Un altro cadavere nel giallo Palme

Il nuovo delitto negli Usa, dove l'uomo (estremista di destra) si era rifugiato Il nuovo delitto negli Usa, dove l'uomo (estremista di destra) si era rifugiato Un altro cadavere nel giallo Palme Ucciso ilpresunto killer delpremier svedese OSLO NOSTRO SERVIZIO C'è un nuovo mistero nel giallo dell'omicidio del premier svedese Olof Palme, avvenuto a Stoccolma la sera del 28 febbraio 1986. Mentre in Svezia si riprende a indagare, negli Stati Uniti viene ucciso l'uomo che per primo fu sospettato dell'assassinio e subito dopo scagionato, tra i dubbi, per insufficienza di prove. Victor Gunnarsson, 40 anni, si era trasferito nella cittadina di Salisbury, in North Carolina, sette anni fa, appena conclusa la vicenda giudiziaria. Teneva contatti costanti con la famiglia ed era solito andare in Svezia con regolarità. Ma dall'inizio dello scorso mese di lui non si sapeva nulla e ieri il quotidiano svedese Expressen ha dato la notizia del misterioso assassinio: due colpi di pistola alla testa. La morte risale probabilmente a un paio di settimane fa, il corpo privo di vestiti è stato trovato da alcuni operai ai margini della Blue Ridge Parkway, strada che taglia una foresta, a un paio d'ore di macchina dalla casa della vittima. «C'è qualcosa di strano in questa faccenda», ha detto ieri all'Expressen l'ex ispettore di polizia Borje Wingren. Fu lui il primo a interrogare Gunnarsson il 6 marzo 1986, una settimana dopo l'assassinio dello statista. In un libro uscito nell'autunno scorso («Lui ha sparato a Palme»), Wingren ricostruisce le indagini e i pasticci combinati dagli investigatori (uno scandalo, hanno scritto molti giornali), e conclude lasciando intendere di essere convinto che Victor Gunnarsson fosse coinvolto in qualche modo nell'attentato al Primo ministro. L'interessato ha sempre respinto ogni accusa, negando anche di essere un estremista di destra, ma pare non abbia mai potuto fornire un alibi completo per quella sera del 28 febbraio 1986, nella quale fu sentito criticare Palme e la socialdemocrazia mentre si trovava in un caffè vicino al luogo dell'omicidio. Ora l'ex sospetto numero uno viene eliminato, a poche settimane dalla decisione del Parlamento di Stoccolma di istituire una nuova commissione d'inchiesta per battere finalmente a fondo la pista (finora sottovalutata nonostante i ripetuti richiami dei mass media) che condurrebbe agli intrecci tra circoli deviati di estrema destra nella polizia svedese e il neonazismo internazionale, che in Scandinavia conta su un'importante rete di contatti. In altre parole, colpire Palme come simbolo della socialdemocrazia e della distensione Est-Ovest. Il primo ministro fu ucciso alle 23,21 mentre camminava accanto alla moglie Lisbet, in pieno centro, a Stoccolma: un uomo si avvicinò, fece fuoco e si diede alla fuga. Alcuni testimoni che avevano frequentato la zona quella sera diranno poi di aver notato, poco prima dell'assassinio, diverse persone munite di ricetrasmittenti aggirarsi da quelle parti. Chi erano? Poliziotti, si è detto. Ma le stesse versioni ufficiali si sono contraddette più volte e c'è chi ha cercato di insabbiare la storia di quegli agenti misteriosi con l'aria da «007» e i walkietalkie in mano. Rende lo scenario ancora più torbido la storia della soffiata ricevuta dalla polizia, un mese prima dell'assassinio, circa presunti piani di attentato a opera dei neofascisti «ust.ascia» croati: la protezione del capo del governo non fu migliorata. Comunque sia, è evidente che dopo il delitto gli investigatori erano piuttosto confusi, alla disperata ricerca di un colpevole. Inizia un vero balletto dei sospetti, dopo Gunnarsson, un gruppo di indipendentisti curdi, fermati e subito rilasciati. Cadono le prime teste importanti tra i responsabili delle indagini: il commissario Hans Holmer abbandona il caso. Mentre gli investigatori brancolano nel buio, si rincorrono le voci più diverse sull'attentato: una ritorsione irachena per la vendita di armi svedesi all'Iran; un complotto tra Cia e P2; un gruppo di volontari svedesi dell'organizzazione Stay Behind (corrispondente alla Gladio italiana); militanti razzisti sudafricani; gli ustascia e le deviazioni nella polizia. Poi, però, spunta un colpevole isolato: siamo nel dicembre 1988, viene fermato un tossicodipendente pregiudicato, Christer Pettersson. Il 27 giugno 1989 una discussa sentenza di primo grado afferma che è stato lui a uccidere Palme, ma il movente resta inspiegabile. Pochi mesi più tardi, la corte d'appello cancella la condanna all'ergastolo e scagiona Pettersson. E' un nuovo scandalo. Così, a quasi otto anni da quella drammatica sera, la morte di Palme resta un mistero. E ora sorge il dubbio che, negli Stati Uniti, si sia appena fatto tacere per sempre qualcuno che sapeva. Zenone Sovilla Stoccolma aveva appena deciso di riaprire le indagini Nella foto piccola a sinistra il presunto assassino di Olof Palme Qui accanto il luogo del delitto il giorno dopo il crimine In alto il premier ucciso