Sisde «giallo» delle bobine Polizia al Tg1: non trasmettete di Francesco Grignetti

Il tg delle 20 costretto al silenzio, ma gli altri riescono a mandare in onda i servizi Il tg delle 20 costretto al silenzio, ma gli altri riescono a mandare in onda i servizi Sisde, «giallo» delle bobine f Polizia al Tgl: non trasmettete ROMA. Convulsioni di fine Repubblica. Puntuale alla vigilia di decisioni nevralgiche, il caso-Sisde fa segnare un'altra giornata di fibrillazione per i Palazzi della politica. «Panorama» e «Tgl» fanno il colpo giornalistico dell'anno: mettono le mani sulle famose bobine registrate da Broccolotti e si dispongono a divulgarle. Ci sono tinelli della Banda del Sisde che parlano a ruota libera, di soldi dati e ricevuti, di miliardi, di progetti per insabbiare lo scandalo. Girano sempre gli stessi nomi eccellenti, su queste bobine, come su di una roulette truccata: Scalfaro, Mancino, Parisi. L'impressione è enorme, nel Palazzo, fin dal mattino, quando cominciano a circolare le prime anticipazioni di «Panorama». Si scopre così anche il nome del famoso senatore chiamato in causa da Broccolnlti: è Learco Saporito, de, di Salerno, buon amico di Nicola Mancino. I due, comunque, smentiscono tutto decisamente. E anzi, Mancino a fine mattinata incassa la solidarietà convinta di Carlo Azeglio Ciampi che, in pieno Consiglio dei ministri, tesse il suo elogio. A sera, poi, colpo di scena. Su ordine della magistratura romana, indispettita dalla fuga di notizie, la squadra mobile si presenta nelle due redazioni «incriminate» e intima il silenzio-stampa. La divulgazione di segreti d'ufficio non s'ha da fare. Volcic accetta e consegna il servizio alla polizia, servizio corredato dalla viva voce di Broccoletti. Poi compare in video e protesta. Anche il Cdr del Tgl protesta e intanto i due giornalisti autori dello scoop - Liana Milella ed Ennio Remondino - vengono interrogati. Tutto il pomeriggio in procura, si cerca la fonte della fuga di notizie. E' una strana inchiesta, questa che riguarda i fondi neri del Sisde. Riesce sempre, dal fondo del barile, a far emergere qualche «brillante» sorpresa. Questi nastri, ad esempio, registrazioni di un dialo¬ go a tre voci tra Broccoletti, la «zarina» Matilde Martucci e il cassiere Gerardo Di Pasquale, sembrano tanto una mina innescata nel delicato ingranaggio della politica. Da quarantott'ore, poi, non si parla di altro che del fantomatico senatore X, che avrebbe fatto da messaggero tra Mancino e gli 007. Fin dal mattino piovono secche smentite da ogni senatore d'Abruzzo, finché non si incarica «Panorama» di svelare il mistero. E' Learco Saporito, salernitano, eletto nel collegio senatoriale di Spoleto. Vicepresidente del gruppo de, buon amico di Mancino, è lui ad essere chiamato in causa. Non appena viene a sapere il fatto, Saporito si eclissa in uno studio di legali. Per lui, parlerà una fredda nota di avvocati: «In attesa di ogni eventuale convocazione, nell'opportuna sede in cui fornirà ogni ragguaglio o chiarimento, il senatore contesta recisamente le versioni apparse sui giornali». Ma per quanto riguarda le smentite, la cronaca della giornata ne è più che ricca. Comincia Vincenzo Parisi, capo della Polizia: «E' tutto grottesco». Smentisce anche il prefetto Lauro, che annuncia querele per tutti. Segue a ruota il ministro Mancino: «Né a cena a casa mia, né altrove ho mai parlato con senatori abruzzesi o di altra regione, democristiani o di altro partito, della questione Sisde». Mancino è seccatissimo per i continui tentativi di coinvolgerlo in questa vicenda: «Davanti al tribunale dei ministri avrò modo di deporre liberamente per fare definitiva chiarezza su tutta la manovra e le montature in mio danno». A suo sostegno, in giornata, si schiererà l'intero Consiglio dei ministri. Quando Ciampi, durante il commiato, parlerà bene di lui, più di un collega ministro si alzerà dalla poltrona per applaudirlo. Segue comunicato: «Particolare solidarietà a nome di tutto il governo al ministro dell'Interno, nei cui confronti esiste già una proposta di archiviazione da parte dei magistrati della procura di Roma». Di tanto can-can sembra spaventarsi anche Nino Marazzita, legale dell'accusatore numero uno Broccoletti: «I nastri - dice - sono un'ingiusta condanna per il capo della Polizia e per il capo dello Stato. Dalla divulgazione, Broccoletti ne trarrà un danno di proporzioni tali da mettere in grossa difficoltà l'attività difensiva». Più o meno quanto fanno sapere dalla loro cella i diretti interessati. Al deputato Verde Alfonso Pecoraro Scanio, che li ha incontrati nel corso di una ispezione a Rebibbia, sia Antonio Galati che Maurizio Broccoletti hanno espresso un solo timore: «Noi siamo chiusi qua dentro senza possibilità di replica. Ma ci accorgiamo che sulle nostre teste c'è una grande strumentalizzazione della stampa e della politica. Questo ci fa paura». Francesco Grignetti Maurizio Broccoletti (sopra) A sin. Matilde Paola Martucci «Per diventare capo della polizia ha sborsato...»

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