Per giorni accanto al padre morto di Maria Teresa Martinengo

36 In un alloggio che s'affaccia su un ballatoio nella vecchia periferia torinese Per giorni accanto al padre morto La ragazza Down, 30 anni, viveva sola con lui Per una trentina d'anni Pasquale Saccheri ha incontrato Alberto Solano sul ballatoio del terzo piano di via Nizza 241. Lo vedeva salire con la spesa le scale del vecchio condominio di Lingotto: «Buon giorno» e due parole appena. Il pensiero di Alberto Solano, 78 anni, era sempre rivolto alla figlia, una giovane handicappata che non usciva mai e che lui accudiva da solo. Ma nella notte tra venerdì e sabato, il dramma dell'ex muratore Solano e della figlia down, trentenne, si è rivelato in tutta la sua intensità proprio a Pasquale Saccheri, 82 anni. Dopo aver trascorso alcuni giorni accanto al cadavere del padre (forse morto d'infarto), la giovane ha avuto la forza di chiedere aiuto al vicino. «Erano le tre, stavo dormendo, quando ho sentito delle urla e dei colpi contro il vetro. Sono corso a vedere: come ho aperto la porta la ragazza mi è passata davanti come un fulmine ed è andata a rifugiarsi nel mio letto. Piangeva, gridava, era disperata. Ho capito subito che doveva essere successo qualcosa, anche perché da alcuni giorni non vedevo il padre. Avevo bussato, ma senza risposta». Pasquale Saccheri non si veste nemmeno. Il suo alloggetto è attiguo a quello dei Solano. Entrambi di due camere, il gabinetto in comune. «Appena ho guardato dentro la cucina ho scorto il corpo del mio vicino sul pavi¬ mento. Doveva essere morto da diverso tempo. La ragazza gridava, non sapevo cosa fare». Così Saccheri decide di chiamare un'altra anziana vicina. «Non è servito: mi ha detto che aveva paura e non poteva far niente. Ha richiuso la porta. Allora ho telefonato al 113». Con la volante 4 e i necrofori arriva la guardia medica. «Per portare via la ragazza - racconta Saccheri - hanno dovuto addormentarla. Ci sono riusciti solo alle sei passate: non voleva saperne. Forse aveva capito che il padre non sarebbe più stato con lei e che non avrebbe più potuto vivere nella sua casa. Qui non veniva mai nessuno a trovarli, non credo fossero assistiti». Per conoscere il motivo del decesso di Alberto Solano e sapere quanti giorni la ragazza ne ha vegliato il cadavere, occorrerà aspettare l'autopsia. Certo, il caso di questo piccolo nucleo familiare invisibile con i suoi tanti problemi solleva numerosi interrogativi. Tra i tanti: perché Alberto Solano non ha potuto contare sull'aiuto delle strutture pubbliche (la figlia aveva frequentato la scuola dell'obbligo, dunque il caso era noto)? Anche la provvisoria sistemazione della ragazza down richiama l'attenzione sull'insufficienza dei servizi. «Dopo la visita al pronto soccorso - dice il dottor Annibale Crosignani, responsabile del servizio psichiatrico del- l'Usi 8 - Molinette - è stata accompagnata nel nostro reparto. Era agitata, spaventatissima: dava l'impressione di essere stata strappata al suo mondo. Ma noi curiamo i malati psichici, per un down questo non è il posto giusto. Adesso aspettiamo l'intervento dell'assistente sociale». Lo psichiatra ha parole dure: «E' incredibile che una storia come questa possa ancora accadere. E' un segno di imbarbarimento, di un Medioevo pròssimo venturo: in quello passato i rapporti sociali erano ben più forti degli attuali. Possibile che nessuno sapesse, che nessuno abbia potuto intervenire?». La vicenda non stupisce troppo don Sebastiano Giachino, parroco del Patrocinio di San Giuseppe, a pochi passi dall'abitazione della famiglia Solano: «A Pasqua, in occasione delle benedizioni, ho scoperto una ventina di persone di oltre 90 anni completamente sole. E' vero che spesso i vicini ci segnalano bimbi maltrattati, anziani abbandonati, è vero che veniamo a conoscenza di storie tremende di solitudine, di povertà. Ma la buona volontà della gente e la carità cristiana non bastano. E' la città che dovrebbe impegnarsi di più per tutti i deboli. Oggi, nonostante l'opera del volontariato, questa è ancora una città feroce». Maria Teresa Martinengo Il vicino: «Urlava, piangeva si è rifugiata nel mio letto» II medico: «Questa storia segno di imbarbarimento» Il ballatoio della casa e II vicino Pasquale Saccheri

Persone citate: Alberto Solano, Annibale Crosignani, Sebastiano Giachino, Solano