Ostaggio dell'ascensore per 3 giorni
Viareggio, la donna non aveva acqua né cibo: «Ho pianto e urlato, un incubo» Viareggio, la donna non aveva acqua né cibo: «Ho pianto e urlato, un incubo» Ostaggio delFoscensore per 3 giorni Palazzo deserto, la salva il ritomo del compagno VIAREGGIO NOSTRO SERVIZIO Uscire una mattina d'inverno nel sole caldo di Viareggio: colazione all'aperto, una sosta all'edicola, l'acquisto dei giornali e poi a casa, a godersi il tepore dalla terrazza. Erano questi i pensieri che guidavano i passi di Mila Bertelli, stilista fiorentina, 47 anni, arrivata in Versilia anticipando il compagno Paolo, atteso per il week-end. Mercoledì 12 gennaio, ore 10. Mila varca il cancelletto bianco della sua seconda casa di via Udine, pochi passi tra le aiuole verdi e ben curate, imbocca il portone e quindi l'ascensore. Non lo fa mai, di solito preferisce sabre a piedi fino al secondo piano, ma quel mattino l'ansia improvvisa del sole quasi primaverile spazza via l'abitudine. Ed è l'inizio di un incubo. Quando preme il bottone per sabre non sa che ha solo ancora pochi attimi di quiete. La gabbia infernale si fermerà immediatamente dopo e la terrà intrappolata lì per tre giorni. Cinquantotto ore senza acqua e senza cibo. Le urla, il pianto, il richiamo sfinito che si perde nel silenzio di quella strada al limite della Città Giardino, vie e viuzze deserte e silenziose, che in estate pullulano di auto e biciclette, ed ora delimitate da seconde case vuote. «Eppure sono riuscita a resistere fino all'arrivo di Paolo, fino a venerdì sera». Alle 19 comincia l'azione dei vigili del fuoco che con gb attrezzi da scasso scardinano la porta dell'ascensore e la liberano. Lei ha un beve mancamento, le ginocchia si piegano per l'emozione, ma è un attimo, non c'è nemmeno bisogno del ricovero in ospedale. Ieri il racconto, ma solo al telefono. La coppia preferisce smaltire lontana da tutti la tensione del grande spavento. E lei racconta la sequenza drammatica di quelle ore, scandite soprattutto dal coraggio. «Come ho fatto a resistere? Mi sono imposta la calma assoluta. Sapevo che dovevo mantenermi lucida, dovevo pensare, dormire, controllare la situazione». Ma non aveva con sé nemmeno l'orologio, come ha fatto a capire quando finiva il giorno e cominciava la notte? «L'ascensore - racconta - si è fermato ad un'altezza che consentiva alla luce di filtrare attraverso le fessure del soffitto». All'interno della cabina, nonostante il guasto, la luce è rimasta sempre accesa. Ma non solo quella: per ventiquattr'ore anche il cicalino dell'allarme ha continuato a suonare rompendo i timpani a Mila. E purtroppo non c'era nessuno, aU'interno di quella pa¬ lazzina di tre piani, che potesse udirlo. La donna aveva sperato che qualcuno, come lei, approfittasse del bel tempo e arrivasse con anticipo. Aveva quindi lanciato sul pianerottolo attraverso una fessura i documenti ed il pacchetto di sigarette. Per scelta, per non bruciare l'ossigeno all'interno di quella gabbia, aveva capito che non doveva fumare. E che doveva riposarsi. Ha dormito, quindi, cercando posizioni che non affaticassero le gambe. Senza alimenti non ha dovuto liberare l'intestino, ha uri¬ nato una volta soltanto, il primo giorno. Ha soprattutto pensato, portando il sole dei Caraibi nella sua angusta prigione. «Per allontanare l'angoscia mi sono imposta di riportare alla memoria le cose più belle della mia vita. Pensavo ai viaggi, al mare, alle feste». Ha pianto e urlato, e battuto i pugni contro le pareti ogni volta che sentiva un'auto passare. Ma ha anche letto il giornale e le riviste, e ha atteso con speranza l'arrivo di Paolo da Firenze. E adesso che cosa accadrà, che cosa succede nella mente di una persona che ha vissuto un'esperienza così traumatica? «Se la signora non ha mai sofferto di malattie mentali, cosa probabilissima considerato il modo con cui ha affrontato l'esperienza, potrebbe ora soffrire del cosiddetto disturbo post-traumatico da stress - dice il dottor Giuseppe Agrimi, primario di psichiatria all'ospedale di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze -. Il soggetto nel corso del tempo può rivivere l'esperienza sofferta presentando sintomi di ansia e depressione». Perciò non è finita. E lei lo sa: «Non dimenticherò mai e non salirò mai più su un ascensore. Quando venerdì sera ho sentito entrare Paolo ho urlato con tutta la voce che mi era rimasta». Mila è stata nutrita immediatamente con succhi di frutta. A mezzanotte, finalmente, una bistecca e un'insalata. Donatella Bartolini
Persone citate: Donatella Bartolini, Giuseppe Agrimi, Mila Bertelli
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