Decolla una speranza per il Torino di Marco Ansaldo

Luigi Giribaldi, finanziere piemontese che vive a Montecarlo, è pronto a rilevare il club Luigi Giribaldi, finanziere piemontese che vive a Montecarlo, è pronto a rilevare il club Decolla una speranza per il Torino «Niente cordate, voglio decidere io Mi batterei per tenere Mondonico» TORINO. Neppure il Notaio sapeva che dall'ultimo piano di un lussuoso albergo di Montecarlo si stava preparando la scalata più credibile al Torino. Goveani lo ha scoperto ieri. Luigi Giribaldi, l'immobiliarista e finanziere torinese, che si dice pronto a rilevare la società ha scavalcato infatti l'attuale presidente e si è rivolto direttamente al curatore fallimentare che ha il possesso delle azioni granata, il dott. Aime. «Un contatto informale attraverso i miei consulenti» ci ha spiegato Giribaldi, ma è quanto è bastato a convincerlo a proseguire nel proprio progetto. E' ancora da dimostrare che l'operazione giunga a buon fine. Gli ostacoli sono molti a cominciare dal fatto che a Goveani potrebbe non piacere questa manovra che lo estrometterebbe dal ruolo e da ogni trattativa. Il Notaio è più favorevole a una soluzione che lo veda ancora nel Toro, in compagnia di alcuni partners: ritiene di avere dei diritti su quelle azioni che il tribunale ha sequestrato. Ma almeno c'è la conferma di un interesse concreto, da parte di un personaggio che non appartiene al mondo di nani e ballerine, che in situazioni come questa si mettono sotto i riflettori per cercare pubblicità. Giribaldi ha 68 anni. Torinese, ex-camionista, ebbe l'idea di fondare nel 1964 un'azienda di trasporto merci, la Traco, che diventò il più importante servizio di corriere espresso con quasi 3 mila dipendenti. «Consegna in giornata» era il motto dell'azienda. Una novità. Da quella, nacquero altre attività nel settore immobiliare, finanziario e del trasporto, si associò persino con Bud Spencer nella gestione di ima compagnia di aerei-merci, la Mistral Air. E da un paio d'anni, venduta la Traco, Giribaldi vive a Montecarlo, dove si occupa soprattutto di operazioni finanziarie e valutarie. Il personaggio è importante, economicamente solido, con buone relazioni anche perché nel '90 entrò in uno dei salotti buoni della finanza italiana, acquistando una percentuale azionaria della Gaie, di cui erano soci tra l'altro Raul Gardini, Camillo e Carlo De Benedetti. C'è da chiedersi perché Giri- baldi si sia fatto vivo solo ora, dopo che in passato aveva rifiutato più volte di entrare nel Torino di cui è tifoso, anche se non particolarmente passionale. La prima sensazione è che questa volta, a differenza di quando lo contattò Borsano, si senta più tutelato dal fatto che sui misteri granata si è posato il setaccio della magistratura e della Guardia di Finanza: insomma chi compra non lo fa certo a scatola chiusa, come un anno fa. La seconda spiegazione sta nel fatto che persino la Fiat si è preoccupata della situazione del Toro: se la società dovesse fallire sarebbe un trauma fortissimo per la città, un evento insopportabile. E come successe dodici anni fa con Sergio Rossi (buon amico di Giribaldi), il piano di salvataggio è scattato con la sensibilizzazione degli imprenditori più in sintonia con il Toro. «Posso dirle che Agnelli vede bene la cosa, perché tutti, pure la Juventus, in questo momento sperano nel rilancio del Torino che restituirebbe vita alla città», spiega l'imprenditore. Cosa la frena ancora? «Voglio controllare i conti e vedere bene la situazione, per questo non mi sono ancora mosso in via ufficiale: se ci sono le condizioni di chiarezza e di pulizia che mi piacciono posso definire l'acquisto. Altrimenti abbandonerò tutto, con dispiacere perché quando si arriva alla mia età si sente pure l'esigenza di fare qualcosa per gli altri». Lei però non ha contattato Goveani. Le sembra il modo migliore di procedere? «Non critico Goveani, mi sembra un tifoso coraggioso, ma ho scelto la strada di fare da solo con i miei consulenti. Io voglio essere solo a decidere, almeno nella prima fase. Poi potrei circondarmi di qualche amico. Si vedrà. Di soci che vogliono dare un contributo morale se ne trovano sempre tanti. Sono gli altri, quelli con il soldo in mano, che si vedono di rado». Cos'è cambiato rispetto a un anno fa? «Borsano era simpatico, ma, per dirla tutta, non mi piaceva. C'era qualcosa di complicato, troppa gente che ci voleva guadagnare e mi dicono cose strane anche di vari personaggi del passato. E poi è cambiata la situa¬ zione: non voglio assistere al fallimento del Toro, non l'accetto». E' ottimista? «Se tutti dicono la verità e mettono le carte in tavola sì. Al 90 per cento comprerei la società». Come definisce lo stato del Torino: difficile, grave o co¬ matoso? «Per quanto ne so, comatoso. Tuttavia ci si può anche svegliare dal coma». Nel caso acquistasse la società, che farebbe? «Prima cosa farei entrare un po' di aria pura, voglio un Toro puli- to con tutta gente giovane, i miei consulenti». Insomma chi ci lavora oggi non le piace. «Ognuno ha i propri uomini, io credo nei giovani. E non mi affiderei più ai maneggioni e ai mestieranti, soprattutto nella co- struzione della squadra. Ma i progetti si possono elaborare soltanto a cose fatte. Posso dire però che mi batterei per tenere Mondonico, è un allenatore che da quattro anni fa miracoli, non credo ce ne sia uno migliore di lui. E confermerei Zaccarelli». Signor Giribaldi, ogni possibile acquirente sostiene che porterebbe il Toro allo scudetto. Lo dice anche lei? «Io penso che questa società debba essere almeno la terza in Italia, al massimo potrei vederla tra le prime cinque ma non al di sotto. Bisogna lavorare in quella direzione, puntando sui prodotti del Filadelfia perché è giusta la programmazione accennata da Goveani che vuole una squadra di tutti ragazzi nati in casa. Ma qualche campione ci vuole. Se non altro per crescere i giovani». Marco Ansaldo Luigi Giribaldi (a destra) insieme all'attore Bud Spencer, suo socio in un'impresa di trasporti aerei Aguì'eraèsulmercato:ildgdelToro,Randazzo,èinSudAmericipervenderlo

Luoghi citati: Filadelfia, Italia, Montecarlo, Torino