Annibaldi ma il gruppo lavora per la ripresa

n Annibaldi: ma il gruppo lavora per la ripresa LA PAROLA n RIANNODARE i fili di questa trattativa è nell'interesse di tutti; perciò non saprei dire, oggi, con quale spunto o con quale occasione ma mi auguro che il negoziato possa ripartire». Non vuol passare per ottimista a oltranza, Cesare Annibaldi, capo delle relazioni esterne Fiat. «Ma noi, come azienda - dice - abbiamo sempre dato per scontato che il nostro piano industriale, con tutte le sue implicazioni occupazionali e organizzative, andasse realizzato con l'accordo dei sindacati. Né credo che i sindacati vogliano chiudersi definitivamente la possibilità di una soluzione consensuale. D'accordo, dottor Annibaldi: a parole entrambe le parti dicono che la trattativa va ripresa, ma intanto la Fiat ha deciso di spedire unilateralmente le prime lettere ai dipendenti. Non pensate che questo strappo comprometta una ripresa efficace del negoziato? «Guardi, la situazione impone la chiarezza. E' vero che siamo convinti della necessità di riprendere a trattare; ma è anche vero che abbiamo dovuto prendere atto della mancanza, in questa fase, delle condizioni per concludere l'accordo. Cosa avremmo dovuto fare? Rinviare a data da destinarsi il varo di decisioni urgenti e indispensabili? No, non era pensabile. Per noi la metà di gennaio è stata, fin dal principio, un termine invalicabile». Resta il fatto che la lunga trattativa è stata vana e che, in sostanza, i sindacati non hanno mai ritirato l'accusa alla Fiat di scarsa elasticità. «Ma guardi, qui c'è da rimettere un po' d'ordine in tutta la storia. Gli obiettivi di competitività e di efficienza produttiva che la Fiat deve conseguire per affermarsi nell'attuale, difficilissimo mercato automobilistico internazionale sono obiettivi stringenti, che non lasciano margini, non ammettono deroghe. Quando ci accusano di scarsa fantasia, dimenticano questo presupposto fondamentale e dimenticano che di fantasia la Fiat ne ha dimostrata tanta per riuscire a operare in un contesto così difficile rinnovandosi profondamente: abbiamo lanciato un'intera gamma di nuovi modelli, abbiamo avviato Melfi. Abbiamo prodotto uno sforzo senza precedenti. E i risultati non mancheranno». Ma torniamo alla' trattativa. Cosa vi aspettavate dal sindacato: che accettasse senza discutere le vostre proposte? «No, si sbaglia, noi abbiamo dimostrato ampia disponibiUtà su molti punti qualificanti delle richieste sindacali. Non su tutti, cioè non su quelli incompatibili con gli obiettivi essenziali di competitività che dobbiamo conseguire». Ma in sostanza cosa sareste pronti a concedere alle richieste sindacali? «Chi ha seguito la trattativa lo sa bene: per Pomigliano, la prospettiva è quella che la Fiat prenda parte ad una società di promozione industriale capace di trovare nuove strade per riassorbire nel tempo gb esuberi». Qualcosa del genere di ciò che è stato sperimentato con successo a Chivasso? «Più o meno sì, con la partecipazione della Regione Campania e delle varie realtà economiche locali». E su Arese? «Be', non pretendiamo di presentare il progetto per l'auto elettrica come la panacea di tutti i mah, ma può essere comunque già oggi una realtà produttiva con ambiti di utilizzazione precisi e ben individuabih. Certo, le prospettive di Arese dopo il 1996 restano il problema più difficile da risolvere. Ma questa difficoltà è accentuata dall'accumulo di attenzione e di tensione che c'è dentro e attorno alla fabbrica». Si riferisce alla Lega? «Mi riferisco in generale a tutti coloro che non prendono atto di come Arese, con o senza auto elettrica, sia comunque destinata, già nel nostro piano originario, a restare un insediamento importante per il gruppo. E che la Fiat è convinta che vi siano le possibilità di un rilancio più generale a medio termine che coinvolga anche altre realtà industriali». Ma non crede, Annibaldi, che la Fiat non sia stata sufficientemente in grado di ricondurre i propri problemi a quelli generali dell'industria automobilistica? «Noi ci abbiamo provato, sin dal principio, riscuotendo in linea teorica la massima comprensione da parte del sindacato. Poi, nel vivo dei negoziati, questo presupposto è venuto meno nella nostra controparte, senza alcuna coerenza. Se si volesse ammettere realmente quanto è profonda la crisi di trasformazione che l'industria automobilistica mondiale sta attraversando...». Sergio Luciano «Non era possibile rinviare ancora decisioni urgenti» Cesare Annibaldi, responsabile delle relazioni esterne Fiat

Persone citate: Annibaldi, Cesare Annibaldi, Sergio Luciano

Luoghi citati: Arese, Campania, Chivasso, Melfi