Acquaviva punta al centro

Acquaviva punta al centro Acquaviva punta al centro «Progressisti incoerenti pur di vincere» ROMA DALLA REDAZIONE Senatore Gennaro Acquaviva, perché i «liberal-socialisti» aderiscono al Patto di Maria Segni? «Stiamo compiendo una scelta lineare e coerente. Senza trasformismi e furberie, convinti che questa scelta è l'esito più appropriato per quella parte del socialismo italiano che si riconosce nel rinnovamento e nella cultura di governo espressa dalla presenza di Giuliano Amato a Palazzo Chigi. E vogliamo indicare un cammino inverso a quello intrapreso nel «tavolo dei progressisti». E cioè? «Loro hanno cercato prima di tutto un'alleanza elettorale mettendo insieme in un unico calderone moderati e rivoluzionari rimandando a chissà quando i problemi di omogeneità e di coerenza connessi a un'alleanza di governo. Noi facciamo il contrario. Ci riconosciamo nel cartello che indica prima del voto Mario Segni come premier di un governo fondato su un programma. Siamo disponibili a confrontarci con tutte le forze politiche che vogliono concorrere all'attuazione di questo progetto». Anche la Lega? «Naturalmente non abbiamo preclusioni di principio. Il tavolo dei progressisti mette insieme alla rinfusa le forze più disparate. Noi auspichiamo un polo di centro-sinistra che sappia rappresentare le forze che si riconoscono in una cultura di governo». Insomma volete imboccare una via opposta a Del Turco. «Io stavo con Del Turco quando l'estate scorsa indicò Segni come premier. Lui ha cambiato idea, io resto sempre su quella linea». Segni un tempo era il nemico numero uno del psi di Craxi. «Lo dico con franchezza: abbacinati dal presidenzialismo non capimmo allora le ragioni della battaglia di Segni». Lei usa la prima persona plurale. Qualche maligno potrebbe ricordare che molti di voi erano vicinissimi a Craxi. «Non c'è nulla da rinnegare. Scontiamo catastroficamente errori del passato. Quella politica l'ho condivisa e ho contribuito a definirla. Oggi siamo in grado di girare pagina e di presentarci vivi e credibili in questa nuova fase della vita democratica. I trasformisti sono altri: da Ripa di Meana a Pierre Camiti. Hanno preferito imbrancarsi in un'impresa dal forte sapore frontista che ha come suo perno indispensabile Rifondazione comunista. Vedano loro». E al pds lei non dà nessun credito? «Il pds, che dimostra di continuare a sciacquare i suoi panni nel trasformismo piuttosto che nel socialismo democratico, non riesce a fare un passo avanti. Resta intatta la sua vocazione frontista. Il che non permette la crescita di un sistema bipolare ancora in uno stadio infantile. E l'Italia ha bisogno di una forza di Centro che l'aiuti a diventare una democrazia matura, dove la lotta politica non sia la battaglia tra due estremismi».

Persone citate: Acquaviva, Craxi, Del Turco, Gennaro Acquaviva, Giuliano Amato, Mario Segni, Ripa Di Meana

Luoghi citati: Italia, Roma