Coloni negri nella città del Klan di F. P.
Coloni negri nella città del Klan Quattro adulti e sette bambini tornano a Vidor, da anni «riserva bianca» Coloni negri nella città del Klan Trasferiti di notte e difesi dalla polizia NEL TEXAS RAZZISTA NEW YORK. Sono arrivati di notte, proprio nelle ore immediatamente prima dell'alba, le più buie. Hanno preso possesso di alcuni appartamenti ed hanno cominciato a trasferirvi le loro cose, mentre gli uomini armati arrivati con loro sorvegliavano la scena dai punti strategici di cui si erano prontamente impadroniti. Quando i difensori si sono svegliati, il fatto era ormai compiuto e il fortino aveva un gruppo di nuovi abitanti, tutti dalla pelle nera. La battaglia per l'integrazione a Vidor, cittadina texana tutta bianca fondata dal padre di King Vidor, il regista di «Guerra e pace», è ricominciata così, con questo «blitz», e nessuno sa come andrà questa volta. Il tentativo precedente dell'anno scorso falli miseramente. Dopo mesi di angherie, di insulti e di minacce, i pochi neri che si erano trasferiti nel complesso di case popolari chiamato senza molta fantasia Vidor Village, avevano di nuovo fatto le valigie. Ne era rimasto uno solo. Si chiamava Bill Simpson e per un po' fu considerato un eroe. Poi, nel settembre scorso, anche lui cedette. «Sono stufo di passare il tempo a chiedermi quale insulto sta per arrivarmi addosso», disse, e se ne andò a Beaumont, città dove la presenza nera è molto alta, appena in tempo per incontrare una pallottola vagante che lo centrò in piena testa. A sparare era stato un nero. La fine grondante simboli di Bill Simpson sembrava aver concluso i tentativi di portare l'integrazione a Vidor, uno di quei posti dove viaggiando in automobile puoi trovare gli striscioni «Benvenuti nella terra del Ku Klux Klan», e che fino a qualche anno fa del Kkk era proprio il centro, con le loro sedi nella «Main Street». E invece dopo la sua partenza era piombato il nuovo segretario dello Hud (Housing and Urban Development), Henry Cisneros, e aveva fatto un discorso molto chiaro. «Nell'America del 1993 non permetteremo a nessuno di dire a nessuno dove può o non può vivere in base al colore della sua pelle», aveva detto, promettendo che avrebbe preparato una «massa d'urto» di inquilini neri con cui riempire il Vidor Village. Quella massa è arrivata l'altro ieri all'alba, ma definirla d'urto sarebbe un po' eccessivo. Si tratta complessivamente di quattro adulti e sette bambini. Lo Hud aveva provato a mettere in piedi un'operazione più massiccia. Ma delle centinaia di nomi che aveva estratto dalla lista di coloro che hanno presentato domanda per avere una casa popolare, solo questi hanno accettato di vivere questa avventura. Fino all'altro ieri il volontari erano di più, si dice, ma all'ultimo momento molti di loro non j se la sono sentita. A proteggere | questi undici, ora, ci saranno giorno e notte i poliziotti. Resteranno lì «a tempo indeterminato», dice Cisneros, in una situazione che riporta alla memoria gli Anni Sessanta, quando i neri entravano nei luoghi pubblici scortati per l'appunto dagli agenti di polizia, non proprio felicissimi di quel compito. In questo caso, dicono gli uomini di Cisneros venuti a dirigere il blitz, la polizia locale sta collaborando, ed anche la popolazione locale. I problemi che /anno scorso hanno fatto abortire l'iniziativa, dicono, «erano provocati da attivisti venuti da fuori». E infatti pare che a voler difendere la purezza bianca di Vidor sia soprattutto un gruppo del Mississippi, che l'anno scorso, dopo la partenza di Bill Simpson, organizzò una «parata della vittoria». Vi parteciparono in pochi, giurano gli abitanti di Vidor. [f. p.]
Persone citate: Beaumont, Bill Simpson, Cisneros, Henry Cisneros, King Vidor, Main, Urban
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