EDIPO SFONDA IL MITO

EDIPO SFONDA IL MITO EDIPO SFONDA IL MITO Dalla reggia di Tebe alle porte di Atene: Hemy Bauchau colma le lacune del racconto di Sofocle LA EDIPO che si ac« ceca con le fibu✓ le della veste di Giocasta e implora da Creonte la grazia dell'esilio è una vittima degli dei, un eroe che soccombe inorridito alla scoperta che le azioni più innocenti e più degne della sua vita sono state delle atroci nefandezze e si condanna a un futuro di disperata espiazione. Quello che ricompare a Colono accompagnato da Antigone è un vecchio mendicante circonfuso di saggezza e di nobiltà, che Teseo accoglie con onore e accompagna fin sulla soglia del bosco delle Eumenidi, porta d'accesso dell'eternità. Quale metamorfosi è avvenuta? Attraverso quali esperienze il penitente si è purificato del parricidio e dell'incesto e il cieco si è trasformato in veggente? Quanti anni sono trascorsi da quando è uscito dalla reggia di Tebe con gli occhi grondanti nero sangue a quando si è presentato alle porte di Atene? Quale impulso l'ha guidato fino a questa meta finale? Le varie versioni del mito non offrono risposte e Sofocle lascia nell'ombra più fitta lo spazio che separa le due diverse incarnazioni del suo personaggio. A colmare la lacuna provvede ora Henry Bauchau che, alle soglie degli ottant'anni, si avventura sulle tracce di Edipo e di Antigone lungo l'accidentato cammino che porta dalla Beozia all'Attica. Con Edipo ha una lunga frequentazione. Anzi, la fedeltà a questo mito è il più appariscente tra i fili di continuità che s'intravedono in mezzo alle molteplici avventure intellettuali e professionali della sua vita: è stato prima avvocato, poi fondatore e direttore di un collegio femminile svizzero e infine psicoterapeuta, ha scritto una pièce teatrale su Gengis Khan, una imponente biografia di Mao Zedong, ma con Edipo si è confrontato a partire almeno dal 1947, quando è entrato in psicanalisi con Bianche Reverchon-Jouve, e poi di nuovo all'inizio degli Anni Sessanta, quando ha preso a frequentare i seminari di quel sagace indagatore dell'Edipo a Colono che è stato Jacques Lacan. Non è certo un caso che una sua prima rielaborazione del mito La machination, che è piuttosto la rielaborazione di una rielaborazione, di un Sofocle già rivisitato da Cocteau - ve¬ da la luce nel '69, quand'egli è appena uscito da una esperienza di psicanalisi didattica con Conrad Stein. Questo Edipo sulla strada che esce oggi in una intensa traduzione di Adriano Marchetti prende l'avvio direttamente da Sofocle, più precisamente da una battuta che l'eroe pronuncia al culmine della sua sventura - «Segua il mio destino la sua strada» - e non si propone tanto come una superfetazione, quanto come un'integrazione del mito, una libera invenzione autorizzata - in qualche modo addirittura richiesta - dal silenzio delle fonti. E' passato quasi un anno da quando la tragedia si è consumata, gli occhi di Edipo hanno smesso da tempo di sanguinare, ma le sue piaghe interiori non si sono cicatrizzate. Ha Attraverso quali esperienze il penitente si è purificato dell'incesto e del parricidio? tergiversato anche troppo. Domani, all'alba, partirà per andare «da nessuna parte, non importa dove». Impietosita alla vista del padre brancolante nella strada deserta, Antigone disubbidisce ai fratelli e si mette in cammino con lui. Il loro non è un viaggio, ma un vagabondaggio fuori della geografia o della cronologia conosciuta, in una regione impervia e imprecisata di scogliere e di alte colline e in un tempo scandito da calamità, esperienze, rivelazioni. E quelle che segnano il cammino da Tebe a Colono non sono le tappe di un itinerario ma le stazioni di un percorso iniziatico. In esse Edipo, cieco ma dotato di una misteriosa seconda vista, di volta in volta scolpisce una scogliera, guarisce gli appestati, intaglia statuette di legno, canta e racconta le sue

Persone citate: Adriano Marchetti, Bauchau, Bianche Reverchon-jouve, Cocteau, Conrad Stein, Gengis Khan, Henry Bauchau, Jacques Lacan, Mao Zedong

Luoghi citati: Atene