I popolari «No a Bossi»

38 Il nuovo partito nasce con una scissione nella vecchia de I popolari: «No a Bossi» In500 alla assemblea «costituente» Destra e amici di Lega restano fuori Ressa per il battesimo del Partito popolare al Collegio San Giuseppe. Il «figlio» della vecchia de torinese nasce con un «vagito» significativo anche se prima dell'assemblea costituente si è consumata la scissione. Ieri nel teatro di via Andrea Doria 18 c'erano più di 400 persone. Altre cento non sono riuscite ad entrare. Alla tribuna Gianfranco Morgando, il coordinatore nominato da Martinazzoli, con al fianco Pierluigi Castagnetti, portavoce della segreteria nazionale. Relatori i rappresentanti delle categorie: da Marco Bonatti per il mondo cattolico all'imprenditore De Bernardi per la piccola industria. Tra il pubblico l'onorevole Bodrato, la vedova dell'ex ministro Donat-Cattin, tanti volti noti della vecchia classe dirigente. Assenti i cosiddetti «neocentristi» guidati da Michele Vietti, il «promotore» nominato venerdì dal gruppo che a Roma si è schierato contro la segreteria di Piazza del Gesù. Non c'erano nemmeno Silvio Lega e i suoi «fedelissimi», dall'ex segretario provinciale Zanetta al consigliere regionale Carletto. Presenti invece gli andreottiani con l'ex segretario cittadino Bruno. Presente pure il capogruppo in Regione Picchioni, l'assessore Cerchio e l'on. Sartoris che, martedì scorso, avevano partecipato alla riunione dei «dissidenti» della Galleria d'Arte Moderna. Il partito popolare nasce dun¬ que con una scissione, anche se attenuata dal rientro di una parte del vecchio centro. Lo scontro tra cosidetti progressisti e parte del polo moderato è sulle alleanze. Morgando, l'uomo nascente della «sinistra sociale» e in un certo senso «delfino» di Guido Bodrato, è stato chiaro nel chiudere alla Lega Nord dei Bossi e dei Farassino e alle «chimere politiche» lanciate dalle tv di Berlusconi. Più sfumato Castagnetti dal quale è ar- rivata soltanto l'assicurazione che le alleanze saranno definite a Roma nell'ambito della strategia generale del nuovo partito. Le critiche degli scissionisti sono arrivate nel pomeriggio. Michele Vietti ha contestato la regolarità dell'assemblea: «Non sono state rispettate le regole del partito. Regole che valgono anche quando si voglia sciogliere una bocciofila» ha detto. «Martinazzoli chiude a tutti. Accetta soltanto il dialogo con i partisti di Segni. E' una linea debole destinata a consegnare il nuovo Parlamento al pds. Se vuole il suicidio faccia pure, ma non pretenda che lo seguiamo». Pronta la replica di Morgando: «Le regole per convocare l'assemblea costituente derivavano da quelle indicate per il manifesto di Martinazzoli. Vogliamo creare un partito dalla forte identità politica e cristiana. Identità persa nella vecchia de e non per colpa nostra». Giuseppe Sangiorgio Da sinistra il coordinatore Morgando e Castagnetti portavoce di Martinazzoli

Luoghi citati: Roma