Al tavolo liberal-democratico

Al tavolo liberal-democratico Al tavolo liberal-democratico In tredici a pranzo, per convincere Segni MILANO. Saletta riservata, ristorante del centro. In 13 a tavola e qualcuno tocca subito una posata, mai dimenticare la scaramanzia. E' cominciato così, a mezzogiorno di ieri, l'ultimo giro della corsa al Polo liberaldemocratico. Chi ci sta? Presenti: Lega Nord, Lista Pannella, Neocentristi, i Forza Italia di Berlusconi. Assenti, giustificati da un fax di solidarietà, i Partisti laici ex pri, psi, psdi. I nomi dei tredici? «Tanto chi li scrive verrà smentito», scherza ma non troppo il leghista Maroni. A tavola anche il cavaliere Silvio Berlusconi? In attesa di smentita sì, in persona, anche se non per tutta la colazione. Risultato della colazione, finita con il caffè alle tre del pomeriggio: Lega, Pannella, Neocentristi, Forza Italia e Pattisti laici sono impegnati nella stesura di un programma comune. Si rivedranno domani e, da lunedì, sotto con le riunioni per definire liste e candidati. Obiettivo immediato: smuovere Mario Segni, costringerlo a decidere in questi giorni, in queste ore, in cambio di una scontata e naturale candidatura a Palazzo Chigi. Altrimenti, non dovesse aderire Segni, questo tavolo da 13 ha già deciso: avanti così, anche senza Mariotto che non potrà che ritrovarsi solo con Mino Martinazzoli e il Ppi. Con il caffè è stato deciso di non perdere altro tempo: a Mario Segni, per rispondere sì o no, non più di 48 ore. E scadono domani sera. «La porta si sta chiudendo», commenta Roberto Maroni, il «tessitor cortese» con delega in bianco da Umberto Bossi. Anche Maroni non vuol mettere nome ai 13 della saletta riservata, ma riconosce che alla fine un certo buon umore era piuttosto diffuso. All'ora dei telegiornali si è visto e sentito la dichiarazione di Berlusconi: «Oggi sono più ottimista». Maroni chiosa: «Anch'io. Si voleva verificare se iniziano le doglie del parto, e ho l'impressione di sì». L'ottimismo, per la verità, non sarebbe sulle intenzioni di Segni: 70 probabilità su cento va con Martinazzoli, 30 su cento si siede al tavolo e fanno quattordici. «Segni pendola insiste Maroni -: se capisce che con noi c'è possibilità di vincere arriva, diversamente si perde buona parte dei pattisti, resta solo con Zanone e se ne va al suicidio con Martinazzoli. Auguri». In serata a Segni è stata raccontata questa riunione milanese di mezzogiorno. Nessun commento, nessuna risposta, tanto c'è tempo fino a domani sera, no? «Ripeto - si annoia Maroni -, domenica sera si chiude la partita e saluti». Da lunedì liste e candidati, ma già ieri qualcosa è finito su un grosso block notes a quadretti. Anche le parole di Silvio Berlusconi: «Se può servire alla vittoria la mia candidatura è pronta. Così come sono pronto a farmi da parte, se dovesse servire...». E mentre si chiudo- no i giochi per il Ppi di Martinazzoli resta aperta soltanto una fessurina: «Ma il merito di Martinazzoli, dopo sei mesi, è uno solo: aver finalmente deciso, aver finalmente detto che per lui la Lega deve correre da sola. Sappia - giura Maroni da Varese - che sarà guerra. E sappia che non chiudiamo al Ppi, perché sarà un parto gemellare». Ottimismo, fretta, chi c'è c'è. E all'ultimo giro le solite voci balorde ieri sera hannno dato per certo un incontro tra Berlusconi e Bossi. Ma all'ora di cena Bossi era impegnato con il professor Gianfranco Miglio, le sue delusioni e il suo scetticismo: «Tutto inutile, mi ritiro dalla politica». Non è la prima volta. Al professore non piacciono le mediazioni, figurarsi un abbraccio tra il suo Umberto e Ombretta Fumagalli Carulli. Bossi è andato dal professore deciso e convincente. Come dovrà essere oggi, al consiglio federale della Lega. Riunito per digerire le ultime sorprese e le prossime liste elettorali. Giovanni Cerniti II presidente della Fininvest Silvio Berlusconi: c'era anche lui al pranzo di ieri

Luoghi citati: Milano, Varese