Gli aumentano l'affitto Disoccupato si dà fuoco di F. Mil.
Napoli: padre di 4 figli, è in fin di vita Napoli: padre di 4 figli, è in fin di vita Gli aumentano l'affitto Disoccupato si dà fuoco Lo Iacpgli ha raddoppiato il canone «Basta pagare, non ce la faccio più» NAPOLI DAI. NOSTRO CORRISPONDENTE «Basta pagare sempre io, non si può». Una manciata di parole sconnesse, seguite da una frase pronunciata con un sorriso folle da un uomo in preda a un tremito incontrollabile: «Non ve ne andate, vi offro uno spettacolo di quelli che non vedrete mai al cinema o in tiwù». Poi, in pochi secondi, accade l'irreparabile: l'uomo si cosparge gli abiti di benzina e accende un fiammifero, trasformandosi in una torcia, mentre i vicini gli si lanciano addosso nel tentativo di spegnere le fiamme. Sabato Pesce, 45 anni, è agonizzante in un letto dell'ospedale «Cardarelli» di Napoli. I medici stanno facendo di tutto per salvargli la vita, ma sono pessimisti: «Il suo corpo è devastato dalle ustioni», dicono. Quel che non possono spiegare è il perché di un gesto così terribile: non sanno che Sabato, disoccupato da oltre un anno, padre di quattro bambini uno dei quali handicappato, ha deciso di morire perché non poteva neppure pagare il fitto di casa a Solofra, un paese in provincia di Avellino. Una settimana fa l'Istituto Autonomo Case Popolari, proprietario dell'appartamento in cui abitava, aveva mandato a lui e a tutti gli altri assegnatari un avviso di pagamento degli arretrati e di adeguamento del canone. Se fino a qualche mese fa Sabato pagava 85 mila lire il mese, d'ora in poi avrebbe dovuto sborsarne quasi duecento. Una cifra irraggiungibile per lui. Fra i testimoni del suicidio c'è l'amministratore del condominio, Carmine Guacci. Nei suoi occhi si può ancora leggere tutto l'orrore della scena alla quale ha assistito. «Ero con un amico nel garage dello stabile - ricorda -, Ho visto Sabato che stava pulendo la sua auto, una vecchia 127. L'ho salutato, ma lui mi ha risposto in modo strano. Non te ne andare, ha detto, ora ti faccio assistere a uno spettacolo indimenticabile. Ha afferrato una tanica piena di benzina e se l'è vuotata addosso. Non posso pagare sempre io, ha mormorato prima di accendere il fiammifero. Io e il mio amico siamo rimasti impietriti, incapaci di fare un solo gesto, di dire una sola parola. Ma è stata questione di un attimo, perché poi ci siamo lanciati su quel poveretto nella speranza di spegnere le fiamme». La vita non ha mai dato granché a Carmine Pesce. Con la moglie e i figli aveva dovuto lasciare il paese di origine, Serino, dopo il terremoto dell'80. Prima di entrare in possesso dell'appartamento dell'Iacp, la famiglia aveva vissuto a lungo in un campo di containers a Solofra. Sabato aveva trovato lavoro: addetto ad una pompa di benzina. Ma l'anno scorso era stato licenziato, e da allora sbarcava il lunario svolgendo mille mestieri. Recentemente aveva ottenuto dal Comune un sussidio di poche centinaia di migliaia di lire. La gente di Solofra lo ricorda come un uomo gentile ed estremamente riservato. «Non ha mai chiesto elemosine ma solo lavoro - spiega Carmine Guacci -. E quando qualche amico si è fatto avanti per aiutarlo, lui ha sempre insistito per sdebitarsi in qualche modo». Negli ultimi tempi, Sabato era diventato apprensivo e irascibile. «Aveva cominciato a bere - racconta un conoscente -. Forse perché ia vita cominciava a pesargli troppo». [f. mil.]
Persone citate: Carmine Guacci, Carmine Pesce, Serino
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