Cossiga non convince Mino e la dc resta divisa in due

Granelli: non mi candido L'EX PRESIDENTE E IL SEGRETARIO Cossiga non convince Mino e lo de resta divisa in due MBRESCIA ALE, malissimo l'incontro con Mino Martinazzoli, ma bene, benissimo l'umore di Francesco Cossiga: «Mi trova ringiovanito? Me lo dicono tutti: a differenza di quello che rapita con gli scalini, cadere dalla presidenza della Repubblica giova al buonumore e alla salute. Posso avere un po' di luce? Mi sono scritto il comunicato». Perché è venuto, senatore? «Il mio è solo un gesto di buona volontà». Sono le 19,15 e Cossiga è appena uscito dall'appartamento di Mino Martinazzoli, nebbione tutto intorno, buio: il colloquio doveva aprire spiragli tra il segretario de e il polo dei moderati che si va saldando tra Lega, Berlusconi e neocentristi de, ma spiragli non ce ne sono. Sulla sua mediazione (per schiodare Martinazzoli dalla sua intransigenza) contavano tutti, specie Berlusconi: la prospettiva è o l'unità o la scissione, correre tutti insieme contro la sinistra, o faticare divisi. Ma Cossiga non si faceva illusioni. E adesso siamo agli sgoccioli, al finale di partita. «Del tempo io non sono responsabile, prendetevela con gli orologi». Cossiga precisa: «In questa faccenda non sono mediatore, ma testimone. Sono qui per fare tutto il possibile affinché anche i moderati abbiano il loro polo unitario. Le sinistre lo hanno già costituito». E dunque com'è andata in queste due ore di colloquio? «Eh, come è andata... Le leggerò il comunicato». Attacca: «Nella prospettiva politica di una alleanza volta a realizzare un polo democratico di alternativa e di alternanza...». 15 righe di politichese stretto per dire che tutto resta lì: da una parte i neocentristi (Casini, D'Onofrio, Mastella) che scalpitano, non vedono l'ora di accodarsi al gran trattore della Lega e alla fuoriserie di Berlusconi, e dall'altra Mino il triste che dalla sua posizione non °; muove, che con i neocentristi n tratta, che la Lega la guarda e aspetta, che Berlusconi non lo capisce e neanche lo condivide. Scusi Cossiga, ma questo polo... «Non faccio previsioni, non faccio scommesse...». Ci sarà la scissione? «Quanta fretta...». Il suo ruolo è ricucire? «Cucire sapevano farlo i re, per esempio il re di Danimarca, ma i presidenti no, e meno ancora gli ex presidenti». Le spmbra che possano convivere e governare personaggi come Bossi, Berlusconi, Segni? «E perché no? Possono convivere e governare personaggi come Occhetto, Cossutta, Benetton?». Dice: «Stiamo cercando di rendere compiuta questa democrazia: due schieramenti contrapposti, la possibilità dell'alter- nanza. Ecco: non posso pensare che la de o la ex de non trovi posto nella Seconda Repubblica...». Cossiga si aggiusta il cappello, ride: «Mi fate così tenerezza, qui al freddo». Si infila nella Croma bianca, pronta a sgommare verso l'aeroporto. Saluta. Sparisce. Un minuto e sulla soglia di casa compare Mino. Se si fa vedere vuol dire che i guai sono grossi e seri e pure neri. E' stringato: «Hanno le loro posizioni e io le mie». Nulla si è mosso? «Io non ho preclusioni per nessuno. Ho visto con piacere che Bossi ha rinunciato alla provocazione separatista». Questo è un segnale? «Un segnale? Non lo so. Io guardo, aspetto...». Aspetta cosa? «Le conversioni altrui». Ma i neocentristi dicono... «I neocentristi possono dire tutto quello che gli pare, io con loro non parlo». Non gli riconosce autonomia politica? «Quale? Quella di spaccare il partito?» Quella di fare l'allenza... «Alleanza? Ascolti, non ho il potere di impedire o di favorire cose che altri hanno in testa. L'unica cosa che ho a cuore è il bene del nuovo partito. Lo dico in modo disinteressato, non mi candiderò, non ha niente di personale da perdere o da guadagnare, mi interessa solo il partito...». Il leghista Maroni dice che non c'è più tempo... «Gli ultimatum di Maroni non mi riguardano». Dice: «Se qualcuno consiglia la sparizione del mio partito, io non ci sto, abbiamo sofferto tanto per rinnovar- lo... E poi non ho sulle spalle i problemi del mondo. La nostra storia e la nostra posizione è chiara, sono gli altri che devono risolvere i loro problemi». Fine esternazione. Martinazzoli fa dietro front, torna da solo dentro al giardino di casa. L'incontro ha lasciato tutti con le stesse carte, si direbbe sia avvenuto solo per il pubblico e la buona coscienza dei giocatori. PìnoCorrias Martinazzoli avverte «Cercano soltanto di cancellare il partito» Francesco Cossiga (sopra) A sinistra, Mino Martinazzoli

Luoghi citati: Danimarca