Elezioni oggi si decide di Alberto Rapisarda

Alle urne anche lunedì 28 per permettere agli ebrei di votare? Alle urne anche lunedì 28 per permettere agli ebrei di votare? Elezioni, oggi si decide II 27 marzo è la data più probabile ROMA. Di certo c'è che oggi Scalfaro scioglierà le Camere e deciderà se accogliere o no le dimissioni presentategli da Ciampi. Di probabile ci sono le elezioni da tenere il 27 marzo, malgrado le rimostranze della comunità ebraica italiana. A Palazzo Chigi giuristi e costituzionalisti si stanno spremendo le meningi per escogitare una via che eviti lo scontro con gli israeliti ma, al momento, hanno ipotizzato solo un prolungamento delle votazioni anche alla giornata di lunedì 28, sino alle 20 o alle 22, quando ormai gli ebrei potrebbero votare. Facile a dirsi ma assai più complicato a farsi, perché il governo dovrebbe varare un decreto da fare approvare rapidamente alle Camere, anche se sciolte. Ci sarebbe in programma una consultazione dei capigruppo parlamentari. La soluzione deve essere sembrata poco praticabile alla presidente dell'Unione delle comunità israelitiche italiane, Tullia Zevi, che è stata ricevuta ieri mattina da Ciampi. «Non sono emersi elementi nuovi» ha detto, per nulla soddisfatta, la signora Zevi, al termine del colloquio. «C'è comunque comprensione. Attendo che si attui», ha aggiunto. Con la comunità ebraica sono stati protagonisti i costituzionalisti di Palazzo Chigi. A Tullia Zevi hanno dimostrato, a quanto pare, che non è possibile ricorrere alla Corte Costituzionale contro le elezioni nel giorno festivo per gli ebrei. Ma questi, assai contrariati, pare che meditino un ricorso al Tar, che potrebbe anche bloccare le elezioni una volta indette. Che la comunità ebraica abbia ragione nessuno lo mette in dubbio. Lo sostiene anche il ministro della Giustizia, Conso. «Bisogna trovare il modo di risolvere anche questo problema, nel rispetto della religione ebraica», ha detto, aggiungendo che il carnmino verso le elezioni «sarà tranquillo se sarà spedito». Allora si può votare il 20 marzo? Lo chiedono il pds e i missini, per poter permettere anche agli ebrei di votare. Ma insorge Marco Pannella, al secondo giorno dello sciopero della fame e della sete: «Rifiuto ancora di credere a quel che da molte parti si segnale come deciso e inevitabile. Spero che si tratti di veri e propri falsi. O dovrei ammettere che le peggiori interpretazioni e i peggiori sospetti erano fondati». In realtà, le elezioni il 20 marzo sembrerebbero difficili per motivi pratici e di opportunità. Ci sarebbe la difficoltà di comunicare, entro 34 giorni, ad ogni italiano in quale collegio elettorale è stato assegnato. Le amministrazioni comunali assicurano che non ce la fanno. E poi ci sono gli avversari delle elezioni pronti ad accusare Scalfaro di aver ceduto alle pressioni del pds e dei missini. Pannella aveva scritto ieri a Ciampi invitandolo, caso mai, a far tenere le elezioni il 10 aprile. «Cosa ve lo impedisce? Anche lei, temo, si sta velocemente adeguando alla ragion di Stato», Per votare il 10 aprile, va ricordato, le Camere dovrebbero essere sciolte non prima del 30 gennaio. E questo farraginoso e affannato finale si risolverebbe in qualcosa di peggio. «Questo pasticcio finale per la data del voto porta un altro po' di veleno davvero superfluo», osservava il de Gerardo Bianco. Il governo è arrivato stranamente impreparato al momento finale. Sembra che gli ebrei, consultati un mese fa ufficiosamente, avessero assicurato che per loro il voto il 27 marzo non avrebbe creato problemi. Poi avrebbero cambiato opinione. Ma poi, tocca al presidente della Repubblica o al governo scegliere la data? E' prerogativa sostanziale del capo dello Stato, fece sapere Cossiga quando era al posto di Scalfaro. «La scelta della data spetta al presidente della Repubblica» dice, da Napoli, il presidente della Camera, Napolitano. n quale avvisa che sono in atto «manovre destabilizzanti che, in particolare in quest'ultimo periodo, hanno teso a creare ostacoli al potere di scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica». Alberto Rapisarda Il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi

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