Regala una sedia al pronto soccorso

«C'era tanta gente in piedi» «C'era tanta gente in piedi» Regala una sedia al pronto soccorso «Me la sono portata da casa: ve la regalo. E' un aiuto piccolo, ma forse può servire anche questo». Sono parole di Liliana Frazzetta: un'ex impiegata di banca che ieri, con la figlia Elisabetta, ha regalato una sedia al pronto soccorso del Maria Vittoria. L'ha portata dalla sua casa di via Bardonecchia 90 dopo una mattinata in corsia. L'idea è stata di Elisabetta, 11 anni: ((Avevo male alla testa. Abbiamo aspettato 4 ore la visita del medico: c'era tanta gente in piedi». Allieva di terza media alla scuola Perotti, gli occhi scuri che sprigionano allegria, continua: «Poverini, ho pensato, noi di sedie ne abbiamo dieci. Così ho chiesto a mia madre se potevamo regalarne all'ospedale almeno una». La madre ha telefonato al pronto soccorso: «Vorrei regalarvi una sedia. E' di seconda mano, l'accettate?». All'altro capo del filo c'era un infermiere: «Grazie, ce la porti». Così, ieri alle 17, madre e figlia hanno scaricato la sedia dal portapacchi di una Fiesta e sono entrate al pronto soccorso. Nella confusione dell'ospedale più disastrato della città, per un paio d'ore nessuno si è accorto del regalo. Poi una donna: «Che bellezza, posso sedermi? Sono qui dalle 15, ho 77 anni». Liliana e Elisabetta attendono di parlare con un medico o un infermiere cui consegnare «ufficialmente» la sedia. In corsia ci sono una quarantina di persone, le sedie sono quattro. Qui non c'è uno sportello di accettazione: i malati e i parenti premono di fronte alle salette di visita. Ogni volta che una porta si apre, tutti quelli che possono camminare corrono ad assediare la persona in camice bianco che è sbucata in corridoio, spiegando per quale tipo di malanno si sono presentati. Il personale fa quello che può. «Sono di un altro reparto, lasciatemi andare». La gente fa ressa: «Sì, ma lei è un medico, mi sento morire». C'è un friulano che ripete: «Ho una colica renale, sono qui da tre ore. A Gorizia queste cose non succedono, vi denuncerò tutti». Cinque barelle sono accostate alle pareti. Su ciascuna c'è un malato che aspetta un ricovero dalla sera prima: uno ha una colica di fegato, l'altro ha tentato il suicidio, un terzo ha avuto un'emorragia interna. Nei reparti non c'è posto, i parenti stravolti dopo una notte in piedi neppure protestano. Alle 18,30 arriva Claudio Pontesilli, vicedirettore sanitario. Qualcuno l'ha avvisato dei cronisti. «Grazie della sedia, ma certo è ingiusto che i cittadini siano costretti ad arrivare a tanto». Allarga le braccia: «Ci mancano 135 infermieri. Abbiamo in progetto un'astanteria, ma chissà quando ci sarà. Un bacino d'utenza di 300 mila persone è troppo grande per le nostre forze». Poi scappa ad aiutare un collega: c'è un malato gravissimo, e un medico in più è come la manna dal cielo. [g. fav.] Liliana Frazzetta con la figlia Elisabetta (anche sotto) di 11 anni e la sedia regalata all'ospedale Maria Vittoria

Persone citate: Claudio Pontesilli, Liliana Frazzetta, Perotti

Luoghi citati: Gorizia