Anche il camion europeo è in panne di Eugenio Ferraris

Boschetti (Iveco): le forti perdite mitigate soltanto da un buon volume dell'export Boschetti (Iveco): le forti perdite mitigate soltanto da un buon volume dell'export Anche il camion europeo è in panne Le vendite crollate (-25%), ripresa forse nel '95 UNA CRISI TRIESTE DAL NOSTRO INVIATO Se i costruttori di automobili non ridono, quelli dei veicoli industriali non hanno certo da essere allegri per come sono andate le cose nell'anno che si è appena concluso. Il mercato globale europeo segna perdite vicine al 25 per cento rispetto al 1992, che a sua volta era in calo del 15 per cento nei confronti dell'esercizio precedente; sul settore si sono abbattute difficoltà occupazionali da una parte e finanziarie dall'altra (il fallimento della Daf-Leyland ed il clima di incertezza che regna in Renault dopo il fallimento delle trattative con Volvo ne sono gli esempi più significativi). Insomma, un anno da dimenticare. Giancarlo Boschetti, amministratore delegato dell'Iveco, parla del '94 usando toni prudenti: «Per il primo semestre, purtroppo, non vedo segnali molto confortanti. In Europa, tutti i governi stanno affrontando problemi di grande rilevanza, quali i tagli ai deficit pubblici, misure a favore dell'occupazione e, in prospettiva, l'esigenza di creare nuovi posti di lavoro. Se si arriverà ad intravedere una soluzione a queste tematiche, ebbene forse nel secondo semestre potrebbe verificarsi qualche segno positivo in una situazione complessiva che resterà comunque ancora stagnante. L'Italia, che come i partners europei vive queste problematiche, deve fare i conti con l'incertezza ganerata da un quadro politico complessivo, da una situazione cioè che invita cautela negli investimenti». Più ottimista, Boschetti, nella previsione a medio termine: «Avremo una minima ripresa a fine anno, ma talmente minima da non consentirci nemmeno di ripetere i risultati del '93. Un po' meglio a partire dal '95, se davvero la ripresa dell'economia Usa, che fa da volano a tutto il mondo industriale, confermerà il processo di inversione appena iniziato». A questo drammatico effetto recessivo non è sfuggita - e non poteve essere altrimenti - nemmeno l'Iveco. Si stanno facendo i conti, ma le prime indicazioni sono molto chiare: il fatturato si stabilizzerà intorno ai 7200 miliardi, cioè circa il 10 per cento in meno rispetto al '92, ed il risultato economico, parole di Boschetti, registrerà perdite significative anche in presenza di consistenti voci di oneri di ristrutturazione. «La crisi che ha colpito tutti i mercati europei - spiega l'amministratore delegato della società del Gruppo Fiat è stata parzialmente mitigata, per quanto ci riguarda, da un buon volume di esportazioni, circa ventimila veicoli, verso aree extra-europee. In Cina, nel Sud Est asiatico, in Iran, in Turchia, in Libia, in Tunisia, dove in passato abbiamo investito fior di dollari, nel '93 abbiamo cominciato a raccogliere buoni risultati. Sono Paesi che vivono con entusiasmo la reale pos¬ sibilità di aperture verso il mercato e che si muovono velocemente in quella direzione. La Cina, tanto per fare un esempio, ha una capacità di assorbimento di 700 mila veicoli industriali medi e leggeri ogni anno. Noi abbiamo investito 800 miliardi per costruirne in loco, a regime, 60.000. Oggi siamo a diecimila, ed il programma continua». Insomma, nelle parole di Giancarlo Boschetti si avverte quantomeno la speranza, quel classico cauto ottimismo di chi probabilmente sa che il peggio si sta allontanando. E che guarda al futuro con realismo, come ha fatto un industriale di Trieste, Francesco Marocchi, titolare di un'azienda di movimentazione di containers, che ha rinnovato un terzo della sua flotta acquistando 52 Eurostar (circa sette miliardi di investimento) sostenendo che la qualità del servizio si può dare soltanto con mezzi efficienti. Un segnale isolato, ma certamente utile per chi in questo Paese ha voglia di voltare pagina. Eugenio Ferraris

Persone citate: Boschetti, Francesco Marocchi, Giancarlo Boschetti

Luoghi citati: Cina, Europa, Iran, Italia, Libia, Trieste, Tunisia, Turchia