Fisco a caccia di ville camuffate da cascine di V. Cor.

Fisco q caccia di ville camuffate da cascine Nel mirino le abitazioni classificate rurali senza esserlo, su cui si pagano tasse ridotte Fisco q caccia di ville camuffate da cascine Nuove norme, con la denuncia dei redditi '93 si deve essere in regola ROMA. Signori di campagna, la festa è finita. A stanarvi dai palazzotti etichettati come cascine stanno arrivando gli uomini del fisco, che battono pianure e conine in cerca di «elusori». A suonare l'inizio della caccia è stata la «manovrina» di fine anno, che ha imposto un inventario completo del patrimonio edilizio rurale con l'obiettivo di colpire i furbi che hanno fatto accatastare come fabbricato agricolo il villino utilizzato per le vacanze in campagna. Secondo le nuove disposizioni, infatti, per il riconoscimento del requisito di «ruralità», che consente notevoli sconti fiscali, fabbricato e proprietario dovranno rispettare precisi criteri. Le nuove regole, contenute nel decreto fiscale di fine anno, sono molto rigide e le abitazioni che non rientrano nei parametri fissati dal governo rischiano un forte aggravio fiscale. Da qui un mini-condono per sanare le imposte collegate ai redo' ' relativi ai fabbricati in questione prima del 1993 nonché l'eventuale differenza dell'Ici negli ultimi due anni. Con la prossima denuncia dei redditi, però, tutto dovrà essere dichiarato correttamente e poi i proprietari avranno tempo sino a fine '95 per il nuovo accatastamento. Quali sono i nuovi requisti richiesti per classificare un immobile come rurale agli effetti fiscali? Innanzitutto il fabbricato e il terreno al quale l'immobile viene dichiarato asservito devono appartenere alla stessa persona, o a suoi familiari, oppure ancora a una persona che coltivi l'appezzamento. Questo terreno, poi, deve essere accatastato «con attribuzione di reddito agrario» e non può avere una superficie inferiore aio mila metri quadrati, che sono ridotti a 3 mila nel caso sia adibito a colture specializzate in serra. L'immobile, invece, deve essere utilizzato come abitazione, o per uso connesso all'attività agricola dai possessori del terreno. Il pro¬ prietario, inoltre, dovrà dimostrare che il reddito derivante da attività agricole è più della metà di quello complessivo. Il fabbricato può essere considerato rurale anche se non si trova sul terreno al quale è stato dichiarato asservito, ma questo solo se terreno e fabbricato sono nello stesso Comune o in Comuni confinanti. Nessuna pietà però per le case che presentano quelle «particolari finiture di lusso» contemplate da da un apposito decreto del 1969, che non saranno in alcun modo considerate rurali. Un altro vincolo scatta se l'abitazione è utilizzata congiuntamente da più proprietari, in questo caso almeno uno di essi deve essere in regola con le nuove norme. Se, infine, componenti della stessa famiglia utilizzano più fabbricati la «ruralità» degli immobili viene riconosciuta solo se, oltre ai requisiti richiesti, si rispetta anche il limite massimo di cinque vani catastali (o di 80 metri quadri) per abitante e di un vano (20 metri quadri) per ogni altro abitante oltre il primo piano. Che ne pensano dell'operazione gli addetti ai lavori? «Una cosa del genere era già stata tentata tre anni fa - dice Angelo Siveri, responsabile dell'ufficio fiscale della Confederazione italiana agricoltori - ma ci eravamo opposti, perché tutta la procedura di riaccatastamento era a carico del contribuente e non venivano definiti parametri certi per definire le caratteristiche di ruralità, il che avrebbe portato inevitabilmente a confusioni e contestazioni. Oggi, invece, la normativa è accettabile, anche se non perfetta, ma prima della conversione in legge ci sarà tempo per lavorare di luna». E i finti campagnoli non sperino di farla franca fidando nelle storiche lungaggini dei controlli: nelle mani del fisco ci sono già le fotografie aeree del territorio nazionale, a cui nulla sfugge. Il deficit aguzza l'ingegno. [v. cor.]

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