Ivrea chiama Sicilia «Regalateci le arance»

Ivrea chiama Sicilia «Regalateci le arance» Matteja (Lega) scrive al presidente della Regione Ivrea chiama Sicilia «Regalateci le arance» Tremilacinquecento quintali di arance (costo previsto fra 120 e 130 milioni), per creare un fondo di solidarietà contro la crisi del Canavese e della Sicilia. «Possiamo mettere insieme decine di milioni da destinare a disoccupati o cassintegrati delle due regioni in pochissimo tempo» dice Bruno Matteja, deputato leghista che ha scritto al presidente della Regione Sicilia, Francesco Martino, chiedendogli di procurare gratuitamente le arance per il carnevale di Ivrea. «Ogni anno quintali di agrumi finiscono nelle discariche, perché non dirottarli a Ivrea e utilizzarli per i tre giorni di battaglia a colpi di arance?» si chiede Matteja. Ma i 120-130 milioni da dove salterebbero fuori? «Semplice - spiega Matteja - tutti gli arancieri si autotassano per comprare le arance dalle diverse cooperative di produttori: se la Sicilia potesse offrire ad Ivrea gli agrumi, i soldi degli arancieri potrebbero servire ad aiutare le centinaia di persone che hanno perso in questi mesi i posti di lavoro». Resterebbero le spese di trasporto delle arance: «Nessun problema, alcuni autotrasportatori si sono offerti di andare e tornare dalla Sicilia a costi ridottissimi». Matteja è convinto di farcela: «Certo, con le arance gratis, molti arancieri potrebbero sentirsi autorizzati a non versare la somma che ciascuna squadra richiede per partecipare alla battaglia. Ma il nostro Carnevale non può non riscoprire la solidarietà, specie in un momento così difficile per Ivrea e il Canavese travolti dalla crisi dell'informatica». Che si sta riflettendo sui bilanci di previsione degli organizzatori, ridotti all'osso per i numerosi no degli sponsor, pubblici e privati, del passato. «Non dimentichiamo che una larga parte del nostro Carnevale, unico per la sue origini storiche in Italia, si basa sull'autofinanziamento» dicono a Ivrea. Ma la proposta di Matteja lascia scettico Pietro Ramella, da pochi giorni presidente del Consorzio che organizza il Carnevale. «E' un'idea molto interessante: deve però fare i conti con una manifestazione che nasconde grandi egoismi». Secondo Ramella, la parola «solidarietà» è decisamente estranea a tutta la manifestazione. Spiega: «Chi accetta di indossare i panni dei protagonisti, il Generale o la Mugnaia o degli altri personaggi principali, lo fa per interesse, perché sa che il Carnevale è un ottimo veicolo pubblicitario, che ne ricaverà un discreto tornaconto personale. E questo perché si tratta quasi sempre di gente che nella vita di tutti giorni fa il commerciante, il libero professionista o è impegnato in politica». Una tesi contestata da Cristiana Ferraro, protagonista femminile dell'ultimo Carnevale. «Ho fatto la Mugnaia né per egoismo né per tornaconto personale o pubblicità, ma per la voglia di essere, qualche giorno, una protagonista. A me il Carnevale ha sempre dato un grande senso di solidarietà: Ramella dovrebbe partecipare un po' di più alla festa». Replica l'assessore: «E' ima festa che seguo da sempre e di cui conosco le radici storiche. I vecchi ideali di libertà non esistono più: la solidarietà, come segno esteriore, è rimasta solo nelle fagiolate che in passato erano il momento in cui il popolo aveva cibo in abbondanza. Altri segnali non ce ne sono». Non vuole farsi coinvolgere nella polemica Matteja: «Tutto dipende se dalla Sicilia arriveranno le arance gratis» dice il deputato leghista che lunedì andrà a Palermo per incontrare il presidente della giunta siciliana. Ma il progetto deve fare i conti anche con i venditori di agrumi e i mediatori: vendere 3500 quintali di arance, pagati pronta cassa, è un affare che sono in molti a non volersi lasciare sfuggire. Guido Nova ria Lodovico Paletto «Se i proiettili del Carnevale saranno gratuiti daremo i soldi risparmiati a disoccupati e cassintegrati» La battaglia delle arance al Carnevale dura tre giorni A fianco l'on. Bruno Matteja: «Se occorre andrò in Sicilia per sostenere la mia richiesta» Sopra il vescovo mons. Bettazzi