la Rete stringe le maglie di Lorenzo Del Boca

Caponnetto accusa «Attenti ai piatti di lenticchie» All'Assemblea di Riccione prevale la linea dell'intransigenza la Rete stringe le maglie I delegati: no a psi e pri, «anche Occhetto è logoro» Applausi: 58 secondi a Orlando, un minuto e venti a Fava RICCIONE DAL. NOSTRO INVIATO Fra critiche, intransigenze, distinguo e prese di distanza, la Rete rischia di diventare un passeggero scomodo sull'omnibus del polo progressista. A Riccione, dove si svolge l'assemblea del movimento le chiusure di Leoluca Orlando nei confronti di Giorgio La Malfa e Ottaviano Del Turco rappresentano il leit motìv degli interventi dei delegati, nel senso che ognuno approfitta di quelle pregiudiziali per aggiungerne altre. Non solo Del Turco deve starsene a casa ma tutti quelli che hanno fatto politica nel partito socialista. I comunisti di Rifondazione si portano dentro anche i cromosomi dei conservatori e sono perciò pericolosi perché potrebbero frenare la corsa del nuovo. I delegati sardi sono perplessi per l'atteggiamento del pds che a Cagliari, nell'affaire del porto, «ha partecipato alla spartizione della torta al 50 per cento». E Gaspare Nuccio spara: «I dirigenti del polo progressista devono essere credibili e sono invece vecchi e logori». Chi? «Penso proprio ad Achille Occhetto». Il movimento di Leoluca Orlando chiede un posto al tavolo dei progressisti, ma vuole accertare che gli altri commensali «siano veramente credibili per atti di rottura con il vecchio sistema» .Irremovibili e intransigenti. «Non possiamo gettare un patrimonio di valori per un piatto di lenticchie. H tavolo non è un rospo da ingoiare. E non accettiamo di fare come la de che litigava ad oltranza per turarsi il naso al momento delle elezioni». Per questo la base della Rete chiede «il reciproco gradimento» dei candidati che verranno presentati nei singoli collegi elettorali. Gradimento che può confondersi facilmente con un diritto di veto. «Non vogliamo vincere ad ogni costo», dice Rino Piscitello, e Claudio Fava rincara: «Non voglio raccogliere voti, voglio costruire consensi». E, tuttavia, l'assemblea sente che l'aria è favorevole e che il successo è a portata di voto. Perché sprecare l'occasione propizia? I dissapori interni restano perciò a galleggiare sullo sfondo. Solo qual- che accenno, qua e là, alla Rete del Sud che vince rispetto alla Rete del Nord che morde più difficoltà per imporsi. E pochi riferimenti alla querelle sugli uomini che devono guidare il movimento in futuro. Ancora Leoluca Orlando, padre e un po' padrone della Rete? Il suo intervento è applaudito con 58 secondi di ovazione, quello di Fava che chiede ai padri fondatori di farsi da parte e diventare fratelli maggiori ottiene un battimani di un minuto e venti. Più che attorno alle proprie è meglio insistere sulle difficoltà che stanno in casa d'altri. A bastonare gli avversari ci pensa il giudice Antonino Caponnetto, che parla con un filo di voce per via dell'influenza. Un sussurro, il suo, che fa apparire ancor più spietate le sue dichiarazioni. «Dietro la Lega di Bossi non c'è nulla - assicura -, se n'è reso conto anche Giorgio Bocca. Un giornalista di Repubblica mi ha spiegato che non poteva capirlo 1 prima perché è di Cuneo e lì si capisce sempre un po' in ritardo». Pannello? «I suoi digiuni sono da brioches. Non incanta più nessuno. Deve essersi trovato sovrappeso». E' isterico il direttore del Tg4 Emilio Fede, è arrogante Giuliano Ferrara, è stato - finora - inutile il garante dell'editoria Santaniello. Dice che non gli importa nulla di come finirà Montanelli né del futuro del Giornale, ma pretende un documento a favore di padre Ennio Pintacuda «che sta subendo ingiuste persecuzioni». La de non è più un interlocutore: «Un partito che si è fatto in quattro e, se si considera Civiltà cattolica, addirittura in cinque». Inesistenti i socialisti: pure loro fatti in quattro, costretti a mendicare anche per ascoltare. Berlusconi è il bersaglio obbligato in tutti gli interventi: chi a dire che è diabolico, chi ad accusarlo di strapotere, chi a criticare che si amplifichino anche i suoi stemuti e chi a contestargli la laurea dell'Università di Catanzaro. Quando Caponnetto sostiene che il Cavaliere «spavaldamente prende in giro la gente» sembra persino moderato. Caponnetto ce l'ha con il governo perché, prima delle (dimissioni, ha deliberato l'acquisto di dieci aerei Tornado. «Per fame che cosa? Quei soldi potevano essere usati per assistere gli uniili». Lorenzo Del Boca Caponnetto accusa «Attenti ai piatti di lenticchie» L'ex magistrato Antonino Caponnetto (qui accanto) e il leader della Rete Leoluca Orlando (a sinistra)

Luoghi citati: Cagliari, Riccione