Mussolini, a Salò l'incontro con Dio? di Marco Neirotti
Mussolini, a Salò l'incontro con Dio? Rivelazioni nel libro (fuori commercio) di un sacerdote-storico: il confessore del Duce mi ha detto... Mussolini, a Salò l'incontro con Dio? De Felice: «Ho molti dubbi, solo voci ma non ci sono documenti» Il GIORNALI hanno appena finito di raccontare o «commemorare» Galeazzo Ciano fatto fucilare I dal suocero, Benito Mussolini, e, subito, appare un altro volto del Duce: ecco il capo del fascismo che si confessa per mezz'ora a un francescano e chiude l'incontro in lacrime; eccolo che riceve l'Eucarestia; eccolo che chiede una «Messa in suffragio» per il fratello Bruno; eccolo che giura a Rachele «affetto davanti a Dio». La «conversione» di Mussolini è rilanciata con forza da Avvenire, il giornale della Cei. Senza eccedere nell'enfasi da scoop, ma cogliendo tutti gli spunti religiosi possibili, Luciano Garibaldi presenta sul quoti- diano dei vescovi «un volume dall'insolito titolo»: Disputa sulla conversione di Benito Mussolini. Sono 168 pagine, edizione fuori commercio della «Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe» di Poma. L'autore è don Ennio Innocenti, storico, docente di filosofia teoretica e teologia fondamentale. Che co¬ sa rivela don Innocenti? Racconta le confidenze che gli fece un altro religioso, il francescano padre Eusebio (per l'anagrafe Sigfrido Zappaterreni, morto nell'85), che si adoperò per evitare deportazioni di ebrei e che avrebbe incontrato Mussolini poco prima del 25 luglio, avviando un sodalizio con il gran capo della Repubblica sociale di Salò. Padre Eusebio, in verità, pubblicò le sue memorie presso l'editore Dino, ma nulla disse in quelle pagine della conquistata spiritualità del Duce. La raccontò invece al collega. E don Ennio riporta quei segreti: mezz'ora di confessione finita in pianto per entrambi, penitente e assolutore. La ricostruzione del religioso nel volume - e di Luciano Garibaldi su Avvenire - è minuziosa, dettagliata. Giustamente votata all'aspetto religioso: Benito che intende troncare l'illecito rapporto con Claretta, fino ad astenersi dai rapporti sessuali, Benito e la Eucarestia, Benito e i suoi incontri con padre Gine¬ pro (il loanese Antonio Conio, morto nel '62), cappellano militare. Insomma, un Mussolini che, prima della fine, avvia una conversione che, più di un giallo, sta sospesa fra intuizioni, illazioni, forse speranze. Rispettoso ma scettico è lo storico Renzo De Felice: «Io ci credo poco, anzi ho forti dubbi», dice con semplicità. Professor De Felice, perché non crede a questa tardiva fede del Duce? «Non so bene su che cosa si basi tutto ciò. Che negli ultimi anni, fra '43 e '45, Mussolini abbia letto libri di religione, di filosofia morale, è vero. Ma questo è un risvolto del suo stato di isolamento, direi un percorso più intellettuale che religioso». Dunque, il libro di don Innocenti è inaffidabile? «Non l'ho letto, quindi non lo giudico. Spero che le affermazioni non siano soltanto delle confidenze senza riscontro, che siano provate, tutto qui. A dire il vero, io ho nella mia biblioteca un libro con lo stesso titolo e lo stesso autore, anche lui edizione fuori commercio, pubblicato ne'1'83. Erano 61 pagine. Sono aumentate ora. Vedremo che cosa si è aggiunto. Ma non basta dire: mi hanno confidato e quindi scrivo... La storia si fa con i documenti». Insomma, certe frasi del Duce non bastano? viFrasi come: "Ti giuro affetto davanti a Dio", sono retorica, non vogliono dire nulla». Padre Eusebio - ripreso da don Innocenti - e Ginepro da Pompeiana: due importanti sponde religiose per Mussolini. Come li giudica? «Partiamo dal presupposto che erano entrambi fascisti. La mia valutazione personale, comunque, è che tutto sommato sia più attendibile il Ginepro, autore di Ho confessato il Duce». E le lacrime di fronte a padre Eusebio? «Io non ho preconcetti, la storia non si fa con i preconcetti. Fornitemi elementi attendibili, altrimenti ho diritto ai dubbi. A me tutto questo appare come un grattacielo costruito su una palafitta». Marco Neirotti «Venne a confessarsi parlammo per mezz'ora, alla fine piangemmo insieme» Benito Mussolini. Uno storico racconta: «Così si confessò»
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