commenti. Quando i giornalisti hanno chiesto al Presidente siriano quali fossero le sue aspettative, lui ha risposto: «Non siamo qui per aspettative, ma per lavorare». All'alba Clinton aveva ripreso la sua abitudine di fare jogging, sospesa nella gelida Russia. Circondato da una ventina di marines dell'ambasciata in maglione rosso, il Presidente ha trottato lungo le rive del lago, non lontano dall'albergo e nei pressi della fontana con in grande getto d'acqua verso l'alto, che normalmente viene chiusa d'inverno e era invece stata riattivata in suo onore dagli svizzeri. I gruppi di ginevrini che assistevano a questo rito tipicamente americano sussurravano gentilmente: «Bonjour». Clinton rispondeva educatamente a tutti masticando un arkansano: «Banjeaour». I giornalisti hanno chiesto a David Gergen, principale collaboratore di Clinton per i rapporti con la stampa, come si sentisse il Presidente. La risposta è stata: «Stanco ma felice». Gli americani avevano spento in anticipo qualunque speranza di Assad di vedere la Siria cancellata dalla lista dei Paesi sospettati di incoraggiare il terrorismo internazionale: «Troppo prematuro». Ma Assad sapeva che l'incontro era comunque il riconoscimento per il ruolo-chiave che la Siria mantiene nel processo di pace in Medio Oriente. E ha cercato di valorizzare al massimo questa sua posizione. Paolo Passarmi Espressioni tese per Assad e Clinton pei sino al momento della stretta di mano al tavolo delle trattative [foto reuter]