Canzoni da dipingere
Tanta nostalgia nella rassegna al Circolo Ufficiali Tanta nostalgia nella rassegna al Circolo Ufficiali Canzoni da dipingere Note e colori fusi nei ricordi Curiosa, piacevole nella resa dei soggetti, caratterizzata da ideali riferimenti musicali, la mostra «Canzoni da dipingere» ha riscosso un immediato interesse nel pubblico che ha partecipato, giovedì scorso, alla serata inaugurale al Circolo Ufficiali, corso Vinzaglio 6. Attraverso un itinerario che lega il gesto dell'artista ai testi delle canzoni e la freschezza del colore al fluire delle note, è possibile ripercorrere tutto un mondo di sensazioni, di soffusi ricordi, di luoghi che appartengono alla nostra storia e, talora, a una trascorsa gioventù. Pittura e musica: la pittura e la voce dei cantanti che hanno interpretato sogni e incontri e interiori tristezze. Sino al 25 gennaio, questo percorso si snoda nelle sale espositive del Circolo e rievoca i momenti di un dipingere contrassegnato dall'intenso volto femminile delineato da Sassu («Laura») e dalla rasserenante marina di Paulucci definita con una linea rapida, disinvolta, capace di fissare le impressioni colte durante i soggiorni sulla Riviera ligure («Love in Portofino»). Le canzoni prescelte appaiono vere e proprie testimonianze che accompagnano un tempo di poetiche rappresentazioni, come nella Venezia ripresa da Garino («Com'è triste Venezia») o nelle vitali figure di Cherchi, che sembrano trasportate dal vento e percorse da un fremito che le rende vibranti e immateriali («... ma se ghe penso»). Le tele divengono, perciò, lo spazio del colore, della luce, di una frase musicale che s'insinua nell'intreccio vegetale di Soffiantino e «scopre» sentieri e felci e rami di un bosco che è vita e mistero. Proseguendo nella visita si nota il suadente nudo di ragazza scandito dalla pennellata di Tabusso («Malafemmina»), l'abbraccio di due amanti della Ferrigato («Il cielo in una stanza»), le bianche case di una Spagna rivisitata da Aime («Andalusia») e la profondità del blu che sottolinea la «tavola» di Gribaudo («Nel blu dipinto di blu»). In questo universo di sensazioni si avverte, inoltre, il fascino del «circus» di Buffalo Bill di Boggio Marzet, il rigoglio cromatico del paesaggio con fiori e una chiesetta di Fico («C'è una chiesetta»), i due trepidanti sposi di Proverbio («L'amore è una cosa meravigliosa»), il suggestivo interno di caffè parigino («Moulin Rouge») di Albano. E, poi, la campagna con la bicicletta e il grande e frondoso albero di Saccomandi («Ultime foglie») e il viandante di Eandi che suona l'organetto lungo strade deserte, mentre sullo sfondo emergono profili di case, di fanciulle, di impercettibili segni graffiti su muri antichi come antica è la musica che rompe il silenzio negli atelier dei pittori. Infine, Soffiantino («La strada nel bosco»). Angelo Mistrangelo Giacomo Soffìantino ripreso al lavoro nel suo studio
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