Calvino guerra per le lettere di Raffaele Crovi
polemica. «Il belpaese» pubblica un carteggio con Vittorini, la vedova accusa polemica. «Il belpaese» pubblica un carteggio con Vittorini, la vedova accusa Calvino, guerra per le lettere Inediti sotto chiave, ma è giusto? r~ POTREBBE intitolarsi I \Aspettative tradite o II calvario di uno scrittore di ìpróvincia, oppure Vittorini I e Cahino «operai di libri», il carteggio in parte inedito che per quindici anni andò avanti tra Vittorini, Calvino e Raul Lunardi intrec dando rigore e passione intellet luale con la faticosa iniziazione letteraria di un esordiente. Ma potrebbe anche scatenare un acceso processo tra le eredi dì Calvino e «il Belpaese» che lo ha appena pubblicato come Cronistoria di un romanzo. «Nessuno ci ha interpellato», dicono infuriate la figlia e la vedova dello scrittore. Anzi, si meravigliano che un uomo come Raffaele Crovi, nell'editoria da qiiarant'anni, si comporti come un editorucolo pirata alle prime armi. «Ma quale permesso, si tratta di lettere già pubblicate - minimizza, cercando di imbrogliare le carte, il direttore editoriale di Camunia -. Non avevo bisogno di chiedere niente, perche quel carteggio uscirà da Einaudi, per mia cura, in una storia della collana "I gettoni". E poi, si tratta di un saggio». Ma delle 15 lettere di Calvino a Lunardi, solo tre compaiono nell'epistolario calviniano 1 libri degli altri (Einaudi); a via Biancamano, il volume di cui parla Crovi lo aspettano da due anni. Dal montaggio di lettere viene fuori comunque una storia intrigante dai risvolti tragicomici. Siamo nel 1951 ed Einaudi ha appena inaugurato «I gettoni», collana che sotto la direzione di Elio Vittorini vuol rinnovare la letteratura con voci di giovani. Presentato da Muscetta, Raul Lunardi, 35 anni, maestro elementare a Sassoferrato e assistente volontario a Urbino, invia un dattiloscritto alla Einaudi. «Il libro è certo da prendere in considerazione», risponde l'allora redattore Calvino. Ma il ritmo è «faticoso» e consiglia «diffidenza verso un certo sovraccarico patetico». Però nel luglio del 1952, esce il suo Diario di un soldato semplice, piaciuto a Vittorini che, anzi, consiglia il neo-autore di coglier subito l'occasione por un nuovo libro. Rimbaldanzito, sentendo in pet- lo ardere il fuoco della creazione e non la vena giornalistico-autobiografica come sostiene l'anonima nota editoriale, costui se ne lamenta con Calvino chiedendo perche la sua effigie non compaia da nessuna parte. «Forse t'ho fatto troppo letterato. Scusami - si sente rispondere di regola preferiamo non fredde fotografie di posa ma istantanee all'aperto, a cavallo, in Lambretta, su un cammello o in pallone stratosferico. Ne hai?». In capo a un anno, altro manoscritto: Fiaba della bellissima Jane, «sul problema sessuale e sociale», accompagnato dalla richiesta delle 50 mila lire dovute per contratto. Con moglie e due figli, gli farebbero un gran comodo. Altro che Lambretta e cammello! Calvino non gli dà torto: «L'amministrazione è veramente poco puntuale. E, di solito, l'hanno sempre vinta quelli che protestano di più...». Ma il racconto non va. Per tre anni, seguendo i suggerimenti dei suoi interlocutori, Lunardi corregge e riscrive. Diventa un match di logoramento finché, stretto tra due fuochi, Vittorini, propenso alla pubblicazione, cerca di far desistere uno dei due interlocutori. In uno instilla il sospetto che un brutto libro potrebbe nuocergli. All'altro, spiega che quel libro «Lunardi non riuscirà mai a correggerlo in modo radicale; che non dobbiamo alienarci gli scrittori in cui crediamo». E avviene il peggio. Non sapendo che l'autore s'è deciso a «lasciar perdere», Calvino gelido gli annuncia una pubblicazione entro l'anno. E, quando fuori di sé dalla gioia Lunardi ringrazia, risponde: «Eravamo disposti a pubblicare il libro per non scontentarti». Lunardi riuscirà soltanto a pubblicare un racconto sul «Menabò». Perché Calvino e Vittorini impegnarono con lui tante energie? «Li ho conosciuti dieci anni dopo - ricorda oggi Guido Davico Bonino - e il loro perfezionismo da artigiani era davvero maniacale. Dicevano di sentirsi proprio ouvriers en livres, operai di libri, come un personaggio di De Vigny che un giorno avevo citalo a Italo per prenderlo in giro». Paola Decina Lombardi Fra i due scrittori un lungo duello epistolare su Raul Lunardi g|? ||s fi g|? Qui accanto Italo Calvino ||s con la moglie Chichita e la figlia, fi Sopra, Elio Vittorini In basso, Raffaele Crovi
Luoghi citati: Sassoferrato, Urbino
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