Galliani zitto davanti ai giudici di Claudio Giacchino
Galliani zitto davanti ai giudici Galliani zitto davanti ai giudici Racconta l'affare Lentini, però tace sul nero TORINO. Sguardo d'acciaio, mascella volitiva, ingobbito nel loden scuro, passo deciso: ecco Adriano Galliani inaugurare la sfilata dei Grandi del calcio davanti ai giudici torinesi. L'amministratore delegato del Milan è il primo degli accusati dall'ex presidente granata, Gian Mauro Borsano, di aver pagato miliardi in nero per comperare i migliori giocatori del Toro. Alle 16,10 il calvo plenipotenziario di Berlusconi per le cose pallonare varca l'ingresso della procura subalpina scortato da tre avvocati (Gianaria, Mittone e Berruti), immortalato da undici fotografi e cameramen, atteso da quattordici cronisti. Destinazione: l'ufficio dei sostituti procuratori Gian Giacomo Sandrelli e Alessandro Prunas che dopo aver indagato Borsano cominciano oggi a interrogare i suoi presunti complici nei pagamenti clandestini di Lentini, Dino Baggio, Cravero e Policano. Galliani deve rispondere sull'acquisto di Lentini (giugno '92), vi è costretto dalla confessione di Borsano: «Il Milan pagò il calciatore 18 miliardi e mezzo: ma, in nero, versò 5 miliardi sul mio conto in Svizzera, a Lugano, altri 1500 milioni me li diede in Cct». L'amministratore delegato rossonero, sull'argomento «nero» tace, s'avvale della facoltà di non rispondere. Parla, invece, sui temi, chiamiamoli così, generali, ricordando agli inquirenti che la trattativa, laboriosissi*na, per strappare Lentini alla Juventus è «stata condotta tutta da me, solo da me». Tre quarti d'ora e Adriano Galliani ricompare, fende la siepe di taccuini, s'infila sulla Panda dei suoi difensori. L'unica dichiarazione: «Nulla da dire». La Panda s'allontana. Sorprendente la brevità dell'interrogatorio, più che chiara, diremmo quasi solare, la sua suddivisione tra silenzio e spie¬ gazione. Il silenzio sicuramente è stato una scelta/obbligo dato che, a quanto pare, i magistrati dispongono non solo delle parole di Borsano ma anche di documenti. La spiegazione era necessaria per tenere Berlusconi al di fuori dalla vicenda, per far sì che il Sire non sia nemmeno sfiorato dal dubbio di aver, in qualsivoglia modo, avuto un ruolo nella Lentini-story. Soddisfatti gli inquirenti e soddisfatti gli avvocati. Non è frequente che i primi lo siano se l'interrogato sta zitto: quando lo sono significa che il mutismo è da loro considerato come una ammissione, come un implicito riconoscimento che le loro tesi sono ben poco confutabili. I secondi, in genere, lo sono sempre: il difensore ha quasi il dovere pubblico dell'ottimismo. Fulvio Gianaria e Alberto Mittone, due principi del foro di Torino, parlano di «dichiarazioni spontanee del nostro assistito, clima cor¬ diale». La Fininvest, in un comunicato, si spinge oltre, sostiene che Galliani «s'è presentato spontaneamente ai giudici», nessun cenno sulla scelta, ribadita dal numero 2 della Procura, Marcello Maddalena, di avvalersi della facoltà di non rispondere. All'amministratore delegato milanista non è stato contestato un reato specifico, gli inquirenti sono ancora incerti tra il falso in bilancio e l'evasione fiscale. La prossima settimana tocca agli altri Grandi del calcio accusati da Borsano: Luca Montezemolo ed Enrico Bendoni per Dino Baggio alla Juve, Corrado Ferlaino per Policano al Napoli, Sergio Cragnotti per Cravero alla Lazio. Non come indagato, ma come testimone, sarà sentito l'avvocato Chiusano. Intanto, c'è un'inchiesta sull'Icogest, l'agenzia alla quale Goveani ha appallato la biglietteria del Toro. Claudio Giacchino
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