I Ferruzzi contro Berlini di Susanna Marzolla

I Ferruzzi contro Berlini I Ferruzzi contro Berlini Per gli «sperperi» di Gardini Anche Sbardella al processo MILANO. Mentre Mauro Giallombardo risponde alle domande del gip, al processo Cusani il pm Antonio Di Pietro sta preparando gli assaggi di quello che sarà l'interrogatorio di oggi. «Desidero comunicare che stanotte si è costituito a me Mauro Giallombardo», dice all'inizio di udienza, con palese soddisfazione. Chiede che Giallombardo venga interrogato subito in aula e il presidente Giuseppe Tarantola lo accontenta: fissa per oggi un'udienza «ad hoc» per l'ex segretario di Craxi e per l'avvocato Agostino Ruju. Gli «assaggi» consistono nell'interrogatorio di alcuni imprenditori che hanno dichiarato di aver pagato, o preso accordi per pagare, proprio Giallombardo. Aldo Beiteli (imprenditore di Mantova che lavorava per l'Enel e ha pagato «qualche miliardo» a de e psi): Nel '91 Balzamo mi presentò Giallombardo come nuovo segretario di Craxi. Questi mi chiese di dare una mano al psi e mi propose di sottoscrivere un contratto di consulenza per 250 milioni con la Merchant Italia (la società di cui è socio anche Cusani, ndr). Giorgio Fadda (dirigente della Pefin): Ricevetti una richiesta di contributi da Giallombardo per il psi. Pagai 50 milioni sotto forma di consulenza alla Merchant Italia. Sergio Dompè e Francesco De Santis (industriali farmaceutici): Incontrammo Craxi e gli proponemmo di contribuire al partito. Lui disse che ci avrebbe mandato qualcuno e arrivò Giallombardo (Di Pietro, ironico: Cosa vi disse, mi manda Picone?). Ci propose un contratto di consulenza, 100 milioni, con la Merchant, ma poi l'affare non andò in porto. Fin qui le testimonianze sul ruolo di Giallombardo per il psi. E l'Enimont? Di Pietro ieri si è fatto ripetere da Pino Berlini, l'uomo in Svizzera del gruppo Ferruzzi, quanto aveva già detto Panzavolta: cioè di aver versato per conto della Calcestruzzi 500 milioni su un conto in Lussemburgo; uno dei conti riconosciuti come propri da Sergio Cusani. Di Pietro: Panzavolta ci ha detto che andavano a Giallombardo per conto del psi; a lei disse a cosa servivano? Berlini: No. Ma Di Pietro è soddisfatto lo stesso, perché Berlini racconta anche di un altro versamento fatto, per ordine di Cusani, su un conto ai Giallombardo. L'avvocato Giuliano Spazzali continua a mettere in dubbio le somme presentate da Berlini. E fornisce anche una notizia: la famiglia Ferruzzi, esclusi gli eredi Gardini, ha intentato causa, in Svizzera, a Berlini; il giudice gli ha già ordinato di mettere a disposizione tutti i documenti e per il 28 gennaio è già fissata la prima udienza. «Un'occasione unica - dice a Di Pietro - per poter finalmente mettere mano in quelle carte». Da cui, secondo il legale, potrebbero venir fuori molte cose: ad esempio che per la Coppa America di vela Gardini speso non 10 miliardi, bensì 23 milioni di dollari. «A questo punto bisogna capire so i soldi della maxi-tangente sono andati ai partiti o anche ai manager», dice Di Pietro. E chiede che siano ancora sentiti Sama e Garofano. Tarantola non risponde: sembra ormai rassegnato a un processo che si allarga sempre più. Ieri, ad esempio, è comparso il nome dell'andreottiano Vittorio Sbardclla. A farlo è stato Giorgio Moschetti, senatore de. Assieme al commercialista Mauro Boccolini, ha raccontato la storia di un versamento dell'Ansaldo alla società romana Elettra di cui è contitolare Paolo Badoglio, nipote del maresciallo Pietro. Ma cosa c'entra Enimont? C'entra: il versamento (un milione di dollari) passa su un conto all'estero di Boccolini e finisce in buona parte sul conto FF 2927 della Trade Development Bank di Ginevra. Lo stesso conto su cui lo Ior ha versato 2 miliardi e 200 mila dollari dei Cct di Enimont. Cusani ha detto che lui, di quel conto, non sa nulla. Ne sa qualcosa proprio Sbardella? Gli verrà chiesto in aula, dove è stato convocato per mercoledì. Susanna Marzolla

Luoghi citati: America, Ginevra, Italia, Lussemburgo, Mantova, Milano, Svizzera