Tramonta l'impero dei Jesus

Il Maglifìcio Torinese (Robe di Kappa) rischia di fallire Il Maglifìcio Torinese (Robe di Kappa) rischia di fallire Tramonta l'impero dei Jesus // vertice del gruppo tessile torinese si ribella «Ce la faremo, ci opporremo al tribunale» TORINO. Procedura di fallimento per la Società Maglificio e Calzificio Torinese, azienda storica nel campo dell'abbigliamento «made in Italy» (78 anni di vita) dove è presente con marchi prestigiosi, tra cui i più noti sono «Robe di Kappa» e «Jesus». Per la Torino tessile, con il Gft in crisi, che sta per passare di mano (è in corsa una cordata messicana) è una batosta. Altre centinaia di posti che rischiano di saltare. Il provvedimento del tribunale è stato notificato venerdì, cogliendo di sorpresa i vertici aziendali che ora annunciano una «dura opposizione» per far «riformare una decisione» che considerano «ingiusta». «Il gruppo è sano - dice il presidente del gruppo, Edoardo Vitale, 45 anni, alessandrino, proprietario della Cesa, una delle più prestigiose società italiane di argenteria -, abbiamo già nel portafoglio '94 ordini per 30 miliardi, contratti di royalties per altri 4 miliardi, circa un terzo rispetto al prevedibile fatturato. Fra l'altro proprio venerdì, mentre arrivava il curatore, il San Paolo Finance ci aveva annunciato che le banche avevano approvato il piano di ristrutturazione finanziaria, portando il complesso debitorio dal breve al medio termine. Una boccata d'ossigeno che viene vanificata». I debiti ammontano a 40-45 miliardi, contro un fatturato '92 di 90: «Ma almeno venticinque miliardi - spiega ancora Vitale - sono di portafoglio, cioè il normale giro di anticipi sui costi di produzione che vengono poi ripianati dagli incassi». L'azienda, che nello stabilimento torinese ha oltre 200 dipendenti (altri 135 in due stabilimenti, a Padova e Tunisi, del gruppo di cui l'Mct è capofila), ora è bloccata. Può solo vendere attingendo dai magazzini, ma non produrre. Una situazione che rischia di lederne in primo luogo l'immagine a cui è legata la commercializzazione dei marchi, un provento su cui la gestione puntava per il risanamento. Vitale sta organizzando le contromosse, in primo luogo sotto il profilo legale ma non solo: «Domani chiederemo un incontro con il presidente della giunta regionale e con il sindaco di Torino. La chiusura della nostra azienda è un colpo per l'occupazione della città». Anche i sindacati scenderanno in campo. Le decisioni saranno prese in un'assemblea cui parteciperà anche l'indotto (oltre 600 persone). Ma come si è arrivati alla procedura di fallimento? E' un mezzo mistero anche per Vitale: «Dopo un decreto di ingiunzione per un debito poi abbondantemente pagato, eravamo stati sottoposti, da parte del tribunale, a "volontaria giurisdizione", in pratica un semplice controllo periodico sull'andamento della gestione. Abbiamo sempre ottemperato fornendo tutte le delucidazioni e le eventuali controdeduzioni. Credo, ma nella sentenza non se ne fa cenno né ci sono giunte altre comunicazioni, che un fornitore abbia chiesto la procedura fallimentare. Ma, se la mia riscostruzione è esatta, stava già desistendo. I giudici, evidentemente, non si sono fermati». Piero Bottino Nel carnet '94 già ordini per 30 miliardi La bella e brava Florence Griffìth (a lato) e Edwin Moses (sotto) due atleti Usa da record hanno indossato Robe di Kappa Uno dei più famosi «manifesti» della Jesus Edoardo Vitale presidente dell'Mct è deciso a ricorrere contro la decisione del tribunale

Persone citate: Cesa, Edwin Moses, Jesus Edoardo Vitale, Piero Bottino

Luoghi citati: Padova, San Paolo, Torino, Tunisi, Usa