Un colpo al cuore in un film sbagliato di Lietta Tornabuoni
25 PRIME CINEMA «The innocent» con la Rossellini Un colpo al cuore in un film sbagliato UNA volta hai un colpo al cuore, il più delle volte ti cadono le braccia. Alla prima apparizione nel film, seduta al tavolo d'un caffè berlinese, vestita truccata e pettinata nello stile degli Anni Cinquanta, ansiosa e radiosa, immobile, Isabella Rossellini è talmente somigliante a sua madre Ingrid Bergman da dare l'emozione d'una resurrezione, d'una reincarnazione, d'una gemellarità misteriosa: appena si muove, parla o recita, mostra invece la sua incompatibilità con il cinema, evidente quanto la sua armonia ideale con la fotografia. Palesemente ammaliato dalla somiglianza, il regista ha voluto sottolinearla pure in una sequenza d'addio all'aeroporto (una donna e due uomini, uno amato e lasciato, l'altro scelto senza amore) ricalcata sulla scena conclusiva di «Casablanca»: idea banale, gretta, e anche scema. Di soluzioni simili ce ne sono parecchie, nel film tratto da «Lettera a Berlino», il romanzo molto bello di Ian McEwan pubblicato da Einaudi: e il fatto che McEwan sia pure sceneggiatore di «The Innocent» dimostra quanto scrivere romanzi e scrivere film siano lavori diversi. In «Lettera a Berlino», oltre lo stile, tre elementi sono in particolare affascinanti: la guerra fredda dello spionaggio nei Cinquanta, nell'ex capitale tedesca divisa in settori presidiati da differenti occupanti, con la faticosa realizzazione da parte degli angloamericani d'un tunnel sotterraneo nel settore sovietico per installare apparecchiature di intercettazione telefonica; la diversità conflittuale tra americani e inglesi; l'amore d'un tecnico civile in¬ glese per una giovane donna tedesca e il lungo straordinario racconto di come i due taglino a pezzi il cadavere del marito di lei per chiuderlo in due valigie e liberarsene. Nel film questo massacro è eluso o quasi censurato, l'atmosfera berlinese d'epoca è mal ricostruita, i forti significati etici si perdono. In più, la storia viene evocata oltre trent'anni dopo con una pre-postfazione di rara goffaggine, in un rincontrarsi dei due ex amanti invecchiati a Berlino, e proprio nel giorno della caduta del Muro: tu guarda la combinazione. Infine il «miscast», la scelta dell'interprete sbagliato per il personaggio, fenomeno sempre più frequente nel cinema industriale meno abile o nelle coproduzioni internazionali più casuali, stavolta è clamoroso. C'era da interpretare un militare americano di mezz'età, cinico volgare e forte, spiccio e violento, pratico e fanatico, dedito al turpiloquio e alla estroversa cordialità minacciosa, eterno fumatore d'un grosso sigaro? Benissimo: per fare l'americano cafone hanno preso un inglese raffinato, Anthony Hopkins; mentre per fare l'inglese hanno preso Campbell Scott, un perfetto giovanotto americano. Lietta Tornabuoni THEINNOCENT di John Schlesinger con Anthony Hopkins, Campbell Scott, Isabella Rossellini, Donald Nitschke Genere drammatico Usa/Inghilterra, 1993 Cinema: Etolle di Torino; Ariston di Milano; Hollday e Quirlnetta di Roma
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