La droga un inferno da cui si può uscire il livello degli statali
Anche Natale perduto tra i saldi? AL GIORNALE La droga, un inferno da cui si può uscire; il livello degli statali Così ho lasciato mamma eroina Mi chiamo Sergio e sono un ex tossicodipendente. Ho usato stupefacenti per 12 anni di cui 8 trascorsi in galera per spaccio e rapina. Non avrei mai creduto che io, prima considerato un bravo ragazzo, uno che non si sarebbe mai sognato di fare del male a nessuno, era ridotto a rubare e spacciare pur di procurarmi la dose giornaliera. Un giorno mia figlia, tornando da scuola, mi chiese come mai mi bucassi visto che i suoi compagni di classe le avevano detto che lo facevo, e mia moglie sopportava in silenzio, piangendo; ma nulla per me era più importante di procurarmi la droga, finché un giorno mia moglie mi ha piantato portandosi via i miei due bambini. «Un uomo è morto nel grado in cui non può comunicare. E' vivo nel grado in cui può comunicare», diceva lo scrittore americano Ron Hubbard, e io ogni giorno mi ritrovavo da solo a pensare a mia moglie e ai miei figli, ai nostri giochi, alle risate con gli amici, al mio lavoro perso, ai pianti di mia madre. Non mangiavo più, ero inagrissimo e senza forze, senza più una ragione per vivere, una persona con cui parlare. Ero ormai arrivato a toccare il fondo, ero giunto a un bivio: lasciarmi andare a una morte lenta o reagire e tornare a vivere, quando ho conosciuto un operatore di un Centro di Catania. Qui ho riscoperto l'amore, l'amicizia, il lavoro, la famiglia. Da più di un anno ho smesso di drogarmi, ho ritrovato la mia famiglia e il rispetto dei miei amici. Sto lavorando in questo centro per aiutare altri ragazzi che come me sono caduti in questo inferno chiamato drogaSergio Bottazzi, Catania L'ultima corsa di Starace Sulla Stampa dell' 11 gennaio Lorenzo Del Boca descrive la vicenda di piazzale Loreto a Milano e, in particolare, l'episodio riguardante Starace il quale, secondo lo scrivente, se ne stava passeggiando per la piazza facendo (sic!) «footing». Ma che film ha visto questo signore? Io, che ero sul posto, ricordo invece che, all'ultimo momento, a cose quasi concluse, è arrivato un autocarro su cui spiccava la figura di un personaggio impettito e sfidante. Correva voce si trattasse di Starace il quale, alla vista della famigerata tettoia così occupata ebbe un mancamento e si afflosciò come un fico maturo. A questo punto un partigiano lo colpì con il calcio del fucile e lo scaraventò a terra indi fu appoggiato ad un muro ed immediatamente fucilato. Subito dopo andò a raggiungere i suoi colleghi sulla pensilina. Tanto per correttezza storica. Luigi Bonsaver, Torino Spesso la storia è controversa ma in questo caso non ci sono dubbi: quel mattino del 1945 Achille Starace uscì di casa (abitava in via Genova) in tuta da ginnastica per la consueta corsa quotidiana. Footing, per l'appunto. Non c'è nessun film, ma basta leggere uno qualunque degli ormai innumerevoli libri su questo argomento. Venne riconosciuto dai partigiani che lo portarono al Politecnico per un processo sommario, lo caricarono sul camion che lei ha visto e lo fucilarono in piazza Loreto. Di tutta questa vicenda lei è stato un testimone certo, ma mi pare, soltanto degli ultimi minuti. Lorenzo Del Boca La promozione c'è ma non si dice Ottomila dirigenti nel comparto della Sanità, promossi automaticamente grazie ad un decreto avente valore di legge: è la notizia di fine anno 1993. In sintesi sembra si tratti di noni livelli, inquadrati auto¬ maticamente nella dirigenza. Non so se la Sanità sia un caso a sé stante, ma ciò crea timori non indifferenti per gli altri enti pubblici ai quali il provvedimento potrebbe essere esteso. Leggine t; delibere interne, in periodo di selvaggia lottizzazione, hanno già facilitato abbondantemente la carriera della gran parte dei noni livelli. Senza seri concorsi questo provvedimento viene a legittimare vecchi sistemi, indulgenti per la carriera di personale tesserato (non sempre con provati meriti e titoli) ed invece ostile a personale spe¬ cializzato senza tessera. Purtroppo questa, come altre recenti leggi, passano in un periodo che vuole apportare correzioni alla gestione passata e che rischia, invece, di consolidare, specie a livelli di responsabilità, comportamenti squalificati, senz'altro dannosi anche al servizio pubblico. Maria Jannelli, Roma Università meglio pubblica Da anni viene portato avanti un progetto di privatizzazione dell'università pubblica. Si vuole che le università si «autofinanzino» con i contributi dei privati e con un gravoso aumento delle tasse, producendo così una differenziazione tra gli atenei secondo la loro collocazione geografica e, al loro interno, secondo i settori scientifico-disciplinari. Nella stessa direzione, per gli studenti si sta introducendo il numero chiuso e per i docenti si sta ripristinando una forte gerarchizzazione, rafforzando così la gestione privatistica da parte di ristretti gruppi accademici. E all'arbitrio di un potente e ristretto gruppo accademico-ministeriale viene affidata di fatto la distribuzione delle risorse nazionali. E tutto questo in nome dell'autonomia! Un analogo progetto di privatizzazione si sta tentando di imporre nella scuola. E' in corso un pesantissimo attacco all'istruzione pubblica, alla autonomia didattica e di ricerca e al diritto allo studio, valori sanciti nella Costituzione. Attraverso un forte e unitario movimento di studenti e docenti, occorre ottenere l'accantonamento dei provvedimenti che riguardano la scuola e l'università e le dimission*' dei ministri del settore, se insistessero nel portare avanti, ad ogni costo e con ogni mez¬ zo, il progetto di privatizzazione. E' necessario anche intensificare una battaglia per la democrazia. Nella scuola va sostituita la figura del preside con un organo elettivo, attribuendo maggiori poteri decisionali agli studenti. Nell'università va realizzata la partecipazione paritetica di tutte le componenti (ordinari, associati, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, stu denti) negli organismi di ge stione e va esteso l'elettorato passivo a tutti i professori e a tutti i ricercatori. Nunzio Miraglia Coordinatore dell'Assemblea nazionale dei docenti universitari, Roma Il diritto allo studio Sul diritto allo studio vorrei ri chiamare la lettera del signor Andrea Mesaroli, laureando all'Università di Parma (venerdì 14 in questa rubrica). Uno stu dente universitario costa in media a noi contribuenti quasi 5 milioni l'anno (si veda l'inda gine di Guido Martinotti su Po litica ed economia, dicembre 1992). Il signor Mesaroli paga in tasse «poco più di un milio ne». L'indagine citata conclu de: «E' come se, senza saperlo < senza volerlo, 17 famiglie ita liane (non universitarie) si mettessero assieme per pagare le spese dell'università al figlio di una diciottesima famiglia che non solo non dice grazie ma in futuro porterà via i mi gliori posti di lavoro disponibi li». Mi pare dunque che l'uni versità sia «quasi gratuita» per chi la frequenta (e possono fre quentarla anche i figli di fami glie ricche). Il diritto allo stu dio sarebbe forse meglio tute lato risparmiando sui regali ai ricchi e migliorando borse di studio e presalari per i bisogn si meritevoli. Sergio Ricossa
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