Elezione il rebus della data

Gli ebrei: no al voto nel giorno della nostra Pasqua. Addio dei neocentristi alla de Gli ebrei: no al voto nel giorno della nostra Pasqua. Addio dei neocentristi alla de Elezione il rebus della data Scalfaro deve scegliere tra 20 e 27 marzo QUALI POTERI A CIAMPI ~1 Sisde, bufera per i nastri / magistrati bloccano il Tgl Mancino: prove prefabbricate LO scioglimento delle Camere al quale siamo prossimi è un esempio di grave eccezionalità. Diciamo questo, essendo da tempo persuasi della sua assoluta necessità. Il fatto che una misura sia assolutamente necessaria e insieme eccezionalmente grave dà l'idea della difficoltà del tempo che attraversiamo. In tutta la storia della Repubblica, invano si cercherebbe un precedente. Mai il Parlamento è stato sciolto - come invece ora per carenza di rappresentatività. A parte gli scioglimenti tecnici, si è trattato per lo più di dare la parola agli elettori di fronte alla decomposizione del quadro parlamentare e di governo. Gli stessi partiti, per uscire dallo stallo, chiedevano il ricorso alle urne. Erano, di solito, autoscioglimenti cui il Presidente della Repubblica faceva da notaio. Il caso odierno è tutt'altra cosa. Una maggioranza parlamentare avrebbe anche potuto esserci e operare, ma questo non avrebbe avuto alcuna importanza. Si comprende così come siano stati del tutto irrilevanti i tentativi dell'ultima ora per rianimare il governo in carica o sostituirlo con uno nuovo: tutte cose oggi insensate. Il Parlamento deve essere sciolto perché si è determinata una distanza incolmabile rispetto ai cittadini, anzi una vera e propria repulsione. L'ineluttabilità di questo scioglimento non deve però indurci a sottovalutare i potenziali pericoli. Per la prima volta, viene riconosciuto al Capo dello Stato un compito di interprete diretto e immediato dell'opinione pubblica. In una democrazia rappresentativa, questo interprete non può che essere il Parlamento, liberamente eletto secondo procedure pubbliche e nel leale confronto delle posizioni. Ammettere un altro e più alto interprete, fuori di ogni regola e garanzia, significa mettere pregiudizialmente il Parlamento sotto tutela e aprire la strada alla demagogia. Era per questo che in molti, in passato, si era negata la legittimità dello scioglimento per carenza di rappresentatività. Oggi Gustavo Zagrebelsky CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA ROMA. Oscar Luigi Scalfaro è intenzionato a sciogliere le Camere domani, per mandare gli italiani alle urne il 27 marzo. Ieri, secondo la procedura prevista dalla Costituzione per lo scioglimento delle Camere, il Capo dello Stato ha interpellato Spadolini e Napolitano. Tutto sembra quindi deciso, anche se sulla data delle elezioni anticipate resta il «giallo»: il rabbino Toaff ha chiesto a Scalfaro e a Mancino di non far coincidere l'appuntamento del voto con la Pasqua ebraica che cade, appunto, il 27 marzo. Gli ebrei minacciano un ricorso alla Corte Costituzionale. Si acuiscono, intanto, i conflitti all'interno della democrazia cristiana, dove la posta in gioco è la vera e propria sopravvivenza. Mentre Martinazzoli ammonisce Segni a non trattare con Bossi, l'ex presidente Cossiga accetta l'invito dei neo-centristi scudocrociati ad esporre a Martinazzoli le loro ragioni e si incontra con lo stesso Segni. G. Cerniti, A. Di Robilant M. Grameilini, F. Martini e A. Rapisarda ALLE PAGINE 2-3-4 COSSIGA IN CAMPO ha trasmesso un servizio di circa sei minuti in cui venivano ricostruiti i dialoghi fra Broccoletti e altri ex agenti del Sisde. Il ministro dell'Interno, Nicola Mancino, ritiene il contenuto dei nastri «una palese manipolazione al fine di pervenire a prove disperate». E, in merito alla sua posizione nel quadro dell'inchiesta, ha smentito ogni ipotesi di dimissioni: «Non vedo la ragione per compiere un atto del genere; non ho nessuna volontà di farlo. La procura di Roma ha ribadito la mia completa estraneità ai fatti. Aspetto serenamente il giudizio del Tribunale dei ministri cui sono pervenute le carte con la richiesta di archiviazione».

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