Caccia al pene di foca, per gli amanti cinesi di Aldo Cazzullo

Caccia al pene di foca, per gli amanti cinesi AMBIENTE Ognuno vale cinquanta dollari, secondo la tradizione orientale serve per pozioni afrodisiache Caccia al pene di foca, per gli amanti cinesi In Canada 60 mila vittime, gli animalisti: fermate questa follia I cacciatori buoni prima le ammazzano con un colpo di pistola o di piccone alla nuca. Quelli con meno scrupoli le lasciano agonizzare, perse nell'oceano o gettate sulla riva. Tutti, però, strappano alle foche il pene. Lo venderanno al racket di Pechino, dov'è molto richiesto per preparare pozioni afrodisiache. Secondo un'antica tradizione cinese, da quei genitali essiccati si ricava una polvere dagli effetti mirabolanti. Come dal corno dei rinoceronti; almeno, dei pochi che restano. Ora tocca alle foche. Una diceria medievale è già costata la vita a sessantamila animali in Canada. Ogni pene vale cinquanta dollari, ottantamila lire. Gli animalisti insorgono. Centinaia di giovani tentano di curare le foche ferite, altrimenti condannate a un'atroce agonia. Altri hanno scelto la via politica. Il Fondo internazionale per la protezione degli animali, un gigante da un milione e mezzo di iscritti, accusa il governo canadese di aver già concesso la licenza ai cacciatori e chiede un embargo immediato. Dice il leader, Paul Seigel, al settimanale «Le Point»: «Dieci anni fa, la rivolta dell'opinione pubblica mondiale ha fatto crollare il mercato delle pellicce di foca. Oggi, una domanda perversa di immaginari elisir d'amore, naturalmente del tutto inefficaci, minaccia la riproduzione e l'equilibrio biologico di un'intera specie». Che la pozione magica non funzioni lo assicura anche il professor David Lavigne, grande studioso delle foche. «Non c'è nessuna prova che i loro organi sessuali possano essere utili, né tanto meno che gli uomini abbiano bisogno di accrescere i propri impulsi erotici. E' davvero una cattiva scusa per uccidere un animale e farci un po' di soldi». La strage ha colpito in particolare gli inglesi. Più di cento parlamentari hanno firmato un appello al neo primo ministro canadese Jean Chretien. «Fermate questo massacro crudele, che per giunta offende la morale sessuale»: un mezzo autogol per una classe politica scossa da scandali erotici di ogni genere. Forse anche per questo, l'Sos è rimasto finora senza risposta. Ma la caccia al pene di foca non infuria soltanto in Canada. In Namibia, denuncia il Washington Post, negli ultimi due anni le défaillances sessuali (e le superstizioni) dei cinesi sono costate la vita a 48 mila cuccioli e 2800 adulti. Uno dei grandi trafficanti si chiama Aldert Brink, un ex funzionario della protezione ambientale passato sull'altro fronte. E' lui a raccontare ai giornalisti americani come funziona il business. Il massacro dura tutto l'in¬ verno. Comincia alle prime luci del mattino, quando le foche sono ancora sulla riva. I manovali del racket separano gli adulti dai cuccioli, quelli dal cranio fragile che si spezza con una botta sola («ma ai miei uomini dico sempre di colpire due volte, non voglio far soffrire i piccoli», dice Brink). Per i maschi da quattro quintali, invece, il piccone non basta, meglio un proiettile calibro 22. Poi, la mutilazione. Al mercato di Hong Kong il loro pene verrà pagato 2500 dollari al chilo. «Come si può uccidere così accusano gli ambientalisti - un animale intelligente e socievole, che prova gioia e paura proprio come un cane o un gatto?». «Eppure - replica Brink - le madri, che vengono risparmiate, non danno segni di sofferenza. Restano lì, immobili, a guardare, come inebetite». Aldo Cazzullo

Persone citate: Brink, David Lavigne, Jean Chretien, Paul Seigel

Luoghi citati: Canada, Hong Kong, Pechino