Il fedelissimo, un duro «Questi sono affari miei» di Ugo Bertone

Il fedelissimo, un duro «Questi sono affari miei» Il fedelissimo, un duro «Questi sono affari miei» LA SFIDA m TRIBUNALE MrLANO.'KAncora una domandina, Giallombardo. Con quali soldi e per conto di chi ha comprato casa in Lussemburgo nel '92? L'ho vista, è qualcosa di più di un appartamento...». All'apparenza svagato, quasi distratto, Di Pietro aspetta le cinque passate del pomeriggio per piazzare l'ultima bordata. Ma Giallombardo è un osso duro, anche dopo otto ore filate di interrogatorio. «Sono affari miei - ringhia -. Il compratore è un mio cliente, non c'entra con le tangenti». Ma, incalza Di Pietro, ci spieghi. E' nostro dovere tentare di capire. Da dove arrivano i soldi... «Ma è una follia ribatte il funzionario Cee - perché non mi chiede come mi sono comprato la Bmw 750? 0 come pago la scuola di mia figlia? Parole, parole buone per quei giornali che mi danno addirittura del mafioso». Sì, non aveva torto Enza Tomaselli, la segretaria di Craxi: Giallombardo non emana simpatia. Aggressivo e appassionato, eppur freddo. Orgoglioso, professionale, geloso dell'immagine della sua famiglia. Ma capace, senza batter ciglio, di omertà quasi irresistibili. «Questo lo chieda a Cusani», risponde per evitare uscite impegnative. Addirittura dice: «Questo lo chieda all'onorevole Balzamo», ahimè defunto. E' pronto al corpo a corpo, dopo quasi un anno di latitanza. E non cederà, sussurrano i suoi legali, gli stessi di Craxi. Di Pietro, intanto, gli gira attorno, misura l'ostacolo, finge l'attacco poi si ferma. Capisce, il pubblico ministero, che questo è un muro contro muro di tipo particolare: perde chi perde la pazienza. Giù, perciò, con i colpi di spillo. E' lei, chiede con pazienza, il beneficiario del conto Ambest presso la Bil del Lussemburgo? «Sì - replica Giallombardo - ma il vero titolare del conto è un arabo». Un arabo? «Sì, me l'ha presentato Balzamo nell'89. Forse perché pensava che fossi una persona seria...». Già, ma come si chiama l'arabo? «Mohamed, poi altri nomi che non mi ricordo...». Sì, lì tutti si chiamano Mohamed. E che fa il suo? «E' un kuwaitiano, si occupa di petrolio. Anzi, è un avvocato. Ha lo studio a Baghdad, è iracheno». «Ma che - tuona Di Pietro - questa è la Spectre!». Nega Giallombardo. Nega quasi tutto. Sì, lavorava per il psi e prendeva lo stipendio di funzionario Cee. «Già - replica lui - ma mi sono giocato 247 giorni di ferie arretrate». Da quando si occupa di politica, dei problemi italiani? «Da quando avevo 14 anni» risponde lui, alzando gli occhi. E con Craxi parlava di politica, mai di questioni vili. E con Balzamo? Qualche consiglio, suggerimenti su chi far fuori tra i tanti nani e le tante ballerine di via del Corso. Non toccate la famiglia, però. Su quel conto svizzero, dice Di Pietro, c'è l'intestazione a nome suo e della signora Irene Ci- stulli... «E' mia moglie - insorge Giallombardo -. Non c'entra niente. E la prego di lasciarla fuori. Non la tiri in ballo, né lei né i miei figli». Ma è lui a riparlare della famiglia. E' vero, chiede l'avvocato Spazzali, che la Merchant Europe, la società sua e di Cusani, non ha mai lavorato per il psi? «Mai. Lo giuro sulla testa del mio figlio di 3 anni...». Non è difficile immaginare che il duello, già così aspro da¬ vanti alle telecamere, sarà addirittura violento tra le mura del carcere di Busto Arsizio. Da una parte Di Pietro, le sue carte, la sua carica umana e le sue astuzie da inquisitore. Dall'altra un duro come solo un burocrate sa esser duro e ottuso, all'apparenza disponibile e pronto a collaborare. Ma, oltre una certa soglia, quando si devono fare nomi e date, il buio. «Il conto Norange di Losanna - dice - è stato aperto a mia insapu¬ ta». Ma è possibile, ironizza Di Pietro? «Signor Di Pietro - replica irritato Giallombardo - adesso io vado in Svizzera e apro un conto a suo nome senza che lei ne sappia nulla. Così vedrà che una cosa del genere può accadere». Ma qui, incalza il magistrato, ci sono delle carte... «Strano - mormora l'ex segretario di Craxi - molto strano. Vorrei capire anch'io cos'è successo...». E non si scompone Giallombardo, elegante (ma non troppo) in blu, quando Di Pietro tira fuori un altro documento. «Vede - chiede il magistrato - qui c'è la sua firma e a fianco quella di Guy Kettman, che lei dice di non conoscere. Guardi bene, non vorrei che in Lussemburgo mi avessero rifilato un foglio falso...». «Sì - replica serio Giallombardo - la firma è mia». Eppoi attacca a sua volta: «Sa - dice - un anno fa un imprenditore mi ha parlato di Prada. Un de molto amico di Di Pietro che vuol vendicarsi del partito. Non gli ho parlato. Non capivo che cosa potesse volere da noi». E guarda fisso Di Pietro che tace. Che battaglia tra i due. Ugo Bertone «E non tiri in ballo la mia famiglia Loro non c'entrano» A destra Mauro Giallombardo Sopra: Sergio Cusani

Luoghi citati: Baghdad, Busto Arsizio, Lussemburgo, Svizzera