Canta tu Snoopy di Masolino D'amico

In un musical a Roma le strip di Schulz In un musical a Roma le strip di Schulz Canta tu, Snoopy Battute, risate e piccole nevrosi impaginate in un mondo di cartone ROMA. Nati più o meno contemporaneamente al cinema, i fumetti si prestano spesso e bene ad essere convertiti in spettacolo, in particolare quando i loro eroi sono coinvolti in lunghe e articolate avventure, vedi i vari (Superman», «Batman» e via dicendo. Quando come nel caso della mitica serie «Peanuts» si tratta di strip brevi, unità narrative di tre-quattro disegnini costruite in funzione della battuta conclusiva più o meno fulminante, una soluzione può essere quella adottata ieri dagli autori di una commedia molto fortunata a New York e a Londra, «You Are a Good Man, Charlie Brown», oggi da quelli, sempre americani, di «Snoopy, il Musical», visibile oltre che oltreatlantico e oltremanica, all'Orologio, in una versione italiana di Massimo Corizza e con regia di Riccardo Cavallo. Qual è questa soluzione? Quella di prendere i personaggi - be', diciamo un po' dei principali - e senza perder tempo a descriverli, tanto ci si rivolge agli iniziati, farli semplicemente agire impegnandoli appunto in minisequenze narrative, della durata di pochi secondi ciascuna: nei 70' senza intervallo ci sfilano così davanti alcune decine di strip, talvolta raggruppate per tema - quelle davanti al consultorio di Lucy, quelle davanti al canile di Snoopy, quelle a scuola, quelle durante la notte di Halloween, quando Linus aspetta il Grande Cocomero - talaltra isolate, ogni tanto intervallate con canzoncine che i vari membri del cast cantano da soli o in coro, accompagnati da un pianoforte vero ma anche da una colonna registrata. Per la verità queste canzoncine, che pure introducono una variazione necessaria, sono il punto me- no forte della serata, perché le musiche non sono memorabili, le parole vanno spesso perdute, e soprattutto il canto non è il punto forte di nessuno degli attori. Ma le altre note sono tutte positive. Un'iniziativa di questo tipo si reggerà, lo avrete capito, esclusivamente sulla qualità della realizzazione, ossia sul garbo o meno con cui i viventi nonché la cornice entro cui essi si muovono sapranno rendere il sapore dei disegni di Schulz, e sul ritmo o meno con cui verrà snocciolata la filastrocca delle citazioni. Ebbene, qui, anche a giudicare dalle accoglienze entusiastiche ricevute alla prima (dalle quali si può presumere che la serie di repliche continuerà ben oltre il finora previsto 6 febbraio), gli obiettivi sono stati raggiunti assai gradevolmente. Su di una moquette verde, fra elementi scenici di cartone ritagliato, come disegnati da bambini (è a quanto pare la riproduzione dell'impianto originale dell'edizione off-Broadway), sette giovani si muovono con delicata ironia, divertendosi a riprodurre gli atteggiamenti e le piccole ne- vrosi rispettivamente di Lucy, Linus, Sally, Piperita Patty, Snoopy, Woodstock, e naturalmente Charlie Brown, in un intreccio di piccole gag a due o tre personaggi. Complessivamente le donne - Claudia Barboni come la dispotica Lucy, Alessandra Korompay come la svampita e sorridente Sally, Cristiana Lionello come Piperita Patty sempre preoccupata dalle dimensioni del proprio naso - sono più convincenti, ma vorrei dire, ancora più convincenti, degli uomini, considerando che questi oltre a fornire un'ottima prestazione con Francesco Pannofino, un Charlie Brown commoventemente giuggiolone (Fabio Calvani come Linus si limita a succhiarsi il pollice stringendo la sua coperta), hanno il compito, più arduo, di impersonare gli animali. Nel caso di Woodstock, Roberto Quarta se l'è cavata mettendosi una tuta e un ciuffo gialli, e vagando con aria distratta su pattini a rotelle. Neri Marcorè, uno Snoopy formato extralarge, ammicca forse un po' troppo; ma fa centro anche lui. Masolino d'Amico In brevi scenette la «filosofia» dei peanuts Un punto debole le canzoni Nella foto gli attori Francesco Pannofino e Claudia Barboni nei panni di Charlie Brown e Lucy

Luoghi citati: Londra, New York, Roma