« Non boicotteremo le elezioni » di Raffaello Masci
« « Non boicotteremo le elezioni » la Zevi: ci sono Pasque più Pasque di altre ROMA. Nessuno ha alzato la voce, nessuno ha minacciato una diserzione organizzata delle urne, tutti - almeno formalmente - hanno «capito» la «scelta obbligata» che il governo ha dovuto compiere. Gli ebrei italiani insomma hanno reagito nel modo più civile alla notizia che le elezioni si terranno nel giorno in cui loro celebrano la Pasqua. Non hanno potuto celare però una sostanziale amarezza nel veder travolta da esigenze amministrative, una ricorrenza sacra di alto valore simbolico (ricorda la liberazione dalla schiavitù in Egitto) e nel veder ribadita la loro caratteristica di «minoranza» che può essere tacitata senza rimorsi. Quando, intorno alle 19,30, si è appresa la decisione del governo, "Tullia Zevi, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, era negli studi del Tg3: «Non credo sia una sconfitta solo per gli ebrei - ha commentato rispondendo alla conduttrice - il caso era diventato ormai di rilevanza internazionale, ovunque si faceva il tifo per l'Italia, questo era un test importante per i rapporti tra una grossa maggioranza e una minoranza in un Paese europeo» e poi, riferendosi alla frase di George Orwell «tutti gli uomini sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri», ha commentato amereggiata: «Evidentemente anche alcune Pasque sono più Pasque delle altre». La signora Zevi ha poi detto che comunque non farà propaganda per il non voto. La «battaglia degli ebrei» era stata combattuta anche all'interno del consiglio dei ministri dal responsabile dell'Ambiente, Valdo Spini, cristiano valdese: «In quanto appartemnente a una minoranza - ha raccontato alla Stampa mi sono sentito solidale con le ragioni degli ebrei, e per questo ho insistito molto perché, pur sottoponendo la macchina amministrativa ad uno sforzo particolare, si anticipasse al 20 la data delle elezioni. Mi è stato risposto che, dato il nuovo sistema elettorale, c'era bisogno di tutti i 60 giorni previsti, e quindi non si poteva fare diversamente». Il mondo cattolico si è subito schierato con gli ebrei: «Hanno tutta la mia solidarietà - ha detto il vescovo ausiliare di Roma Clemente Riva - perché fissando le elezioni nel giorno della Pasqua ebraica lo Stato italiano viola l'intesa sottoscritta con loro, ed è giusto che ricorrano alla Consulta». Piero Fassino, della segreteria del pds, ha detto che «si poteva e si doveva trovare una soluzione che dimostrasse che nello Stato italiano vi è pari dignità per tutte le religioni». Per Agnelo Codignoni, segretario di «Forza Italia», la formazione politica di Berlusconi, «è assurdo costringere i cittadini italiani di fede ebraica a scegliere tra precetto religioso e dovere civile di voto». «Non solo i cittadini di religione ebraica vengono privati di un diritto-dovere costituzionale - ha commentato il portavoce dei Verdi Carlo Ripa di Meana - ma per di più si infugge loro anche Ù minuetto ipocrita delle "accorate scuse" da parte del presidente del Consiglio». «E' deplorevole - è il commento del sindaco leghista di Milano, Marco Formentini - che la pigrizia nel non voler superare ostacoli procedurali, non abbiano permesso lo spostamento di una o due settimane». E ora che succederà? «Le polemiche saranno inevitabili - ha detto Tullia Zevi, e la parola passerà ai nostri giuristi, ma non sono più i tempi per una guerra di religione, la comunità ebraica ha una antica tradizione democratica e userà, anche in questa occasione solo le armi della ragione». Raffaello Masci
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